La sconfitta subita dalla compagine nerazzurra durante il sabato più recente non ha spostato l’attenzione su Lisa Alborghetti: la bresciana, nelle scorse ore, ha definitivamente appeso gli scarpini al chiodo per un addio definitivo al calcio giocato.
“Grazie Lisa!”: questo il messaggio lasciato dallo stesso club sul sito ufficiale alla vigilia dell’ultimo ballo della calciatrice, alla quale è stato offerto tributo sul campo in occasione di Inter-Fiorentina.
Sapere cosa si prova in un momento del genere è complicato saperlo se non lo si vive in prima persona, sicuro, però, che Alborghetti rimarrà tra i simboli di una società che l’ha accolta tra il 2018/19, quando la squadra viaggiava alla corte di De La Fuente; a chiudersi è un capitolo straordinario che ingloba una serie di traguardi importantissimi: dalle 100 presenze negli stessi colori all’emozione della fascia da capitano al braccio, dall’esperienza in Medio Oriente all’ebrezza di indossare la maglia della Nazionale. Il continuo supporto alle compagne e la forte presenza a permettere di ammettere “non siete sole”, poi, rimangono ulteriori segnali di chi non può essere dimenticata.
Per questi motivi (lo si può dire) ci si trova di fronte ad uno di quei casi in cui il famoso “uragano di emozioni” è assicurato, dove, per ciò che è stato trasmesso, non è tanto un addio ma forse più un punto di partenza.
La qualificazione in Champions League, poi, sembra calzare a pennello in un frangente in cui solitamente a regnare è l’inquietudine; un regalo per tutta la formazione, in realtà, che ha festeggiato proprio insieme alla figura nerazzurra.
“Ho sempre pensato che lo spogliatoio fosse il segreto di tutto. È solo grazie a voi, MY TEAM, se quello di ieri è diventato un giorno speciale per me.
Grazie anche a tutte le mie compagne passate perché da ognuna di loro ho imparato qualcosa e con ognuna di loro ho condiviso emozioni e momenti diversi. Farò sempre il tifo per voi”.
Sono le parole rilasciate dalla classe ’93 sui suoi profili social, parole che ora risuonano tra le mura di quel campo milanese e di tutte le abitazioni di quei tifosi che l’hanno sostenuta e vista correre in questi anni per un sogno chiamato Inter.