«Il calcio non è per signorine»: è una frase che risale al 1909 e fu attribuita a Guido Ara, mediano della Pro Vercelli.
Dal secondo dopoguerra la presenza femminile sui campi da gioco anche come semplici appassionate, benchè sempre minoritaria, è costantemente cresciuta. Già nel 1974 su 12 milioni di italiani che avevano assistito ad almeno una partita, 2 milioni erano donne.
 
Qualche dato. Nel 1996 erano tesserate 8.800 atlete, una cifra bassissima in confronto alle centinaia di migliaia di praticanti dei paesi scandinavi e della Germania, per non dire dei 3 milioni e mezzo di atlete statunitensi.
In Italia il calcio femminile fece le sue prime esperienze nel 1946 a Trieste, dove furono fondate due squadre. Le calciatrici, negli intenti delle forze politiche promotrici dell’iniziativa, avrebbero potuto contribuire a risvegliare negli italiani sentimenti di amore
patriottico per Trieste allora governata dagli anglo-americani.
Sempre dettato dalla propaganda politica, il secondo esperimento fu promosso dalla baronessa napoletana Angela Attini di Torralbo, consigliere nazionale del Partito monarchico, che vedeva nello sport una strada per conquistare consensi. La baronessa fondò a Roma tre squadre, riunite nel 1958 nell’Associazione Italiana Calcio Femminile, ma l’iniziativa, nonostante la nascita di due squadre capitoline, Lazio e Roma, si spense presto.
A Milano l’esperimento arrivò nel 1965 patrocinato dal presidente dell’Inter, Angelo Moratti.  fu ancora una volta una donna, Valeria Rocchi, a fondare due squadre cittadine.
Di lì a poco prima in Liguria, poi in Toscana e in Emilia cominciarono a sorgere nuovi club, tanto che nel 1968 fu costituita a Viareggio la Federazione Italiana Calcio Femminile, che nello stesso anno promosse il suo primo campionato nazionale, vinto dal Genova.
La Federazione riuscì in poco tempo a creare un sistema agonistico complesso con due serie di campionati (A e B), a cui si aggiunse dal
1971 un torneo di Coppa. Alla vittoria del Genova nel primo campionato nazionale seguì nel 1969 quella della Roma. Il Milan, che ha vinto lo scudetto nel 1975, nel 1992 e nel 1999, e la Lazio, che lo conquistò nel 1987 e nel 1988, sono state le uniche squadre con denominazione sociale di prima grandezza.
Anche se quantitativamente modesto, il calcio femminile italiano ha recitato nel panorama internazionale un ruolo non secondario. Terze ai primi campionati europei, disputati dal 1982 al 1985, le azzurre hanno occupato nelle classifiche delle successive manifestazioni internazionali posizioni di rilievo, conquistando il secondo posto in Europa nel 1993 e nel 1997.