Betty Vignotto, Presidente onorario e Brand Ambassador del Sassuolo Calcio Femminile, ha rilasciato una lunga intervista per il podcast curato dall’Hellas Verona Women, alla vigilia del match di campionato finito 4-1 in favore delle ragazze di Piovani.

Sassuolo-Verona vuole essere una gara di riscatto dopo la sconfitta con la Juventus?
“Non direi una partita di riscatto. Quella con la Juve è stata una partita giocata alla pari per settanta minuti, ma dopo aver concesso il secondo gol abbiamo mollato dal punto di vista agonistico. Il parziale è ingiusto”. 

E’ soddisfatta della struttura del progetto che si è andata a creare in questi ultimi anni a Sassuolo?
“Direi proprio di sì. Ero arrivata ad un punto con la Reggiana Femminile quasi di non ritorno. Ero stata promossa in Serie B ma non sarei mai riuscita a fare quel campionato. In quell’anno lì si è presentato il Sassuolo e siamo arrivati dove siamo: meglio di così, a Reggio Emilia, il calcio femminile non poteva trovare”. 

E’ soddisfatta dei risvolti che sta prendendo il calcio femminile in Italia?
“Direi di sì. Siamo partiti molto tardi ma siamo andando nella direzione giusta. Vediamo l’anno prossimo in cosa consisterà l’arrivo del professionismo e se tutte le società saranno in grado di sostenerlo. Ci sono club che non hanno l’appoggio dei club maschili. Tutto ciò andava fatto minimo vent’anni fa in seguito al Mondiale negli Stati Uniti. Nell’86 siamo passati sotto la guida della FIGC e questo è stato un passo falso perché da allora non si sono più mossi se non ultimamente. Ho iniziato a giocare nel ’70 e nel ’71 sono andata ai Mondiali in Messico”

Ogni tanto sogna di tornare a giocare in un campionato come questo? Dove si metterebbe nel Sassuolo di Piovani?
“Penso di essere una delle poche che è ancora in questo movimento da quando è iniziato. Certo che tornerei in campo, anche se di questi tempi è dura perché il campionato si è livellato verso l’alto e difficilmente emerge una figura singola come era successo con me, Carolina Morace o Patrizia Panico, ma è meglio così”. 

Si parla spesso degli attaccanti, ma una come Stefanelli nella difesa dell’Hellas la metterei:
“Assolutamente. Adesso non facciamo nomi, altrimenti lasciamo fuori qualcuna come ti ho detto. Sul giornale va sempre chi fa gol ma la squadra è composta da undici giocatrici più la panchina, perché anche quelle che entrano si devono far trovare pronte. Il merito va condiviso con tutti però per i media chi segna ha sempre quel qualcosa in più. D’altronde per vincere bisogna fare gol”.

Sulla difesa del Verona e l’attaccante neroverde Bugeja:
“L’anno scorso era venuta a fare il provino ma non potevamo tesserarla. Si era visto sin da subito che poteva dare qualcosa in più. É una ragazza brava e diligente ma non è ancora il campione che state descrivendo. Datele tempo di crescere e non di rovinarsi”. 

É un peccato che si riesca a recepire poco o nulla dei primi anni del calcio femminile? Sembra che sia stato inventato pochi anni fa:
“Mi sono trovata in una squadra a Milano. L’anno dopo quella squadra è andata in blocco nel campionato di Torino con la Real Juventus e l’anno dopo ancora, nel ’62, c’è stata l’unificazione e abbiamo cominciato ad essere un unico campionato in Italia. Nel 70′ c’erano due federazioni ed ero in quella di Roma, nel ’71 l’allora presidente Sara Rocchi ha iscritto tutta la squadra al campionato torinese. Stanno scrivendo dei libri su questi avvenimenti. Credo sia importante riportare alla memoria quanto successo”.

Come mai non ha mai giocato a Verona nonostante fosse veneta?
“Ho fatto degli anni a Padova e poi sono finita a Milano. All’epoca non c’erano dei progetti di lunga durata anche a causa degli spostamenti in blocco degli sponsor. Ho sempre giocato in Serie A e il Verona non mi pare fosse in A. Il Veneto è una terra di buoni calciatori e calciatrici negli anni, sono venuti fuori campioni”. 

Il campionato più bello che ha vissuto da calciatrice qual è stato?
“Da calciatrice gli anni del Padova sono stati i migliori perché l’affluenza di pubblico era moltissima. Giocavamo davanti a tre/quattromila spettatori. Avere quella gente che ti incita è bellissimo”.

Qual è il campionato che la Betty Vignotto dirigente ricorda con più affetto?
“Quello della Coppa Italia nel 2010. Nonostante avessimo fatto un campionato con l’acqua alla gola per via degli sponsor siamo riusciti a vincere una Coppa d’Italia a Capo d’Orlando con Milena Bertolini come allenatrice. La vittoria ha premiato tutto il lavoro di quegli anni, è stata una bella impresa. Ho vissuto la serie dei rigori al telefono a causa di impegni lavorativi: è stata una vera sofferenza”. 

In questi anni è cambiato l’approccio delle giocatrici alla Nazionale?
“La Nazionale è migliorata. Le ragazze sono migliorate e quindi è più facile trovare ragazze più preparate. Forse Milena (Bertolini) è stata facilitata in questo ma sappiamo tutti che ha grandissimi meriti. Migliora il campionato e di conseguenza la Nazionale. Sono curiosa di vedere il cambio generazionale con le ragazze dell’Under 17 che hanno la possibilità di giocare anche in Serie A. La nascita dei campionati giovanili femminili permette alle atlete di giocare di più e accumulare tanta esperienza”.

Il ricordo più bello della Betty Vignotto in Nazionale?
“All’epoca la Federazione era autonoma e doveva sostenersi con gli sponsor. Per poter fare delle partite, dato che non c’erano coppe europee o Coppe del Mondo, andavamo a giocare all’estero, che però costa, e in Italia c’erano grandi atlete straniere. Allora i dirigenti hanno pensato di organizzare Italia contro il resto d’Europa, nel quale c’erano queste atlete straniere. Venivano sempre fuori delle belle partite. Il nostro campionato sta diventando appetibile anche per le atlete straniere perché c’è stata una crescita economica. L’arrivo del professionismo incrementerà il numero delle straniere nel nostro campionato”. 

Il suo gol più bello?
“La doppietta contro la Svizzera nelle qualificazioni al Campionato Europeo. Giocavamo a Basilea e abbiamo vinto 2-1 grazie a due miei bei gol al volo. Ogni tanto me li riguardo”.

Che impressione le ha fatto l’Hellas di Pachera?
“Ho avuto modo di vedere l’Hellas nell’amichevole che abbiamo fatto. La squadra mi era piaciuta perché è una squadra che gioca e non si arrocca in difesa. Mi piace anche il mix che c’è di atlete giovani unite a quelle con una certa età ed esperienza. Mi dispiace per Pasini, operata al ginocchio, perché è una ragazza molto interessante, spero torni il prima possibile. Vediamo se anche Kailey Willis si dimostrerà un ottimo colpo. Il Covid è quello che fa la formazione”. 

Betty Vignotto sul Sassuolo:
“L’anno scorso stavamo finendo benino ma poi la stagione è stato interrotta. Siamo solo all’ottava giornata e dobbiamo ancora incontrare il Milan. La salvezza dovrebbe essere quasi acquisita, speriamo di far bene. Se si può sarebbe bello migliorarsi”.

Credit Photo: CanaleSassuolo.it