Manuela Giugliano ha lasciato una lunga intervista a SportWeek in vista della finale di Coppa Italia di domani. Questo uno stralcio delle sue dichiarazioni.

Il calcio è stato il tuo primo amore o hai fatto altri sport?
«Ho iniziato con la pallavolo perché me la faceva fare mia mamma, solo che usavo i piedi anziché le mani, così l’allenatrice mi ha detto: “Forse è meglio che cambi sport”. A calcio mi portava papà, mamma era contraria finché́ mi ha vista a un allenamento. Ha detto: “Ok, è proprio il tuo”. E mi ha supportata fino a oggi: per me è una cosa molto importante avere i miei genitori alle spalle».

Dalle giovanili coi maschietti a Istrana fino alla Roma, hai già cambiato 10 squadre!
«Sì, il tempo di fare un’esperienza in C a Barcon, nel paese vicino casa, che subito sono andata in A e ogni anno ho cambiato club: Pordenone, Torres, Mozzanica, Verona, Brescia e Milan, con quella piccolissima parentesi all’Atletico Madrid in cui c’è stato un momento mio molto particolare di cambiamento personale, perché ero arrivata lì con tanta paura e mi sono resa conto che era un mondo ancora troppo grande per me e sono pratica- mente scappata».

Ma perché tutti questi cambiamenti?
«Perché sono una che ha bisogno di serenità e stabilità. È vero, detta così sembra un controsenso, però se io non trovo la serenità necessaria per fare bene in campo devo cercare nuove sfide, nuove soluzioni».

A Roma le hai trovate?
«Sì, qui ho finalmente trovato la stabilità che cercavo. Mi sono ambientata molto bene. All’inizio ho fatto fatica, è una città molto caotica, venendo poi da un piccolo paesino in cui ci sono tre macchine in fila…».

Roma è anche una piazza particolare, che vive di calcio quotidianamente. Anche per le donne non è facile giocarci?
«Neanche per noi. Però portiamo avanti la passione e questo ci semplifica tutto».

È vero che per andare a Roma hai rifiutato le offerte di grandi club come la Juve, di cui peraltro sei tifosa?
«Sì… e sì, sono juventina, si può dire? Ho rifiutato la Juve perché, ribadisco, a Roma sto bene e ho trovato la mia dimensione. Pensavo che potesse essere l’ambiente giusto per me e oggi posso dire non solo di aver fatto la scelta più giusta che potessi fare, perché la squadra è forte e la società molto presente, ma di essermi innamorata di questi colori».

Proprio con la Juve siete state le protagoniste del campiona- to e domani a Ferrara vi giocate la Coppa Italia. Come ve- di la finale?
«Sarà una partita molto combattuta: una finale contro la Juve è sempre bella da giocare. È il sogno di ogni calciatrice una gara così. Speriamo ci sia tanta gente».

È così forte o è battibile la Juve, che ha vinto il quinto scudetto consecutivo?
«Il gap si è ridotto, non si nota più lo strapotere bianconero di qualche anno fa. Possiamo dire che ci siamo benissimo anche noi».

Puoi però dire qual è il bilancio della stagione, anche se non è ancora finita?
«Assolutamente sì, positivo! Un obiettivo era la qualificazione in Champions, e l’abbiamo raggiunta. L’altro rivincere la Coppa Italia, e siamo ancora in corsa. Siamo molto soddisfatte anche se manca ancora la ciliegina sulla torta, che aspettiamo con ansia, ma comunque vada penso che ci sia stato un salto di qualità alto».

E il tuo bilancio personale?
«Come giocatrice sono cresciuta molto. In campo sono più serena e tranquilla nel fare quello che mi riesce meglio, mi hanno an- che trovato il ruolo adatto che è il play, penso di aver raggiunto una maturità tale da dare davvero una mano alla squadra per vincere qualcosa di importante».

Come…
«Come Pirlo, mi paragonano spesso a lui. E sì, mi ci rivedo».

È il tuo idolo?
«No, Del Piero. Sono nata con lui in tv, lo guardavo ogni giorno e cercavo di copiargli le punizioni».

Il numero 10 l’hai scelto per Del Piero?
«Inizialmente sì, però a Roma il 10 è Totti, indossarlo qua ha un significato molto importante».

È cresciuto tanto anche il calcio femminile che, tornando in tema di cambiamenti, si appresta a viverne uno epocale col passaggio al professionismo. Voi giocatrici come lo vivete?
«Siamo felici di aver raggiunto questo obiettivo, che comunque è solo un punto di partenza, perché insieme abbiamo lottato. Siamo fortunate perché avremo molte tutele importanti come quelle mediche e i contributi che ci fanno stare più tranquille per il futuro, ma ci tengo a dire che da quando sto a Roma mi sono sempre sentita una professionista perché la società è molto presente e quello che avremo scritto su carta e firmato noi qui lo avevamo anche prima. È una conquista per tutte le donne, ma a Roma non è una novità, perché lo vivo ogni giorno».

Credit Photo: Domenico Cippitelli