Al suo primo anno alla guida della Juventus Women, il tecnico Massimiliano Canzi ha già centrato, oltre ai gironi di Champions League in un doppio confronto difficilissimo contro il Paris Saint-Germain, uno Scudetto, il sesto nella storia bianconera, importantissimo per tornare a dar fiducia a una squadra che, negli ultimi due anni, ha faticato a farsi spazio in campionato e a dare prova di tutto il suo valore.
Prima di cominciare la conferenza post-partita, il Mister ha voluto ringraziare tutto lo Staff e le persone che lavorano dietro le quinte, rendendo omaggio a tutte coloro e tutti coloro che hanno permesso di arrivare a questo traguardo, in primis la rosa, andando a rimarcare quanto sia determinante avere una buona base da cui partire per, da lì, poterne coordinare le mosse: «Quando si raggiunge un traguardo come questo, bisogna riconoscere che non è possibile raggiungerlo senza la collaborazione della Segreteria, del Club, e di tutti gli altri: le ragazze e io siamo quelli che vanno personalmente in tivù e sui giornali, ma credo che sia doveroso dare spazio a questi grandi professionisti. Quando la sera vai a casa alle sette o alle otto magari c’è ancora gente che sta lavorando negli uffici, la mattina arrivi alle otto con l’allenamento al pomeriggio e ci sono già persone che stanno lavorando al computer. Non posso fare altro che cercare di ringraziare e di dare visibilità a tutti loro. Per la prima volta in carriera mi sono trovato a lavorare con così tante persone, e ognuna di loro ha fatto tantissimo e ha messo la sua personale firma su questo titolo, l’abbiamo raggiunto tutti insieme. Sì, è “la Juve di Canzi”, ma è la Juve delle ragazze e di tutti quelli che ci sono dietro, ho coordinato queste persone meravigliose che hanno una passione sfrenata.»
Quando gli è stato chiesto se fosse nei suoi pensieri, all’inizio del campionato, quando le ragazze scendevano in campo e sembravano un fiume in piena, l’ipotesi di conquistare lo scudetto dopo essere appena arrivato sulla panchina della Juventus, il tecnico ha negato di poter anche solo sperare in un risultato di questo tipo, né le emozioni che derivano da questo traguardo importantissimo, il cui fulcro restano comunque le ragazze, come sottolinea in ogni sua affermazione: «No, nel senso che non mi era stato chiesto quest’obiettivo. Mi era stato chiesto di raggiungere un posto che mi garantisse la Champions League, ché questo era un anno di rifondazione. All’inizio sono state cambiate undici giocatrici, ed è cambiato lo Staff tecnico. No, non mi aspettavo di provare queste emozioni. Sono venuto qui alla Juventus con Ivan Moretto, che è il mio collaboratore, gli altri li ho trovati qua; ero molto determinato, lui era dubbioso. Non pensavo che avrei mai provato queste emozioni, e nemmeno lui, quindi siamo grati al Club, che ci ha dato un’opportunità straordinaria, e alle ragazze, ovviamente», e l’aggettivo da lui usato per descrivere questo cammino è «”Impensabile” non solo dall’inizio dell’anno, ma impensabile per me personalmente per il percorso che ho avuto.»
«Sono contento che non ci sia mai stata una festa così, sicuramente è per il rapporto che si è creato, e molto hanno fatto i due anni di digiuno, capisco questa gioia. Ho cercato di essere me stesso, come ho già detto faccio questo mestiere a vari livelli e con ruoli diversi da quarant’anni, e alla fine ho capito una cosa sola: se si cerca di essere qualcosa di diverso da se stessi si viene sgamati immediatamente e non funziona. Ho portato sicuramente un po’ di pragmatismo, come aveva detto il Direttore in conferenza stampa, un po’ di concretezza, e anche un rapporto molto diretto, con il pro e i contro dei rapporti diretti: dico le cose molto serenamente e molto francamente», ha poi dichiarato, analizzando il suo modo di interfacciarsi con le ragazze, un approccio che hanno tutte rispettato e accolto con grande gioia, uno dei segreti che hanno fatto funzionare bene il meccanismo e il gioco della squadra, oltre a un bellissimo gruppo unito di ragazze a caccia degli stessi obiettivi.
