Originario di Genova e del territorio Ligure, Marco Lo Bartolo siede sulla panchina del Ligorna e appartiene a questa società ormai come icona storica.
La sua avventura nel calcio non giocato inizia all’età di 24 anni come vice mister nella Juniores dell’Asd Multedo, per poi passare ad essere il primo allenatore nella stessa società ma della categoria Under 14 per due anni. Segue poi il ritorno in Juniores per cinque stagioni consecutive. L’avvicinamento al calcio femminile arriva proprio con il Ligorna dove in cinque stagioni vengono collezionati 4 titoli regionali e 3 Coppe Regionali di categoria, oltre la grande soddisfazione nella stagione 2015/2016 ovvero il raggiungimento del titolo di Campione Nazionale Juniores, il 28 Giugno allo stadio “Gino Bozzi” di Firenze con la vittoria per 3 a 1 ai danni del Bologna. Per lui le competenze federali riguardano Istruttore Scuola Calcio e UEFA B.
La scorsa stagione è stato vice di coach Mara Morin, ma in questa è tornato il pole position per affrontare il Girone A di Serie B.

Da dove è nata la passione per allenare? 
Nasce dall’amore per il calcio e da una carriera da calciatore mai sbocciata definitivamente dopo l’esperienza all’UC Sampdoria, dove approdai all’età di 15 anni, la squadra per la quale da sempre faccio il tifo.
La passione per questo sport e il rammarico di non essere riuscito ad emergere come calciatore mi hanno spinto a provare sin da molto giovane un avventura calcistica diversa, mi mancavano le emozioni, le sensazioni e i suoni e i colori del campo, giocare solo per passatempo non mi bastava più. Il ruolo dell’allenatore probabilmente a livello inconscio mi aveva sempre affascinato e a quindi un giorno all’età di ventiquattro anni, mi sono detto perché non provare?

Mentre quella per il calcio femminile?
Quella per il calcio femminile invece, come a volte capita nella vita, nasce per caso, volendo intraprendere questa nuova esperienza, mi informai presso l’ASD Multedo società vicina al quartiere nel quale vivo, domandando se avessero bisogno di un aiuto mister per il settore giovanile maschile, insomma di un giovane da instradare, mi venne proposto a sorpresa di provare a dare una mano nel femminile. Fui molto scettico inizialmente, sono sincero, ignoravo o quasi all’epoca l’esistenza del calcio femminile, ma scelsi di provare comunque, per vedere se la cosa sarebbe stata stimolante, da quel giorno sono passati oltre dodici anni nei quali non ho più lasciato questo movimento.
Lo amo con i suoi pregi e i suoi difetti con le sue contraddizioni e le sue enormi problematiche che ho tentato di affrontare nella tesi che ho presentato lo scorso Maggio per conseguire l’abilitazione al corso UEFA B al docente e mister Francesco d’ Arrigo, una figura che definire straordinaria per preparazione, carisma e trasmissione dei concetti è persino riduttivo.
Ho fatto tutta la trafila possibile nel femminile ed immaginabile per poter arrivare sino dove sono oggi partendo dall’Under 14 sino ad arrivare ad allenare in Serie B, me la sono sudata insomma, questo si!

