Canale Sassuolo ha aperto una finestra sul settore femminile del Sassuolo Calcio, a raccontare ai lettori le imprese delle nostre calciatrici c’è Laura, appassionata di calcio femminile e tifosissima della prima squadra neroverde fin da quando si chiamava Reggiana Femminile.

Laura conosce bene l’ambiente, le è stato chiesto di condividere la sua passione con i nostri lettori, partendo con il raccontarci Federica D’Astolfo, classe ‘66 romana, ex calciatrice di diversi club italiani e nazionale azzurra di cui è stata più volte capitano. Dal 2012 Federica D’Astolfo siede sulla panchina di quella che oggi è la formazione di Serie B del Sassuolo Femminile.

Gli occhi di chi ne ha passate tante, il sorriso di chi le ha superate tutte“ è questa la citazione che più si addice a Federica D’Astolfo, basta guardarla negli occhi. Da giocatrice vanta un ricco palmares: 4 Campionati Italiani (2 con la Lazio e 2 con il Modena), 2 Coppa Italia (con Lazio e Foroni Verona) e 2 Supercoppa Italiana (Modena e Foroni Verona). Centrocampista centrale dall’ottima visione di gioco e dai passaggi millimetrici, sempre pronta in aiuto di qualche compagna a collegare la squadra dalla difesa all’attacco.

Da allenatrice ha vinto la Panchina d’Argento nella stagione 2014/15 e 2015/16

Vedendola ormai da qualche anno seduta (qualche volta…) sulla panchina posso dire che non ha perso il temperamento battagliero, l’eleganza e efficacia nell’impartire suggerimenti alle sue giocatrici come quando lo faceva con le sue compagne di squadra.

Ripercorriamo insieme a lei questi anni come allenatrice.

Quando Betti Vignotto (presidente della Reggiana Femminile, oggi del Sassuolo Femminile) ti ha chiesto di guidare l’allora squadra in serie C e presentato il progetto della società cos’hai pensato e provato in quel momento?
Ricordo una dolce e piacevole sensazione di benessere. A Betti e alla Reggiana mi legano non solo emozioni, ma anche un affetto profondo. Mi sono sentita gratificata e stimolata nel vivere una nuova sfida. Non nego però di aver avuto anche qualche dubbio. Le scelte credo siano sempre accompagnate da qualche timore, i cambiamenti non sono mai semplici. Rientrare nel calcio femminile creava in me un misto di emozioni strane e confuse, dopo un periodo in cui avevo sentito il bisogno di allontanarmi.

Come è stato il passaggio dalle scarpette e correre in mezzo al campo al guidare la formazione dalla panchina?
Ho giocato finché ho potuto, altroché… senza dubbio credo che giocare sia la parte più libera, vera e spensierata di noi. Durante non mi era mai sfiorata neanche l’idea di allenare, anche se qualche anno prima di smettere avevo già iniziato a collaborare in una scuola calcio. Il passaggio è stato graduale e via via più consapevole. In questo senso la dimensione del gioco, così come solo i bambini sanno esprimere , mi ha aiutata molto a vivere questa fase nuova in maniera abbastanza serena, senza perdere l’essenza del gioco.

Da quando l’alleni tu come ritieni sia cresciuta la squadra? in cosa? e in cosa deve ancora migliorare?
Credo che il nostro sia un percorso umano di crescita, di conoscenze, scambio e apprendimenti di competenze, che vanno oltre l’aspetto meramente calcistico. Non è un caso, a mio parere, che l’aspetto tecnico più visibile di crescita tecnica sia la costruzione di gioco partecipata di tutta la squadra. Esprimiamo una buona manovra in termini collettivi. Quest’anno abbiamo migliorato anche la fase realizzativa delle azioni. Ci sono margini di miglioramento notevoli in tutti gli aspetti tecnico tattici, naturalmente, ma se dovessi individuarne uno soltanto direi più lucidità e determinazione in alcune circostanze decisive della partita che possono fare la differenza.

