Elena Linari nata a Fiesole (Fi) il 15 aprile 1994, giovane difensore e colonna della Fiorentina Women’s e della Nazionale Italiana di calcio femminile. Difensore completo che unisce alla fisicità anche la tecnica, essendo dotata di un destro potente e preciso, di ottimo senso della posizione e anticipo. Oltre che difendere sa impostare l’azione e risulta pericolosa quando si spinge in attacco per il suo ottimo gioco aereo. Nella sua carriera ha vinto 3 scudetti (2013-14 e 2015-16 col Brescia e 2016-17 con la Fiorentina Women’s), 3 Coppe Italia (2014-15 e 2015-16 col Brescia e 2016-17 con la Fiorentina Women’s) e 2 Supercoppe Italia (2014 e 2015 col Brescia). Nel 2014-15 ha anche vinto il premio come migliore difensore italiano insieme a Roberta D’Adda. Nella Giornata Mondiale dei Valori, lo scorso 19 ottobre, in Campidoglio Elena ha ricevuto l’Italian Values Award, un vero e proprio Oscar dello sport. Ha raggiunto le 35 presenze nella nazionale italiana di calcio femminile e detiene il maggior numero di presenze (29) nelle nazionali giovanili. Ma sentiamo le sue parole.

Ciao Elena, complimenti per l’ultimo trofeo, l’Italian Values Award, un riconoscimento veramente meritato, cosa credi abbia colpito la giuria nel tuo caso?
Premetto che per me è stato un premio veramente inaspettato perché non credevo di poter entrare in un gruppo di atleti così prestigioso e quindi è stata una grandissima soddisfazione e anche una sorpresa. Ho ricevuto una lettera che mi diceva che ero stata premiata e mi invitava al Campidoglio, io fino a quel momento non ne sapevo proprio niente. Ripeto, non me l’aspettavo perché le motivazioni che c’erano scritte come l’essere stata una giocatrice importante per la Fiorentina, l’atteggiamento che ho avuto, la professionalità che ho dimostrato. Tutte cose che in realtà io non metto in mostra ma cerco piuttosto di nascondere, il fatto che le abbiano percepite senza conoscermi direttamente mi ha meravigliato. Forse c’è stato anche un passaparola di persone che ha permesso di conoscere la vera Elena Linari. Per me la soddisfazione è maggiormente dovuta a questi aspetti che non il premio in sé, il fatto di aver portato a conoscere alle persone il vero mio carattere, la vera persona che io sono, ecco quella per me è la vittoria più grande. Poi è vero che ho preso anche un premio e questo è ancora più gratificante, però parto dal fatto che quando la gente conosce me stessa e dice brava allora io ho gia vinto a prescindere.

Cosa ti ha lasciato la partita dell’altra sera col Wolfsburg e nello stesso tempo cosa ti ha tolto?
Mi ha tolto energie, forze fisiche, perché è stata una partita dove abbiamo corso dal primo secondo fino a che l’arbitro non ha fischiato la fine. È stata una partita da questo punto di vista molto intensa, loro spaventose. Mi ha lasciato il fatto positivo di avere visto una Fiorentina viva, purtroppo in questo momento stiamo vivendo un po’ di alti e bassi, una squadra che non ha mollato, mi è rimasta la bella impressione di una Fiorentina che ancora c’è, che ancora vuole e può dire la sua. Il rammarico più grande che ho avuto a fine partita è stato: cavolo ma noi siamo queste eppure in campionato ci lasciamo influenzare da altre cose. C’è anche il rammarico che abbiamo perso punti importanti.

Certo. Nella serie A a 12 squadre possiamo dire che gli scontri diretti contano più di altre partite?
Sì, ma quest’anno il livello del campionato si è alzato, c’è veramente un buon campionato. Per esempio domani abbiamo già una grande partita, non importa avere 15 elementi forti in squadra basta averne 5 o 6 valide che possono mettere in difficoltà e il Tavagnacco le ha. Quindi già da domani dobbiamo tirar fuori, con le unghie e coi denti, la vera grinta della Fiorentina, perché, parliamoci chiaro, altri passi falsi non possiamo permetterci di farli. Domani vorrei che si rivedesse la vera Fiorentina, poi il campo darà il suo verdetto, però per noi sarebbe veramente importante rivedere quelle che eravamo, ma che siamo state comunque anche mercoledì, anche se non abbiamo avuto il possesso palla dell’anno scorso, però quella grinta, quella voglia che avevamo.

