Arrivato a campionato ormai avviato, Fabio Calcaterra si è subito accomodato in panchina con lo spirito giusto. La lunga carriera da calciatore prima e le esperienze da allenatore e responsabile poi, gli hanno permesso di avvicinarsi al calcio femminile come solo un vero professionista sa fare, portando tanta qualità in campo. In questa bella intervista ci ha anche raccontato il suo punto di vista sul calcio italiano rispetto a quello estero, evidenziando il grande sviluppo del movimento.

Domenica avete ottenuto uno 0-0 con il Cittadella. Sei soddisfatto di questa prima prova sulla panchina del Como Women?
Il Cittadella è una buona squadra, il risultato è giusto. Quest’anno la Serie B è completamente diversa da quella dell’anno scorso quando ero al Napoli, avevamo il team nettamente più forte e le partite erano scontate. Adesso invece ogni gara può essere vinta, pareggiata o persa, il campionato è equilibratissimo e le squadre sono simili dai primi posti fino ad arrivare alla zona dei playout“.

L’anno scorso hai vissuto la tua prima esperienza nel mondo del calcio femminile. Tu che viene dal mondo maschile, quali sono i pregi e i difetti che hai notato?
Ti dico la verità: ho visto solo pregi. Le ragazze hanno una professionalità che a volte manca ai colleghi uomini, una voglia di arrivare, di migliorarsi che nelle formazioni maschili sta latitando soprattutto fra i giovani. Anche a livello tecnico c’è stata una grande evoluzione. Lo scorso anno avevamo tante giocatrici straniere e loro aiutano a crescere, non tanto per la maggior qualità ma per la loro scrupolosa preparazione e dedizione. Le ragazze sono straordinarie, vive, pulite, vere. Se hanno una cosa da dirti di sicuro te la dicono senza fronzoli“.

Come descriveresti il tuo ruolo in qualità di allenatore?
Sono 13 anni che non esercito, ho sempre fatto il responsabile dei settori giovanili in club come Benevento e Sampdoria dove il mio compito era quello di portare i ragazzi al professionismo. Il lavoro che faccio con le ragazze del Como è quello di misurarle sotto l’aspetto delle conoscenze, perché peccano un po’ in questo campo. Quando parlo di diagonale corta e diagonale lunga, palla coperta e palla scoperta o altre tecnicismi, alcune di loro mi guardano soprese, non comprendono, ma basta che glielo dici una volta e loro lo fanno. Cerco quindi di trasmettere quelle competenze che possano aiutare a migliorarle la carriera e la cosa che ho detto loro sin dall’inizio è che sarei stato meritocratico: non va in campo l’età ma lo stato di forma del momento. Quello che invece mi ha chiesto il club è di lottare per la Serie A fino alla fine, che è anche quello che ho detto alle ragazze, responsabilizzandole e insegnando loro a convivere con questa responsabilità, perché questo fanno ad alti livelli. Prendi le calciatrici della Juventus Women che sono chiamate a vincere, una buona parte di loro poi gioca in Nazionale. È questa la mentalità dell’atleta con la A maiuscola, che abbinata poi a quella degli allenatori fanno grandi le squadre“.

Nella nostra Serie A ci sono tante giocatrici dal potenziale elevato. I team italiani possono competere con le compagini estere o siamo ancora un po’ indietro?
Sì, possono farlo, però ho visto anche tante ragazze che sono uscite dall’Italia per poi rientrare subito dopo e lo stesso vale per il maschile. Questo mi lascia un po’ pensare, vuol dire che dobbiamo crescere molto di più. Lo sviluppo deve arrivare dai settori giovanili, bisogna far fare esperienza a ragazzi e ragazze misurandoli con squadre internazionali. È importante assumere figure altamente professionali per allenarli, le giovani calciatrici vogliono imparare e migliorarsi e chiedono di essere preparate adeguatamente. Poi ci sono tante straniere che vengono qui da noi che sarebbero in grado di giocare in tutti i maggiori campionati europei e non, perciò quando vedo giocatrici nazionali ritornare o non essere proprio richieste significa che il movimento italiano non è ancora pronto“.

C’è ancora un po’ da lavorare…
Sì, ma c’è grande attenzione attorno al calcio femminile e grazie alla Federazione e a una serie di altri fattori, la qualità si è innalzata in maniera incredibile. La Serie A oggi non è come quella di 5 anni fa, più passa il tempo e più sarà difficile arrivarci e giocare ad alti livelli. Grazie alla Nazionale abbiamo fatto grandi passi avanti, anche in termini di visibilità: i mondiali sono stati seguiti da milioni di persone e le loro partite ora sono seguite in diretta dalle TV. Hanno fatto appassionare anche quelle bambine che ora possono credere di intraprendere questa strada, questa attenzione che si è creata è merito loro. Le donne possono fare tutto, sono fortissime, se lo meritano. Sono in grado di trasmettere entusiasmo e competenza senza guardare all’aspetto economico. Quello che le spinge a continuare è la passione vera! Molte ragazze si fanno ore di strada per venire ad allenarsi, fanno sacrifici e non saltano un impegno. I giocatori sono la parte meravigliosa del calcio“.

Credit Photo: Antonio Magro – Como Women