Con origini Trevisane e portandosi nel cuore l’idolo Maradona, Libero Pavan inizia a giocare a calcio nel ruolo di portiere fin dall’infanzia. Nato nel 1977, all’età di vent’anni si trasferisce a Trento per studiare sociologia, ma la passione per il calcio rimane viva. Dopo l’esperienza da giocatore con l’Azzurra San Bartolomeo e il calcio a 5, decide di passare al ruolo di allenatore. Con alle spalle un patentino UEFA B inizia ad allenare fra vari settori giovanili e prime squadre a livello provinciale in Trentino. Durante l’estate 2017 arriva la prima proposta in carriera del mondo rosa: il Trento Clarentia! Così mister Libero Pavan si trova alla sua 13esima stagione da allenatore esordendo nel Campionato di Serie B del Girone C.

Da dove è nata la passione per allenare? Mentre quella per il calcio femminile?
La passione per allenare è nata quando avevo 10 anni e muovevo i primi passi da calciatore: mi ero accorto che alcuni allenatori erano “migliori” di altri nel rapportarsi ai ragazzi e nel far giocare la squadra in modo diverso tra loro. Così ho realizzato che l’allenatore “conta” sia per la crescita dei bambini/ragazzi/atleti come ero io sia per lo spettacolo finale, quello che il pubblico percepisce. Poi bisogna anche considerare che erano gli anni del Milan di Sacchi e vedere il confronto avvincente tra la “vecchia scuola” e il nuovo movimento era qualcosa di stimolante per un bambino assetato di calcio come me. Crescendo ho sempre cercato di “rubare” qualcosa dagli allenatori che avevo sapendo che prima o poi l’avrei fatto anche io. Quando a 30 anni la mia compagna è rimasta incinta e ho dovuto scegliere se allenare o continuare a giocare, non ho avuto dubbi: allenare.
Il calcio femminile, invece, come tutti i maschi medi l’ho sempre snobbato finché un paio di anni fa ho letto alcune inchieste sullo stato dell’altra metà del calcio e ho capito che era un movimento in espansione assolutamente sottosviluppato in Italia. A quel punto, quando è arrivato l’interessamento del Trento Clarentia non ho avuto alcun dubbio. E dopo sei mesi posso dire di aver fatto davvero la scelta migliore per la mia “carriera”.

Pensi vi sia una concezione diversa a livello culturale del calcio in Trentino rispetto al resto dell’Italia?
Decisamente sì. In Trentino il calcio è uno dei tanti sport che vengono praticati, dagli sci al basket, dal volley al curling, tutti finanziati bene grazie a un benessere diffuso che contraddistingue tutta la provincia e la regione. Questo porta a raggiungere eccellenze in sport considerati nel resto d’Italia “minori” sia grazie alla maggiore disponibilità di atlete e atleti, sia grazie al maggiore afflusso di risorse rispetto al resto d’Italia. Per il calcio, invece, avviene l’opposto. Le risorse per quanto possano essere tante, scarseggiano in confronto ad altri luoghi d’Italia in cui è lo sport più praticato e spesso vengono gestite male (questo anche per la scarsa presenza di atleti che, appunto, hanno una più vasta gamma di scelte). C’è una concentrazione di risorse e di attenzione troppo elevata su prime squadre spesso di livello molto basso, abdicando al ruolo “sociale” del calcio, guardando solo al risultato e dimenticandosi dei settori giovanili, lasciati a volontariato e a persone, per quanto animate da buona volontà, spesso incompetenti e influenti in negativo sulla crescita del giocatore. 
Il quadro diventa forse anche più drammatico per quanto riguarda il calcio femminile: le atlete sono pochissime e spesso gestite nei settori giovanili in modo non adeguato se non deleterio per il loro sviluppo e la crescita della loro passione.

Chi pensa sia la favorita a vincere il Girone C?
Il nostro è un girone strano, con risultati spesso contraddittori e carenza di squadre davvero “favorite”. Di quelle incontrate finora, sicuramente Vittorio Veneto e San Bonifacio mi hanno impressionato moltissimo, una per la forza fisica espressa, l’altra per gioco e abilità tecniche. Però non si può escludere il Castelvecchio, la cui organizzazione tattica mi ha colpito, né San Marino e Fortitudo Mozzecane con cui dobbiamo ancora giocare ma che, dai video, mi colpiscono per struttura di gioco e abilità tecniche. Sicuramente tra queste 5 ci sarà la vincitrice del girone.

Tracci un bilancio di questo girone di andata…Che obiettivo vi eravate posti a inizio stagione?
Questo girone di andata finora è stato molto faticoso per noi, soprattutto all’inizio: abbiamo esordito con una sonora sconfitta 0-5 in casa e abbiamo faticato molto a trovare un sistema di gioco che permettesse di esprimere le tante qualità che le nostre ragazze hanno. Nelle ultime partite abbiamo incominciato a ingranare sia dal punto di vista del gioco sia da quello dei risultati. Siamo un viaggio senza meta né destinazione con l’unico obiettivo in mente di migliorarci continuamente e arrivare più in alto possibile, in modo da coinvolgere sempre più persone e atlete nel nostro programma di crescita.

Come pensa si possa sviluppare il calcio femminile in Italia?
Domandona a cui per ora non so sinceramente come rispondere essendo nel mondo da soli sei mesi. Per ora quello che mi sembra manchi è banalmente l’attenzione mediatica tale da poter portare risorse e interesse verso il mondo femminile. 
Sicuramente il progetto di sviluppo che è stato implementato negli ultimi anni dalla FIGC a partire dai top club professionisti potrà dare dei buoni frutti in questo senso. Ma credo che sarà un modello positivo solamente se buona parte delle risorse che ne deriveranno sarà investita per migliorare i settori giovanili, con campionati ad hoc di livello e formazione per i tecnici.

Un grande ringraziamento a coach Libero Pavan a cui auguriamo un grande in bocca al lupo alla sua prima esperienza “rosa” con il Trento Clarentia.

Credit Photo: Libero Pavan