Intervista all’ormai ex Fiorentina, leggenda australiana classe 1984, vincitrice di quattro campionati di W-League e miglior realizzatrice di tutti i tempi della nazionale australiana (47 reti in più di 150 presenze), che con le “Matildas” ha guadagnato un oro e tre argenti in Coppa delle nazioni asiatiche femminili.

Sei nata e cresciuta in Australia dove gli sport più popolari sono ben diversi dal “nostro” calcio. Come e perché hai deciso di intraprendere questo percorso?
«La passione è nata grazie ai miei genitori, da mio padre italiano e da mia madre portoghese, entrambi amanti del calcio. Inoltre, ho vissuto in un quartiere dove tutti giocavano a pallone, compreso mio fratello; tutto questo insieme mi ha portato a scegliere questa strada».

Cosa ricordi con più piacere della tua esperienza con le “Matildas” e cosa significa andare a segno in una competizione di livello mondiale?
«Ricordo sicuramente il Campionato Mondiale del 2007, quando con le Matildas siamo arrivate per la prima volta fino ai quarti di finale: quel momento della mia carriera è stato speciale.
Amo andare a segno ma ciò che mi piace ancora di più è vincere. Segnare un gol significa che sto facendo il mio lavoro; vincere, invece, è uno sforzo di squadra».

Quali valori ti ha trasmesso la tua esperienza a Firenze?
«Adoro la passione che le giocatrici italiane ci mettono e giocare per la Fiorentina mi ha insegnato ad amare sempre di più il gioco. A Firenze ho trovato delle compagne di squadra davvero accoglienti ed il prezioso supporto dei proprietari del club».

Il tuo esordio in Serie A con la Fiorentina di mister Cincotta è arrivato subito nella prima giornata, nel derby contro la Florentia, dove hai segnato e fissato il risultato dell’incontro sul 4-2. Cosa ricordi di quel giorno?
«La mia prima vera partita con la Fiorentina è stata contro l’Arsenal, un duro inizio per l’avvio della stagione in viola ma mi è piaciuto molto poter giocare al Franchi.
La mia prima partita in campionato, nel derby contro la Florentia, è stato il mio primo vero assaggio del calcio italiano. Ricordo tutto sia dal punto di vista fisico che emozionale, ero felice di aver segnato il mio primo gol e lo sono stata ancora di più per aver avuto la meglio nel derby».

Hai qualche rimpianto di questa stagione che si è conclusa molto presto a causa di forze maggiori?
«Sono rimasta un po’ dispiaciuta perché sentivo che finalmente avevamo trovato un certo ritmo e, prima che arrivasse il COVID, il nostro gioco era diventato veramente funzionale e creativo».

Tu hai esperienze a livello australiano, europeo ed americano. Quali differenze hai riscontrato nel calcio femminile italiano, che si sta apprestando a diventare professionistico?
«L’Italia sta crescendo molto ed in pochi anni se ne vedranno i risultati. La tanta passione, come lo è il cuore della vita italiana del resto, è un elemento che lo contraddistingue già molto dalle altre realtà. Penso che con l’arrivo del professionismo, che andrà ad unirsi alla passione e all’emozione tipiche italiane, si svilupperà una grande squadra competitiva anche a livello mondiale.
Non so perché ci abbiano messo così tanto a prendere questa decisione ma ci sarà modo per apprendere dagli errori e dai successi delle altre nazioni che sono più avanti in questo. Vedrete sicuramente molti più nomi importanti che vorranno venire a giocare qui e che alzeranno l’asticella».

Nella tua esperienza in NWSL (campionato americano) con lo Sky Blue sei andata a segno contro il Boston Breakers con una rovesciata magnifica diventata poi virale a livello mondiale. Com’è nato quel gol?
«La rovesciata è stata qualcosa di veramente speciale e non penso che farò ancora una cosa del genere in tutta la mia vita. Il mio unico pensiero in quel momento è stato: “Fallo!” e mai mi sarei aspettata un risvolto del genere».

In che modo hai visto cambiare il calcio femminile in tutti questi anni di esperienza?
«Tantissimo! Il gioco adesso è molto più fisico, tecnico e c’è un maggior investimento di denaro, ciò significa che finalmente le giocatrici possono vivere di questo».

Quale consiglio ti sentiresti di dare alle giovani ragazze che si vogliono approcciare a questa realtà?
«Seguite il vostro cuore e focalizzatevi sui vostri sogni».

Dove ti porterà il futuro? Ti piacerebbe rimanere a giocare in Italia o preferiresti portare la tua esperienza altrove?
«In questo momento non sono sicura di ciò che voglio fare: una parte di me sente di aver finito con il calcio ma l’altra ha ancora il desiderio di continuare a giocare. Adesso penso solo a godermi i momenti a casa con la mia famiglia».

Credit Photo: Alessio Boschi