Il rientro dall’infortunio. Il ritorno al gol. Un adattarsi continuo al ruolo del difensore centrale, senza perdere le proprie doti da centrocampista. Lo Scudetto di nuovo alla Juventus Women dopo due anni difficili.
Queste sono solo alcune delle tappe che la centrocampista della squadra piemontese Martina Rosucci è riuscita a percorrere quest’anno, lasciandosi alle spalle anni in cui, forse, il ritiro sarebbe stato la soluzione più facile. La numero 8 della Juventus ha scelto di lottare, di continuare a sudare, a faticare, ad allenarsi anche quando il dolore era insopportabile, per ritrovare la condizione e poter rivedere il rettangolo verde spalancarsi davanti a sé non come un miraggio, bensì come una realtà concreta, e c’è riuscita.
«Il mister è un grandissimo appassionato, ama quello che fa e glielo si legge negli occhi. Ci ha restituito quell’identità che ci era un po’ mancata. Ci ha dato una direzione ben chiara a livello tattico e non solo. Abbiamo un rapporto bello, sincero, genuino con lui e con tutto lo staff che quest’anno è di grandissimo livello», ha cominciato la calciatrice in una recente intervista per JuventusNews24 parlando di Mister Canzi, il tecnico arrivato la scorsa estate che ha rivoluzionato il modo di giocare e, soprattutto, l’umore che aleggiava nello spogliatoio, in difficoltà e caratterizzato da un bisogno di ritrovare la strada verso la vittoria, cosa che è poi successa.
Martina Rosucci si è dunque focalizzata sul ruolo che hanno giocato lei, Barbara Bonansea, Cristiana Girelli e le altre senatrici all’interno del gruppo, che hanno di fatto plasmato la mentalità vincente e mai disposta ad arrendersi delle nuove arrivate. Le calciatrici che si sono aggiunte al gruppo in itinere hanno subito interiorizzato l’importanza di giocare per questa squadra e hanno potuto mettere il loro piccolo pezzetto verso la “rinascita”: «Credo sia giusto parlare di “rinascita”. Abbiamo attraversato un momento buio, io con gli infortuni e loro con la Juve. Qualcuna di noi è stata criticata eccessivamente. Un giocatore non può essere sempre e solo giudicato dal numero di gol, assist e vittorie. In campo facciamo tante cose e chi viene a vedere le partite e ci vive le riconosce. Non è una rivincita personale ma è una dimostrazione a noi stesse e a tutte che siamo rimaste, prendendoci merda. Però abbiamo lavorato credendo in noi stesse».
Una giocatrice che ha avuto un exploit incredibile e innegabile è Sofia Cantore, arrivata alla doppia cifra che tanto sognava e artefice di una serie di prestazioni di livello altissimo, che ne evidenziano maturità e, soprattutto, maturazione arrivata a un punto importante, che però può elevarsi ancora. Se la numero 9 è stupita delle prestazioni da lei dimostrate scendendo in campo, per Rosucci questa condizione era già scritta al suo arrivo alla Juventus Women per il primo allenamento: «L’ho vista arrivare il primo anno insieme ad Arianna Caruso e Benedetta Glionna. Se avessi dovuto scegliere la giocatrice più migliorata da inizio a fine anno… Avrei detto lei, anche se era un po’ più indietro rispetto a loro. È arrivata a un livello che mi sentivo avrebbe raggiunto, e che può ancora superare. È stata anche sfortunata, perché da giovane ha avuto due gravi infortuni. Ce l’ha fatta con umiltà, spavalderia e dedizione. Anche lei ha dovuto affrontare un periodo in cui è stata messa molto in dubbio ma anche lei, secondo me, in fondo sapeva che sarebbe arrivata alle prestazioni e ai gol di quest’anno. Probabilmente si è stupita, io no».
In chiusura, Martina Rosucci ha ammesso che l’Inter e la Roma erano le due avversarie a cui guardavano con più attenzione e “sospetto” circa l’imminente campionato di Serie A, che avrebbe spalancato le porte di lì a poco. A ragion veduta, le ragazze allenate da Gianpiero Piovani e quelle allenate da Alessandro Spugna hanno, in effetti, dato prova di essere squadre in forma e dal livello altissimo, nonché competitive e dirette contendenti per lo Scudetto e i posti in Champions: «Da subito ci siamo dette: ‘L’Inter quest’anno è forte’. Hanno fatto buone scelte, non solo tecniche. Hanno preso dei leader. Ci lavoravano e da anni e tutto il lavoro fatto prima quest’anno è servito. È una squadra completa che si merita la posizione che ha. La Roma non ha tenuto le prestazioni degli ultimi due anni. Un calo ci può stare. Ci sono delle giocatrici molto forti, altrimenti non sarebbero stare campionesse d’Italia.»