Sei una calciatrice giovanissima, agli ultimi europei, tra le azzurre, più giovani di te c’erano solo Aurora Galli e Manuela Giugliano, calchi però il campo da gioco con piglio da veterana. Qual è il tuo segreto?
Io ho sempre pensato che le cose arrivano se me le conquisto. Ho sempre voluto, e lavoro tutt’ora, per cercare di migliorarmi, con l’umiltà che mi ha sempre contraddistinto. Io sono fatta così, poi ci possono essere dei momenti e dei lati positivi o anche negativi di questo mio carattere, però ho sempre tanta, tanta voglia di migliorarmi. Ancora devo crescere tanto e devo imparare tante cose, lo faccio anche guardando e parlando con le più grandi e le più esperte di squadra mia. E la voglia di migliorare e imparare mi guida sempre. Cerco sempre di dare il massimo, ho avuto anche la fortuna di poter giocare titolare anche in nazionale e di avere un mister come Cabrini che credesse tanto in me, e questo mi ha permesso di acquisire sempre più esperienza a livello internazionale. Poi sono stata brava anche io a dimostrare a lui che comunque ci potevo stare.

Sappiamo che il tuo ruolo è quello di difensore centrale, quali sono i tuoi maggiori punti di forza e, se ci sono, i tuoi maggiori punti deboli?
Il mio punto di forza penso sia sempre stato la buona tecnica che ho e la capacità di leggere le situazioni in campo, un po’ per l’esperienza maturata un po’ per mia natura. Naturalmente non è che sono arrivata, anzi devo cercare di mantenere molta concentrazione in campo e ogni volta cerco di imparare dalle situazioni perché io, da dietro, ho sempre in testa il voler aiutare la squadra. E tante volte quando vedo il mio centrocampista che corre dietro ad un avversario mi prende male perché vorrei aver fatto io un passo in più così da aver evitato a lei quello scatto, quindi nella mia testa c’è questo: cavolo ma perché non ho aiutato il centrocampista, cerco allora ogni volta di analizzare e valutare le situazioni di gioco. E poi ripeto la tecnica aiuta molto, e io ho avuto fortuna di avere del talento ma che ho comunque saputo coltivare con impegno e sacrificio. Sono una persona che non lascia niente al caso ma faccio tanta attenzione ai dettagli. Una mia pecca, che purtroppo ho e che essendo abbastanza grossa non sono velocissima. Non sono molto rapida, quindi per questo devo essere brava nella lettura delle situazioni perché, se ci riesco, questo mi permette di prevedere cosa vuol fare un attaccante e mascherare così nel migliore dei modi questa caratteristica mia negativa, questa carenza.

Valentina Giacinti, in un intervista, ha detto che Linari è una delle difensori più dure da superare per le sue caratteristiche fisiche e per il suo ottimo anticipo. Per te invece chi sono le attaccanti che ti hanno messo più in difficoltà?
Ti dico proprio lei, Vale. C’è sempre stato questo rapporto, tra virgolette, di amore e odio tra noi. Noi siamo amiche e non abbiamo niente una contro l’altra, assolutamente. Però io l’ho sempre sofferta, e ho sempre creduto in lei perché per me è un attaccante molto forte che sta crescendo tanto, è un attaccante che sa attaccare molto bene la profondità e ha una fantasia e un imprevedibilità da attaccante puro, un attaccante alla Pippo Inzaghi. Forse le manca quella cattiveria in area. Non è dotata di tiro potente ma se Valentina crescesse quando è dentro l’area a tu per tu con il portiere, potrebbe diventare, secondo me, uno degli attaccanti più forti, anche se fisicamente non è grossa, però ha altre caratteristiche importanti. Un’altra del campionato italiano che temo è l’attaccante che andiamo ad affrontare sabato, Clelland. Mi è sempre piaciuta lei come giocatrice e sembra molto completa sia a livello fisico che tecnico. insomma è lei l’altra attaccante che temo veramente tanto.