Il calcio proposto dallo Staff tecnico aveva un’impronta diversa rispetto a quella mostrata negli anni precedenti, e la squadra si è adattata al meglio alle richieste dell’allenatore, non senza qualche iniziale difficoltà, per poi arrivare a raccogliere dei frutti importantissimi e che vanno a compensare la fatica iniziale: «Ho cercato di portare delle idee, probabilmente questo modo di giocare era sicuramente molto particolare e molto dispendioso, e abbiamo dovuto trovare dei compromessi nei momenti di difficoltà, proprio per questa ragione “il mio calcio” non esiste, ma esiste il calcio che ci porta a raggiungere gli obiettivi prefissati e, se questo significa cambiare modo di giocare per arrivare a quegli obiettivi, lo facciamo. Margini di miglioramento ce ne sono sempre, esistono quelli individuali e di gruppo, e parlo anche di me: ho imparato anch’io tanto in questa stagione, tante cose che non conoscevo, e il calcio è bello per questo, perché quello che non funziona oggi molto spesso non funziona domani.»
Non sarebbe stato possibile, però, provare a cambiare sistema di gioco senza la collaborazione da parte delle calciatrici, che hanno accolto il nuovo allenatore e le sue proposte per provare a dare una svolta al loro modo di giocare: «Quello che siamo riusciti a fare, l’abbiamo fatto con la disponibilità delle ragazze, perché senza la loro disponibilità dal primo giorno avremmo potuto proporre loro qualsiasi cosa, ma saremmo rimbalzati contro un muro, e quindi sicuramente credo che abbiamo avuto dei meriti, ma senza questa grandissima disponibilità difficilmente avremmo potuto raggiungere quest’obiettivo.»
Con Arianna Caruso, attualmente in prestito al Bayern Monaco, sugli spalti a gioire con le sue compagne di squadra per lo Scudetto, è sempre stata una pedina importantissima per la Juventus, e la sua partenza nella sessione invernale di mercato ha portato il Club a muoversi per trovare un rimpiazzo che potesse farne le veci. Una missione difficile, che si può però considerare compiuta, visto che sono arrivate giocatrici pronte a dare tutto per la squadra: «Arianna è una calciatrice importante, che ha deciso di prendere al volo quest’opportunità importante. Vogliamo persone che quando entrano a Vinovo lo facciano strafelici di essere lì, e lei l’ha sempre fatto, dal primo giorno in cui entrata fino a quando è rimasta una nostra giocatrice. Il Club è intervenuto sul mercato, e credo che sia sotto gli occhi di tutti il lavoro che è stato fatto sulle giocatrici che sono entrate a gennaio. Fare mercato a gennaio è complicatissimo, soprattutto con una macchina che funziona, e la nostra era una macchina che funzionava, un orologio svizzero, e andare a mettere negli ingranaggi qualcosa di nuovo era difficilissimo, ma ogni scelta che è stata fatta è stata azzeccata. Sono arrivate calciatrici che si sono subito immedesimate in quello che è lo spirito che va oltre il gioco, sono calciatrici importanti in ottica futura ed europea.»
I festeggiamenti per lo scudetto non devono “distrarre” la Juventus da un’altra partita importante, vale a dire la finale di Coppa Italia, in programma a Como contro la Roma, una partita secca che permetterà all’una o all’altra squadra di alzare al cielo un altro, importante trofeo: «Una partita secca, sarà qualcosa di diverso. Le partite secche hanno una storia a sé. Per noi ha lo stesso valore del Campionato, siamo riusciti ad arrivarci con fatica, abbiamo avuto dei momenti in cui sembrava quasi che potessimo uscire e abbiamo incontrato squadre forti. Ci siamo sudati la finale e faremo di tutto per portare a casa quest’altro titolo, ma adesso ci godiamo questa vittoria!»
E fa bene, il tecnico bianconero, a festeggiare questa meritata vittoria, perché l’anno che si prospettava di rifondazione è stato, invece, l’anno di una clamorosa rinascita. Tanti complimenti a Mister Massimiliano Canzi e a tutto il suo Staff per il lavoro fatto insieme alle ragazze!