Giugno, mese di bilanci almeno nello sport. Quest’anno in realtà sarà una lunga estate da vivere tra gli Europei di calcio in Francia appena iniziati e le Olimpiadi in Brasile.
Il calcio femminile a sua volta ha decretato la vincitrice della Women’s Champions League (Olympique Lione, gara disputata a Reggio Emilia), le campionesse d’Italia del Brescia, la Coppa Italia e le promozioni: il Pescara calcio femminile sale in B e il Chieti calcio Femminile conquista la Serie A all’ultima giornata contro la Roma calcio Femminile.
Una delusione cocente per le giallorosse che fortissimamente volevano salire nella massima serie. Come fare a superare la delusione? Di questo e non solo abbiamo parlato con Maria Iole Volpi capitano della squadra romana.

Dalla pallavolo al calcio, perché questo cambiamento di disciplina?
In realtà la mia passione è stata sempre il calcio ma non sapevo della possibilità per le bambine di giocare con i maschietti. Facevo dei tornei estivi e a 13 anni mi dissero che a Roma c’erano squadre di calcio femminili; è iniziata così la mia carriera da calciatrice pendolare Rieti-Roma. La pallavolo? Ero la disperazione dell’allenatrice: quando potevo toccavo palla con i piedi tant’è che, quando fu regolamentato anche l’uso dei piedi, ne fui entusiasta”.

A livello umano, cosa ti ha dato la pallavolo e cosa ti sta dando il calcio?
Sono fasi della vita differenti. Ti dico che entrambi mi hanno dato le cose belle dello sportsoprattutto quello di squadra, come il rispetto per avversari, colleghi, allenatori, arbitri; tutti aspetti che riporto nella vita nell’affrontare le cose quotidiane”.

Dalla Lazio al Navega Feminino in Spagna e poi alla Roma. Un bel giro!
Dopo la Lazio ho fatto esperienze al Milan e al Bardolino Verona, successivamente in Spagnaper motivi di studio. Poi al rientro, ho dichiarato amore eterno alla Roma: un’esperienza che mi ha assorbito piano piano, in un crescendo continuo”.

Il calcio italiano e  il calcio spagnolo femminile: confronto impietoso?
Il calcio spagnolo è un po’ più tecnico del nostro, sulla scia delle squadre spagnole maschili. Anche gli allenamenti sono molto più tecnici e meno fisici. Sulla qualità non c’è tutta questa differenza, sono altre le nazioni in cui il calcio femminile è a livelli stratosferici”.

Come definiresti la stagione appena conclusa della Roma calcio femminile?
Lo scorso anno si parlava di una ‘stagione dei sogni’, il sogno non si è avverato ma posso dirti che così tante emozioni e storie in un’unica stagione, non le ho mai vissute e tantomeno immaginate. L’ultima giornata contro il Chieti, siamo uscite in lacrime dal campo ma eravamo unite. Credo che siamo riuscite a fare qualcosa di magico. L’altra sera per esempio siamo state anche sotto casa del mister con cori e striscioni per rincuorarlo. Volevamo la A, tanto di cappello al Chieti, ma siamo fiere di noi”.

Sei la responsabile della sezione per diversamente abili, cosa rappresenta per te questo ruolo?
Sì, è un progetto nazionale e io sono la referente di Roma. L’iniziativa è in collaborazione con la Reset Academy e si chiama ‘Insuperabili’. Nella vita di tutti giorni lavoro a scuola con ragazzi disabili e con loro sto bene e mi diverto, non è volontariato o un’opera di bene, io con loro sono a mio agio. La cosa bella del progetto è che si è creato un gruppo vero, siamo una squadra a partire dallo staff per arrivare ai ragazzi. Cosa mi sta insegnando? Tanto. Quando vedi un ragazzo che, nonostante le enormi difficoltà, vuole giocare a calcio, io non posso dire non ce la faccio. Ecco,io sposo l’idea che lo sport deve dare esempi di vita a livello sociale.