Il giorno dopo l’eliminazione dal Campionato Europeo, la Nazionale Under 19 prova a lasciare le delusioni e l’amarezza in Svizzera. Chiudere il girone a zero punti è una sconfitta che brucia, soprattutto per il modo in cui sono andate le cose. Enrico Sbardella raccoglie i pezzi di questa esperienza, prova a pensare alla nuova stagione e soprattutto a tracciare un bilancio di questa avventura, negativa solamente sotto il profilo dei risultati. “Il bilancio – spiega l’allenatore azzurro – è estremamente positivo dal punto di vista dell’esperienza che abbiamo maturato; buone le prestazioni con tre partite ben giocate e tatticamente ben organizzate. Ma è negativo per quello che dicono i dati statistici analizzati al termine del torneo e che ci vedono penalizzati rispetto agli altri in base a quello che costruiamo. Un dato su tutti: ci servono circa 20 tiri per produrre un gol a fronte dei 3 tiri della Danimarca per realizzarne uno. Siamo una delle squadre, insieme alla Spagna e all’Olanda, che hanno prodotto il maggior numero di occasioni da gol con l’unica differenza che loro le hanno finalizzati e noi no”.

La morale dice che c’è ancora molto da lavorare per colmare il gap con le altre nazionali, nonostante il movimento femminile in Italia abbia compiuto in questi ultimi anni passi da gigante. “I dati dei nostri GPS, cardio e quant’altro, ci hanno fornito valori interessanti – prosegue Sbardella – dal punto di vista atletico: le ragazze anche nella terza partita non hanno avuto un calo fisico, anzi è risultato il migliore delle tre gare giocate, ciò vuol dire che stavamo bene, eravamo cresciuti. Se vogliamo però competere a questi livelli, visto che strutturalmente non possiamo modificarci, dobbiamo essere più cinici e semplicemente concretizzare quello che creiamo”.

A settembre inizieranno i campionati, nuove le linee guida come l’organizzazione. “Il campionato sarà il nostro lasciapassare per i prossimi anni. Sarà un campionato di livello, strutturato in maniera diversa dalla Federazione e sono convinto che produrrà una fucina di talenti con esperienze sempre più importanti. E’ un dato di fatto oggettivo che le migliori calciatrici che abbiamo nel gruppo di questo Europeo sono ragazze che si allenano cinque-sei volte a settimana in società professionistiche, mentre quelle che hanno i dati più bassi sono quelle che militano in società meno organizzate dove siamo ancora ai famosi tre allenamenti a settimana. A questo sicuramente vanno aggiunti altri valori – tecnici, psicologici e tattici – ma il valore fisico in una fase finale emerge in maniera considerevole”.

Contestualmente ai campionati inizierà anche un nuovo biennio per l’Under 19.
“Dal 2014 ad oggi – conclude Sbardella – abbiamo avuto tre belle annate che hanno scritto un po’ la storia del calcio giovanile femminile italiano, le classi 1997, 1998 e 1999. Con queste abbiamo raggiunto due fasi finali con l’Under 17 e due con l’Under 19: Questo ci fa guardare in modo ottimistico al futuro. Non si può dire quale di queste tre annate sfornerà il maggior numero di talenti per la Nazionale maggiore, ma molte di loro sono già in pianta stabile con la A, per esempio Giuliano, Bergamaschi, Boattin e con l’Under 23 come Piemonte, Tortelli, Serturini. Quest’ultimo secondo me è un gruppo che ha tanta qualità, determinazione e sa giocare a calcio, forse nell’insieme è la squadra che gioca un miglior calcio moderno, però è innegabile che devi far gol. A settembre nascerà anche una nuova Under 19. Alle ragazze che hanno vissuto questa grande esperienza verranno aggregate le 2001 che escono da un’altra importante stagione con l’Under 17 grazie alla fase finale dell’Europeo in Lituania, dove hanno anch’esse accumulato consapevolezza a livello internazionale. Ci raduneremo il 27 agosto a Norcia per uno stage conoscitivo che ci servirà per capire dove poter intervenire. Abbiamo una stagione importante davanti, vogliamo arrivare a fare un tris disputando anche l’anno prossimo un’altra fase finale sperando di arrivare a salire il famoso gradino. Siamo tutti d’accordo su un concetto: più le nostre ragazze giocano queste manifestazioni, più vivono questi ambienti e più si rendono conto di quello che è il mondo del calcio internazionale femminile e questo non può che costituire un importante tassello di costruzione”.

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