Ha 21 anni, studia comunicazione e difende la porta del Tavagnacco. Lei è Alessia Capelletti. Promettente portiere, ha prestissimo fatto il grande salto con il Mozzanica, poi la chiamata dell’Inter, con cui ha ottenuto la promozione. Ora veste gialloblù e si racconta ai microfoni di IlCalcioFemminile.

L’INTERVISTA

Cominciamo da una domanda di rito, ma mai banale: come hai iniziato a giocare a calcio?
“Ho cominciato a giocare a calcio perché, un giorno, mio papà mi ha portato sul campo da calcio della società dove giocava da giovane. Avevo sette anni. Ho provato e… mi è piaciuto! Quindi ci sono tornata più e più volte fino ad appassionarmi. Perché sono un portiere? Perché da bambina in una partita mancava un portiere: ero l’unica che voleva provare a giocare in porta, mi sono divertita e ci sono rimasta.”

Da giovanissima hai ricevuto la chiamata del Mozzanica, che ai tempi era un top club: come l’hai vissuta?
“Ho avuto la fortuna di fare un passaggio molto graduale. Alla fine del mio terzo anno di primavera, a causa dell’infortunio del secondo portiere, mi hanno aggregato alla prima squadra. Da lì in poi sono rimasta tra le grandi. Eravamo una squadra davvero competitiva: un anno abbiamo addirittura sfiorato lo Scudetto! Ero giovanissima e molto più indietro, a livello di esperienza, rispetto a campionesse come Stracchi, Iannella, etc… Bisognava stare sempre sul pezzo e veniva richiesto tanto impegno. Sono queste grandi giocatrici che mi hanno insegnato a credere in me. Mi hanno spronato a migliorarmi e mi hanno fatto crescere molto. Giocare con ragazze di mentalità forte porta inevitabilmente ad una crescita. Mi hanno stimolato su tutti i punti di vista, dandomi sempre un motivo per andare avanti e raggiungere grandi obiettivi.”

Lo scorso anno sei stata tra le protagoniste dell’emozionante viaggio-promozione con la maglia dell’Inter…
“Devo essere sincera: c’erano tutti i presupposti per raggiungere la promozione; la società ci ha messo nelle migliori condizioni possibili. E’ stato un grande risultato: abbiamo fatto una cosa che non era mai stata fatta prima: non abbiamo mai perso! Giocavamo ogni partita come una finale, con voglia di riscatto, è stata questa la nostra arma per raggiungere questo super risultato. E’ stato un campionato intenso, non abbiamo mai mollato, nemmeno quando già sapevamo di aver vinto.”

Dopo l’esperienza all’Inter hai scelto il Tavagnacco: perché questa decisione?
“Ho scelto il Tavagnacco per fare esperienza in Serie A, per dimostrare che potevo starci da titolare. Loro avevano bisogno di un portiere da lanciare, io avevo bisogno di essere lanciata. Ci siamo trovati subito!”

Su questa stagione in maglia gialloblù? Cosa è mancato per avere maggiore tranquillità in ambito salvezza?
“I primi veri risultati sono arrivati con il tempo: stavamo maturando ottimi risultati. C’è voluto del tempo per amalgamarci come gruppo. Parlando di qualità delle singole non abbiamo nulla da invidiare a molte società… Ad un certo punto anche noi ci siamo domandate cosa non andasse: ci abbiamo sempre messo il cento per cento, ma i risultati arrivavano a stento. Prima dello stop stavamo facendo bene, stavamo ingranando, ma purtroppo siamo state fermate.”

Se si dovesse riprendere, quale sarebbe la strategia del Tavagnacco per la salvezza?
“Spesso i risultati e le partite più belle arrivano quando non c’è niente da perdere e c’è forte voglia di rivalsa. Ora che ci conosciamo bene siamo pronte a mettere in campo il nostro carattere e la forza del gruppo, unito e con tanta voglia di rivalsa.”

Cosa ne pensi di una possibile Serie A con 14 squadre il prossimo anno?
“Sicuramente è una proposta valida: fare un campionato più lungo e corposo porterebbe all’aumento dei risultati e numeri nel calcio femminile aumentandone la visibilità. Con l’avvicinarsi dei club maschili professionistici, credo che si possa mantenere un livello alto aumentando il numero di squadre pian piano. A noi calciatrici fa solo piacere giocare più partite.”

Dopo esserti avvicinata al ruolo del portiere, ti sei ispirata a qualche campione?
“Nel maschile ho ammirato tanti portieri, però ho sempre cercato un riferimento nel femminile. L’ho trovato in Gaelle Thalmann: in Italia ha giocato vari anni al massimo delle sue potenzialità e ha fatto delle cose incredibili. L’ho ammirata per la sua reattività e la sua tattica. Mi piacerebbe molto arrivare ad un livello simile al suo, pur mantenendo le mie caratteristiche.”

Il portiere è uno dei ruoli che subisce più critiche e vittima dei pregiudizi, si parla spesso di fare le porte più piccole…
“Non credo di avere le competenze per dire cos’è giusto o sbagliato. Ma direi che il calcio femminile così non è affatto brutto, quindi perché cambiare?! Sta nascendo solo ora un nuovo ciclo per il Calcio Femminile. Sono convinta che le misure e gli spazi possano rimanere gli stessi. La spettacolarità verrà da sé con il tempo.”

Hai vestito più volte la maglia delle Nazionali giovanili. Ci credi alla maglia della Nazionale maggiore?
“In questo momento la maggiore posso solo vederla con il binocolo (ride, ndr). Ovviamente è il mio sogno, come lo è per tutte le calciatrici. Indossare la maglia azzurra è l’ambizione di tutti coloro che giocano. Sto facendo un percorso con le giovanili puntando alla prima squadra, ma riconosco che è presto e che la strada è ancora lunga.”

Fuori dal mondo del pallone, chi è Alessia?
“E’ una chiacchierona, una a cui piace stare in compagnia. Studio comunicazione alla Statale di Milano, cerco di mettermi in gioco e anche se siamo nell’età digitale io preferisco essere ‘social’ nella realtà. Sono di Cremona e sono molto legata alla mia città, soprattutto in questo periodo terribile. Oltre che giocare faccio l’allenatrice, ho allenato un gruppo di ragazzi a Udine. Allenare mi ha fatto capire che amo il calcio a 360 gradi. Vorrei portare avanti questa passione anche in futuro, magari come allenatrice dei portieri.”

Cosa puoi dirci riguardo al tuo futuro e la tua carriera?
“Vorrei rimanere il più possibile in Serie A per fare tanta esperienza. In che squadra? Si vedrà, per ora sono ancora una calciatrice del Tavagnacco.”

Credit Photo: Vanni Caputo