Credit: Paolo Comba, Photoagency Calcio Femminile Italiano

Terminata la finalissima per l’assegnazione dello scudetto Primavera, che la stagione prossima arricchirà le maglie bianconere della Juventus, il primo a presentarsi alle interviste finali è stato il mister sconfitto. Un allenatore, Marco Mandelli, che può però andare orgoglioso delle sue ragazze: “Assolutamente si, perché sono state bravissime” afferma senza esitazioni il tecnico interista che poi, rivolgendo lo sguardo al futuro aggiunge “Hanno fatto un percorso eccezionale. È una squadra giovane, la maggior parte del 2008 e quindi potrebbero giocare in under17”. Per cui, aggiungiamo noi, è assolutamente lecito per la Società e la tifoseria nerazzurra guardare al classico bicchiere mezzo pieno.

Uno sguardo positivo che, giustamente, fa un po’ a cazzotti con la delusione del momento: “Certamente c’è rammarico, perché comunque credo che abbiamo dimostrato di poter stare in campo ed abbiamo meritato di stare qui, in finale…” sottolinea Mandelli “…abbiamo avuto occasioni, anche nel primo tempo, abbiamo anche preso un palo, per il pareggio. Insomma ci abbiamo provato, ma se non la butti dentro diventa difficile”.

Un ragionamento che senza dubbio si può condividere, quello del mister interista, perché le sue ‘biscette’ hanno retto il confronto con le favorite avversarie (che in classifica, alla fine della stagione regolare, lo ricordiamo, le avevano precedute di ben nove lunghezze), nonostante solo due giorni prima avessero dovuto affrontare gran parte della semifinale (una settantina di minuti) in inferiorità numerica. Proprio quella prestazione, forse, ha dato ancora maggior convinzione al gruppo squadra, sul poter raggiungere il titolo: “Ci si credeva” è la conferma finale del mister “ma poi è andata così…”.

Da un allenatore contento delle sue ragazze, ma deluso dal risultato, si passa ad uno che invece è soddisfatto su tutta la linea. E non potrebbe essere diversamente, visto che le sue ‘zebrette’ hanno fatto la storia, conquistando il primo scudetto bianconero di categoria, dopo ben altre cinque finali perse: “Si, abbiamo fatto la storia” conferma sorridendo Marco Bruzzano, che poi ribadisce un concetto già espresso al termine della semifinale “e io credo che tutto l’ambiente Juve si meriti questo scudetto”. Un merito, sempre secondo il tecnico bianconero, dovuto “per il lavoro che ha sempre fatto, per l’importanza che ha sempre dato a queste ragazze ed il percorso che ha fatto fare loro”. Un risultato, quello del titolo di categoria, a cui il condottiero juventino dice di aver sempre creduto “sin da quando ho iniziato il primo agosto, perché ho trovato un gruppo di lavoro fantastico e delle ragazze fantastiche”, e di aver sempre atteso questo momento “perché ci credevo tanto”.

La squadra, però, in queste final four non ha reso come nell’arco della stagione regolare, forse perché attanagliata dalla tensione? “Si, la tensione è stata tanta. Sicuramente siamo arrivati qui con aspettative molto alte, da parte degli altri e magari anche da parte nostra” ammette Bruzzano “però abbiamo trovato sempre squadre che hanno saputo metterci in difficoltà”. Per questo, secondo l’allenatore ex Como “l’aspetto emozionale ha inciso molto. Ho tante ragazze giovani, che magari erano alla loro prima esperienza in una finale scudetto e questo ha giocato un brutto scherzo”. Il tecnico, d’altra parte, non trascura i meriti dell’Inter “a cui faccio i complimenti, perché soprattutto nel primo tempo ha saputo metterci in difficoltà. Poi nel secondo, siam riusciti a trovare le misure, le ragazze hanno trovato fiducia ed il risultato si è visto”.

La chiusura d’obbligo, al termine di una vittoriosa finale scudetto, dev’essere riservata alle dediche, alle quali Bruzzano non si sottrae: “Io sto per diventare papà, e quindi la prima dedica la faccio a mia moglie, la mia famiglia che mi segue sempre e sono molto importanti per mettermi dove sono adesso. E poi la dedico alle ragazze ed a tutto lo staff che hanno creduto in me, al Direttore Braghin ed a tutta la Società”. Dopo di che è veramente tutto, e l’allenatore torna dalle sue giovani, in attesa della premiazione, felice di doversi sottoporre ai ‘gavettoni’ di rito.