Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro, ha inviato una lettera a Calcio e Finanza sul momento che sta vivendo la terza lega italiana e non solo, legati ai problemi causati dalla pandemia di Coronavirus.

«La pandemia che stiamo vivendo ha un impatto sanitario che preoccupa tutti noi. Per affrontarla abbiamo messo a punto regole e protocolli che seguiamo rigorosamente. Ma c’è un altro aspetto – quello economico – di cui si parla meno che non è meno temibile, per le sue conseguenze sul futuro del movimento calcistico di base e sul tessuto sociale delle nostre comunità».

«Chi ha pensato che, dal punto di vista dei conti, lo scorso campionato è stato difficile non si è reso conto quanto lo sarà il prossimo».

«Lega Pro è stata la sola, a marzo e in periodo di piena emergenza, a valutare – attraverso lo studio di PwC – l’impatto economico che il coronavirus avrebbe avuto anche sul campionato 2020/21 e lo scenario già allora era drammatico: un danno fino ad 84 milioni di euro, a seconda dei riflessi della pandemia sui comportamenti sociali e sul contesto macroeconomico»

«Ora il campionato è iniziato e la tenuta economico-finanziaria dei 60 club di Serie C è fortemente a rischio. Mancano gli incassi da botteghino, con stadi che sono diventati dei “non luoghi” dove la passione nemmeno entra. Sono lontani i tempi degli 80mila tifosi al “Menti” di Vicenza, solo nel girone di andata, o dei 115mila al “Liberati” di Terni. I club non possono più fare affidamento su quel tesoretto rappresentato dagli abbonamenti, risorse finanziarie indispensabili nei primi mesi di campionato»

«Oltre al venir meno degli spettatori, assistiamo ad una contrazione delle sponsorizzazioni che, per un calcio di territorio come quello della Serie C, rappresentano un motore di sviluppo, in virtù di tutto l’indotto che ruota intorno al pallone. Il sistema calcio, altresì, è esposto come ogni settore produttivo in crisi Covid-19 a potenziali infiltrazioni nei club di capitali di dubbia provenienza. Senza incassi o introiti di sistema, il futuro della Serie C è travagliato».

«In questi mesi abbiamo ottenuto dal governo alcune misure che hanno attutito il colpo della pandemia. Siamo riusciti a far riconoscere la rilevanza del calcio, e in particolare del calcio di base, anche dagli interlocutori del governo non solo a parole ma con provvedimenti concreti».

«Penso, ad esempio, alla cassa integrazione in deroga per i calciatori con ingaggi sotto i 50mila euro, una misura del valore complessivo di 21 milioni di euro che ha consentito a molte società di risparmiare anche centinaia di migliaia di euro e di garantire la sopravvivenza economico-finanziaria di tante realtà».

«Ma penso anche al credito di imposta pari al 50% sulle sponsorizzazioni, per il quale proprio in questi giorni, si sta chiudendo il percorso di conversione del decreto agosto, un risultato conquistato dopo un percorso impervio e faticoso. È il frutto di un lavoro di sistema, condotto dal Comitato 4.0, una coalizione costituita da Lega Pro, alla quale aderiscono Lega basket Serie A, Lega pallavolo Serie A femminile, Lega nazionale pallacanestro, Lega pallavolo Serie A, Lega basket femminile, Fidal Runcard»

«E ora? Ora è al vaglio un decreto che conterrà una nuova “stretta”, anche per lo sport e per il calcio. Dato l’andamento della pandemia in Italia e nel mondo, credo ci aspettino tempi duri. Ecco perché penso sia necessario fare un ragionamento di sistema e di medio-lungo periodo. Dobbiamo smettere di essere un calcio autoreferenziale, chiuso su sé stesso. Dialogare con le istituzioni è essenziale, il calcio può trovare alcune risposte ai propri problemi. Così come è necessario comprendere che nel calcio professionistico non c’è solo la Serie A e che i problemi sono differenti e non di minore valenza per il Paese. Il Comitato 4.0 nasce proprio per questo, chiedere a tutti di ragionare “a sistema” nel calcio e nello sport»

«Sarà necessario ancora di più sottolineare il ruolo economico e sociale del calcio, oltre alla sua valenza agonistica. Per sederci al tavolo delle trattative, inoltre, dobbiamo continuare ad avere comportamenti etici, rispettare le regole, essere sostenibili. In questo modo potremo essere ancora interlocutori affidabili, ed inevitabilmente usciremo dal campo di calcio per avere un ruolo all’interno di un sistema che genera indotto economico, che crea occupazione, che ha una forte valenza sociale. Ci aspettano mesi difficili, tuttavia siamo al lavoro per presentare un piano strategico per i mesi futuri. Perché è proprio nella crisi che dobbiamo rilanciare».

Credit Photo: calcioefinanza.it