Allyson Swaby, difensore della nostra Squadra Femminile, ha deciso di aderire al progetto Common Goal.

La 23enne, in questi giorni impegnata nella fase di preparazione per la prossima stagione, donerà l’1% del proprio stipendio all’ente benefico con mandato di indirizzarlo a Soccer Without Border, un’organizzazione attiva nel territorio di Boston, dove la calciatrice ha passato i propri anni di studi.

“Per me si tratta un gesto di responsabilità personale”, ha spiegato Swaby. “Molti aspetti del mio carattere derivano da quanto ho imparato nel calcio, come la spinta a lavorare per obiettivi comuni, senza egoismi, tenendo sempre il prossimo in considerazione.

Per me Common Goal rappresenta bene questi aspetti. Quanto si vive e si ottiene nel calcio è facilmente trasferibile nella vita reale.

Quello che il calcio offre è un senso di comunità. Credo che tutti debbano conoscere la sensazione di essere parte di qualcosa più grande di se stessi.

Nel mio percorso di crescita ho ricevuto tanto aiuto, non solo da persone che come me erano nel calcio, ma anche da parte di chi vedendo la mia passione ha deciso che fossi una persona degna di essere supportata.

Il mio desiderio è di essere in grado di dare il mio contributo dove e quando posso. Così come hanno fatto le persone che lo hanno dato a me”

Recentemente Swaby è entrata nel dibattito legato al movimento Black Lives Matter con un lungo e appassionato post sul proprio profilo Instagram nel quale ha condiviso la propria esperienza personale con casi di razzismo vissuti con conoscenti e compagne quando frequentava il Boston College.

Ho scritto quel post per comunicare in particolare con persone che conosco personalmente. Tra i miei follower ci sono tante persone bianche che nella loro quotidianità non si rendono conto degli effetti che le loro parole possono avere”.

Swaby ha aggiunto: “Come sportivi abbiamo molto potere. Possiamo decidere se scendere in campo su alcuni temi e credo che sia importante sentire questa responsabilità. Spesso si dice che la politica va tenuta fuori dallo sport, ma ritengo che problemi come il razzismo non siano politici ma umanitari. Anche sostenere che lo sport sia un momento di pausa dalla realtà non regge quando anche come calciatrice di colore non puoi estraniarti dalla realtà che una persona di colore vive in America”.

Credit Photo: Giancarlo Dalla Riva