Credo sia stata contattata dalla Fiorentina Women’s ma sembra non abbia voluto lasciare il Tavagnacco.
Sì, è stata una sua scelta che ovviamente rispettiamo, l’ho sentita anche io questa estate e gli avevo detto ‘Dai vieni con noi’. Però ha deciso di fare la sua strada, decisione che, ripeto, rispetto.

Come vedi il tuo futuro?
Innanzitutto, ora come ora, c’è tutta una stagione da affrontare con la Fiorentina, quindi in questo momento c’è assolutamente da parlare di un futuro in viola, almeno per questa stagione. Poi è normale che, come tutti gli anni, uno prenda le sue decisioni e valuti tante cose. Io sono fiorentina e di sicuro il mio primo input non è quello di andarmene via, ma non ho mai negato che un esperienza, magari all’estero, possa essere una strada percorribile, più che altro per una mia crescita personale. Io,  ora come ora, penso solo alla Fiorentina a fare veramente bene quest’anno perché abbiamo due scudetti sul petto da onorare e poi a fine stagione, nei dovuti tempi si parlerà, credo senza problemi con la società e si cercherà insieme il percorso migliore da intraprendere, se sarà insieme ben venga, perché sono fiorentina. Quello che voglio è arrivare in fondo a questa stagione senza avere nessun tipo di rimpianto o rimorso. Ci tengo a dirlo che sarebbe brutto pensare ad una divisione, prima di tutto viene la Fiorentina, viene la maglia viola. Quando uno ha dato tutto per la Fiorentina non deve avere remore se i percorsi si possono dividere, come è successo per Manuel Pasqual, grandissimo capitano, che è andato da un’altra parte.

Ringraziando la Fiorentina Women’s e Elena Linari per la sua disponibilità, porgiamo un grandissimo in bocca a lupo per il proseguimento della sua carriera, da parte mia e di tutto lo staff di Calcio Femminile Italiano.

Credit Photo: Federica Scaroni

Francesco Colella
Francesco Colella è nato a Roccacasale (AQ) il 20/7/1954. Si è trasferito a Firenze agli inizi degli anni 70 per gli studi Universitari. Da allora vive in Toscana, attualmente a Campi Bisenzio (comune confinante con Firenze). La maggior parte della sua esperienza lavorativa è stata dedicata nel settore dell'informatica come analista programmatore. È un appassionato di calcio fin da piccolo, militando come calciatore, ma per un breve periodo, in campionati dilettantistici. Tifoso della Fiorentina, dal 2013 segue, con passione, anche il calcio femminile e ritiene che tecnicamente non abbia niente da invidiare a quello maschile. Tra i suoi hobby gli scacchi, con cui ha raggiunto la 2.a categoria nazionale FSI, la computer grafica e la letteratura, sia come lettore che come scrittore. Ha scritto due romanzi fantasy e una favola per bambini.

1 commento

  1. Sì, condivido in pieno quello che ha detto, nella bella intervista, la bravissima Elena. Aspetti tecnici positivi da evidenziare sono tantissimi e non mi soffermo ma rendo omaggio alla sua onestà di pensiero quando evidenzia nella velocità e nello scatto breve le sue uniche vere lacune. Mi ha preceduto perché anch’io avevo notato la difficoltà di Elena quando viene “puntata” da calciatrici rapide come la Giacinti (ma anche la Sabatino) e, in campo internazionale, ha sofferto tantissimo la rapidità di movimento di attaccanti atipiche come la Harder e la Hansen (Wolfsburg). Tatticamente dovrebbe giocare in coppia, come difensore centrale, con una che possa colmare questa sua “debolezza” e, in attesa che la giovane Alice Tortelli completi definitivamente il suo percorso di maturazione, si potrebbe pensare anche a spostare, in qualche occasione, la rapidissima Elisa Bartoli al centro della difesa che, a questo punto, potrebbe diventare a 3. Detto questo e analizzati gli aspetti tecnici e tattici, vorrei tanto che lei come Alia Guagni rappresentassero, per sempre, la nostra città vestendo ininterrottamente i colori viola…so di chiedere troppo ma, da immarcescibile romantico quale sono, potrei anche commuovermi.

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