“Ho accettato l’incarico ad Arezzo per via del clima e della spinta del presidente Anselmi che mi ha fortemente voluto. E’ la mia prima esperienza dirigenziale e, soprattutto, la prima esperienza nel femminile. Sto scoprendo tante cose bellissime. Queste ragazze sono uniche, giocano benissimo pur avendo alle spalle una vita piena di impegni”. A parlare è Pierfrancesco Battistini, da pochi mesi nuovo Direttore Generale del club amaranto. Alle spalle una lunga carriera di attaccante sparsa in giro per l’Italia, toccando proprio Arezzo e Sangiovannese. Il dirigente romano racconta questa sua nuova avventura che lo vede per la prima volta in questa inedita veste:

Cosa l’ha spinta ad accettare l’incarico di Direttore Generale della squadra femminile?
Diverse situazioni venutesi a creare ultimamente. La richiesta da parte del nuovo presidente di mettermi a disposizione in un nuovo progetto è stata forte. Luigi Dini ha intermediato tra me e il presidente, illustrandomi questo progetto in tutte le sue potenzialità. Mi ha convinto ad accettare questo incarico totalmente diverso da quelli avuti fino ad ora. Questa società sta lavorando in maniera incredibile, non solo per il presente ma soprattutto per il futuro.

Questa è la sua prima esperienza nel calcio femminile come si sta trovando?
E’ anche la mia prima esperienza dirigenziale. E’ tutto nuovo per me e non conosco le dinamiche del femminile. Sono totalmente diverse. Cerco di usare quelle conoscenze che ho a disposizione. La presidente uscente mi ha detto “se impari a conoscere il calcio femminile te ne innamori”, e così è stato. La forza di volontà che hanno queste ragazze non sono riuscita a trovarla nelle squadre maschili. Questo perché per giocare a pallone devono superare scogli diversi dagli uomini ottenendo una maggiore motivazione, e questo è bellissimo. Nel calcio vince chi ha più volontà di superare gli ostacoli.

Quali responsabilità ha in questa nuova veste?
Come direttore generale, mi occupo un po’ di tutto. Deve essere un tramite tra la presidenza e la squadra sotto tutti i punti di vista, sia organizzativo che calcistico. Cerco di dare una mano sotto questo aspetto. Non è un ripartire da zero perché tanto è giù stato fatto.

Primi in classifica a punteggio pieno, dove può arrivare questa squadra?
Da ex tecnico, visto il campionato che stiamo affrontando, questo gruppo può e deve lottare per il primato. Ha una rosa importante, ben costruita e ben allenata. Deve dare il massimo in ogni occasione e questo è già di per sé l’obiettivo principale. Tutto va consolidato allenamento dopo allenamento. Le nostre ragazze sono straordinarie; hanno affrontato questa emergenza con lo spirito giusto. Noi cerchiamo di infondergli sicurezza tramite controlli medici costanti, consentendogli di allenarsi al massimo. C’è una corrispondenza biunivoca in questo: noi diamo loro quello che possiamo, loro danno a noi ottime risposte sul campo.

Che clima ha trovato all’Arezzo? E cosa pensa del Presidente Massimo Anselmi?
Semplicemente eccezionale. Ripeto: una struttura solida già c’era, che ha lavorato anche a grandi livelli. E’ una società con una storia interessante, è la prima franchigia femminile nata in Toscana nella storia. Anselmi è una persona serissima, ha molto a cuore non la squadra ma l’intero movimento. Anche lui sta apprezzando le qualità delle sue ragazze e lotta per garantire il riconoscimento che il calcio femminile merita. Lo apprezzo molto per questo e per la serietà con cui sta affrontando questa difficile situazione.

Quanto inciderà ciò che ha fatto nella sua carriera in questa nuova esperienza?
Io do il mio massimo contributo ma è normale che ci siano altri fattori che influiscono nelle decisioni della squadra. Il lavoro dei tecnici, quello di costruzione, i mezzi a disposizione e altri. Il confronto tra le parti ci arricchisce, spingendoci ad effettuare quel salto di qualità cui la società aspira. Non vuole fare bene solo in questa stagione ma anche nelle prossime, e in categorie superiori.

…e quanto inciderà questa esperienza sul suo percorso futuro?
Ci sto riflettendo molto. Ho fatto il calciatore, ho fatto l’allenatore, faccio l’istruttore e ora il dirigente. Nel calcio sto vivendo un po’ tutte le esperienze a 360 gradi e mi piace mettere a disposizione le mie conoscenze. Mi sento gratificato, ho trovato tante sorprese, tante cose non le conoscevo e abbiamo un groppo forte. Dentro il campo sono fortissime e le loro qualità mi hanno stupito. Mi consente di andare a riempire le mie lacune e non escludo che questa esperienza possa proseguire. La vivo con grande passione.

Secondo lei cosa comporterà l’avvento del professionismo nel calcio femminile?
E’ una domanda difficile: se i costi diverranno insostenibili può portare dei problemi. Le società devono mantenere una certa sostenibilità. Molte, attualmente, agiscono prettamente in perdita. Il professionismo dovrà essere imposto in maniera graduale ai club di Serie C. Se pensiamo che tutti i presidenti continueranno a investire in perdita, specie nel periodo in cui viviamo, sbagliamo di grosso. Tuttavia queste ragazze meritano di essere professioniste. Hanno gli stessi impegni delle ragazze che giocano in A o degli uomini in Lega Pro. Quindi è giusto che il calcio femminile si adegui di conseguenza.

Credit Photo: Andrea Lisa Papini