Tracci un bilancio di questo girone di andata…ora il ritorno con che obbiettivo parte?
Parto da un’intervista che ho avuto modo di leggere, della ottima calciatrice della Florentia, Giulia Ferrandi, che ci ha definito la sorpresa di questo girone di andata, ci ha fatto molto piacere essendo lei fuori dai nostri confini liguri e colgo l’occasione per ringraziarla del suo parere.
Non so se siamo stati o meno la sorpresa, ma andando oltre, posso dire che si è fatto bene, pur lasciando per strada dei punti che sulla carta potevamo fare nostri, ma si sa che la carta nel calcio conta meno di nulla. Siamo partiti con una rosa che ha perso molte calciatrici già formate, abbiamo lanciato numerose giovani provenienti dalla juniores, alla loro vera prima esperienza in Serie B.
Abbiamo dei 2001 e 2000 che stanno ben figurando e quasi tutte le nostre ragazze sono nate dal 1998 in su, supportate da poche ma straordinarie veterane che stanno aiutando queste giovani a crescere calcisticamente nel miglior modo possibile.
Tutto ciò “distinte alla mano”, ci ha reso la squadra ai nastri di partenza nettamente più giovane, con un allenatore anche lui giovane e di questo va tenuto conto, ci sta purtroppo di pagare in termini di inesperienza e di conseguenza di continuità di risultati, siamo soddisfatti, ma non certo appagati, nella maniera più assoluta.
Il ritorno parte con gli stessi obbiettivi dell’andata, ovvero quelli di far continuare a crescere questo giovane gruppo, di accrescerne i valori anche umani, mantenendo l’empatia che tutt’ora esiste tra le ragazze e il mio staff formato da Giovanni Ventura vice mister e preparatore atletico e soprattutto amico fraterno, da Andrea Favali impareggiabile collaboratore tecnico e il mister dei portieri Duilio Falvo che ha grande esperienze alle spalle. Cercheremo di lavorare per ottenere il miglior risultato sportivo sino alla fine, non perdendo mai il nostro spirito e l’umiltà necessaria, poi vedremo dove saremo arrivati, con grande serenità.

Come pensa si possa sviluppare il calcio femminile in Italia?
Domanda che mi sta davvero a cuore, come dicevo sopra è un tema che ho provato ad affrontare in maniera più ampia, è un capitolo difficile da  da analizzare, dove spesso si sentono parecchie banalità e qualche scivolone definiamolo così, da parte di chi avrebbe l’arduo compito di portare alla ribalta questo splendido movimento.
L’avvento, tanto ventilato delle società professionistiche, qualcosa sta smuovendo e ben venga sia chiaro, ma l’avrei vissuta come una vittoria per il calcio femminile se questo avvento, fosse avvenuto in maniera “spontanea” e non attraverso un imposizione dall’alto, questo ci deve far riflettere. Le società professionistiche potranno negli anni accrescere il livello qualitativo del calcio femminile, dando maggiori opportunità alle giocatrici di maggior talento, ma siamo sicuri che questo porti anche ad una crescita delle tesserate nel nostro paese e quindi del movimento nella sua interezza?
Potranno sopravvivere le società dilettantistiche che vorranno portare avanti il femminile? Ma soprattutto se molte società minori non riuscissero in questo intento, che ne sarà delle giovani che si affacciano magari non pronte a giocare in società professionistiche?
Piuttosto che rispondere, ho preferito porre a coloro che amano e che operano nel femminile, questi che sono solo alcuni dei mille interrogativi possibili.
Sicuramente sarebbe stato molto più complesso lavorare a livello culturale cercando di far comprendere nei vari enti, compreso quello scolastico, che il calcio non è uno sport per soli uomini (ammesso che ne esista uno) e quindi sui genitori stessi, spesso scettici ad assecondare la volontà della propria figlia desiderosa di provare questo sport.
Utopistico? Probabilmente si, specialmente nel nostro paese, dove esistono ancora molti preconcetti e dove chi deve cercare di risolvere i problemi non vuol partire dalla radice del problema stesso, come nel nostro caso.

Chi pensa sia la favorita a vincere il girone A di serie B?
Sarebbe stato bello rispondere il Ligorna, seppur anche in maniera scherzosa, ma è chiaro che ormai salvo cose eccezionali la vittoria è una corsa a due squadre, Florentia e Arezzo con le quali all’andata abbiamo pareggiato, due gare combattute sino all’ultimo istante, squadre eccezionali.
Florentia ha forse qualcosina in più dal punto di vista tecnico, ma l’Arezzo altrettanto valido, ha uno spirito davvero importante, l’imminente scontro diretto potrebbe dire qualcosa in più. Preferisco che nessuno faccia gli scongiuri e auguro ad entrambe le squadre di giocarsela sino al termine.

Un grande ringraziamento a mister Marco Lo Bartolo e alla società del Ligorna Femminile a cui auguriamo un grande in bocca al lupo per la stagione!

Credit Photo: Ufficio Stampa (Ligorna Femminile)