Da tempo al servizio del Musiello Saluzzo come allenatore in seconda, Mister Fabio Cani ha preso l’anno scorso la guida di una squadra giovanissima e con poca esperienza. Due elementi, questi, che rendono insidiosa la sfida nel campionato di Serie B. Ma quello che a Mister Cani non manca, è la consapevolezza delle proprie forze e degli obiettivi da raggiungere: “La strada è lunga, le ragazze hanno molto da imparare” spiega. Punto di forza della squadra è l’affiatamento (“siamo una grande famiglia”) e obiettivo principale è far crescere le atlete “calcisticamente e mentalmente”. Il rammarico più grande non è per i risultati in campionato, ma per il mancato riconoscimento da parte della comunità di Saluzzo del valore di questa squadra, unica in tutta la provincia di Cuneo a disputare un campionato nazionale (insieme al Cuneo maschile, in Serie C): “C’è una mentalità un po’chiusa”, spiega il Mister, “molte persone non capiscono ancora che nel calcio non c’è differenza tra un calcio maschile ed un calcio femminile… il calcio è il calcio!”.

Mister, lei segue il Musiello Saluzzo ormai da lungo tempo: ci racconta come è cambiata la squadra in questi anni?
Nei primi due anni di Serie B, quando io ero allenatore in seconda, la squadra era composta per la maggior parte  da calciatrici con un’età media di 28 anni (era il blocco storico con cui abbiamo vinto il campionato di C l’anno precedente) e da ragazze che arrivavano anche da Novara, Biella, Torino… In effetti era una gran bella squadra: arrivammo terzi in entrambi i campionati in Serie B; poi c’è stato il cambio in panchina dell’allenatore e di seguito si sono un po’ perse le ragazze per strada, anche perché la società, non avendo una potenza economica alle spalle, non si poteva più permettere il lusso di certe spese: allora ci si è messi a cercare il più possibile ragazze della zona, in pieno accordo con Mister Bernard (nel mentre io stavo prendendo il patentino UEFA B, 4 mesi di corso).

Ma Mister Bernard ha lasciato, ed è subentrato Mister Fabio Cani…
Già: Mister Bernard ha lasciato dopo due mesi di lavoro (penso demotivato dal non bell’andamento della squadra) ed allora ho preso in mano io la situazione. In accordo con la società dovevamo far crescere le nostre ragazze più giovani, e in effetti in più partite sono arrivato a far giocare anche 5-6 calciatrici nella formazione iniziale dell’allora Primavera. Anche se non è arrivata la salvezza matematica (complici anche molte decisioni arbitrali sbagliate)  la soddisfazione c’è stata, specialmente nel finale di stagione, dove si è visto il gioco: nelle ultime quattro partite facemmo 7 punti, ma non bastarono per salvarci. Ora, in questo campionato, ho una squadra giovane con l’età media di 19 anni e le ragazze sono per il 90% della provincia di Cuneo (solo due ragazze arrivano da Torino). La strada è lunga e le ragazze hanno molto da imparare, ma si iniziano a vedere i risultati (non di classifica ma di calcio svolto in campo).

Quest’anno il Musiello Saluzzo si trova a disputare un campionato molto impegnativo, che lo sta mettendo a dura prova: qual è il vostro obiettivo?
La serie B è un campionato nazionale, quindi è un campionato molto impegnativo sia per le trasferte che si fanno (ad esempio Perugia, 1200 km tra andata e ritorno) sia sul lato calcistico, perché con una squadra così giovane e con poca esperienza della categoria non è facile fare punti. Il nostro obiettivo è far crescere calcisticamente e mentalmente le nostre calciatrici: io nel mio piccolo e il nostro vice presidente Giuliano Musiello (ex professionista e mio maestro) mettiamo a disposizione delle nostre calciatrici tutta la nostra esperienza e professionalità per farle crescere.

Quali sono i punti di forza della squadra e quali le debolezze su cui è necessario lavorare maggiormente?
Sicuramente il nostro punto di forza è la squadra (intesa come “gruppo”), l’unione tra loro, me e la società: diciamo che siamo una grande famiglia. Non c’è differenza tra la squadra Primavera e la prima squadra, per noi è la stessa cosa, per noi sono un’unica squadra. Tra le debolezze direi la mentalità, anche perché molte non si rendono conto della grossa opportunità che stanno vivendo, e poi la poca esperienza della categoria della maggior parte delle mie calciatrici.

Per il futuro, che cosa augura alle sue calciatrici?
Beh, direi che mi brillerebbero gli occhi nel vedere che una calciatrice che ho allenato vestisse la maglia della nazionale! Sarebbe una soddisfazione personale oltre che della stessa.

Ha alle spalle una lunga carriera da calciatore: quali le sembrano le principali differenze nel gioco maschile e in quello femminile?
Diciamo che di differenze ne vedo ben poche, se non che il calcio maschile è più veloce e più fisico, ma nel femminile ho visto molte ragazze più tecniche dei colleghi uomini, e poi trovo che le ragazze si applicano di più e hanno molta più passione per quello che fanno, mentre nel maschile influisce molto di più il fattore economico.

La vostra squadra rappresenta una realtà importante a livello locale: quanto siete riconosciuti e sostenuti dalla comunità di Saluzzo?
Saluzzo non è un paese facile sotto questo punto di vista, eppure in provincia di Cuneo nel femminile siamo solo noi (e nel maschile il Cuneo, Serie C) a disputare un campionato nazionale! Non mi so dare una motivazione di questa non riconoscenza, eppure con questo sono quattro anni che facciamo la categoria. La mentalità è un po’ chiusa e molte persone non capiscono ancora che nel calcio non c’è differenza tra un calcio maschile ed un calcio femminile… il calcio è il calcio!

Un ringraziamento a Mister Fabio Cani e alla società Musiello Saluzzo per l’intervista concessa. In bocca al lupo per la stagione!

Chiara Martinoli
Sono nata a Milano l’11 aprile 1993. Appassionata di calcio fin da quando era bambina, a 11 anni inizia a giocare nell’Atletico Milano e ci rimane a lungo. Abbandonata poi quest’esperienza si dedica alle altre sue passioni, la letteratura e il giornalismo. Dopo la laurea in Lettere e la collaborazione con diverse testate, ha deciso di far ritorno (da una prospettiva diversa) a quel mondo in cui ha lasciato un pezzo di cuore: il calcio femminile.