Fino allo scorso anno avevi una formazione molto giovane in rapporto alle partecipanti alla serie B. Quasi tutte prodotte del vivaio granata che in pratica ne ha costituito il serbatoio per Primavera e prima squadra. Quest’anno hai inserito elementi di categoria superiore con qualche ritorno (Costi, Prost, Tasselli, Barbieri), hai trovato differenze tra l’allenare una formazione con elementi giovani e una con il giusto mix?
Le differenze in termini anagrafici, individuali di esperienze ecc… credo siano una grande risorsa e opportunità di crescita. È ovvio che le nuove portano un grande contributo e non solo tecnico nelle loro qualità individuali, che sono notevoli. Ma non sottovaluterei quello che le giovani stanno a loro dando in termini di entusiasmo, accoglienza, spensieratezza… Stiamo trovando nuovi equilibri, sempre dinamici, naturalmente. Il mio lavoro intenzionale è quello di agevolare e rendere costruttiva questa sinergia in campo e fuori in modo consapevole e autonomo. Un buon impasto di qualità individuale dentro una organizzazione collettiva. Questo è uno degli obiettivi più importanti sul quale sto lavorando.

C’è stato un momento in cui ti sei messa fortemente in discussione con te stessa? Dopo una partita? Dopo un’annata calcistica?
Mettermi in discussione è un’operazione abbastanza consueta per me, anche troppo… (sorride n.d.r). L’anno scorso, verso la fine e oltre ho pensato seriamente di lasciare. Dopo 4 anni insieme sentivo che tutte avevamo bisogno di un cambiamento. Poi fortunatamente è arrivato il Sassuolo, che ha rimesso in gioco tutte con stimoli nuovi e nuovi obiettivi.

Inevitabilmente con questa campagna acquisti non ci può nascondere che obiettivi di sei data ? Vi siete dati come società?
Fare un campionato da protagoniste in prima fascia. Provare a fare il massimo delle nostre possibilità. Vincere è sempre difficile, è solo una che vince e sono tanti gli aspetti che determinano questo risultato. Per adesso cerchiamo di lavorare per essere pronte e concentrate partita su partita è questo l’obiettivo… il qui è ora..

Da sempre la Reggiana (adesso il Sassuolo) cerca di insegnare dalla categorie minori a “giocare” la palla a costruire un gioco. Qualcuno disse “il risultato non è importante è l’unica cosa che conta”. Spesso avete offerto ottime prestazioni non raccogliendo quando meritato sul campo. Cosa mi puoi dire in proposito?
Non sono d’accordo con questa frase. In linea con la visione negativa presente, aimè, nella nostra società, che dà valore solo se “vincenti” e considera falliti i “perdenti”. Il risultato è certo molto importante, ma non l’unica cosa che conti. Tutto il percorso ha grande valore e significato…lascia tracce profonde e fertili nel dare spessore e continuità ai risultati e non mi riferisco solo a quelli sportivi.

Se dovessi raccontare qualcosa del Sassuolo Femminile che non si vede in campo, cosa ti piacerebbe venisse riconosciuto alla tua squadra che ancora non si vede o solo in parte?
È quel piacere di stare insieme !!! Uno stare insieme che non è più strumentale all’obiettivo, ma che dà senso e anima all’obiettivo stesso. È quell’andare oltre, è quel cogliere un significato che forse non tutti riescono a vedere. Noi che lo viviamo non abbiamo bisogno di spiegarci il perché.

Descriviti nella doppia veste di giocatrice prima e di allenatrice poi. Analogie e differenze
In campo ero un centrocampista centrale che creava continui legami nel gioco, mi muovevo in funzione della palla, in disponibilità con il bisogno della compagna. Ero un centro di collegamento tra la difesa e l’attacco. Questo è un aspetto che curo molto come allenatrice. Ma oltre alle qualità tattico tecniche ero una giocatrice dal forte temperamento, con anche tanta grinta e corsa. Quest’ultime sono qualità che emergono meno nella “mia” squadra, nel mio tratto di allenatrice ancora non sono venute fuori compiutamente o almeno non come vorrei che emergessero.

So che sei una persona riservata nel privato oltre il rettangolo di gioco, ma Federica chi è una volta riposti gli scarpini, la lavagnetta , il fischietto… oltre il calcio?
Sono un’ introversa, sento spesso il bisogno di ricaricarmi, di stare da sola, poiché spesso nelle relazioni professionali e non dò tutto e tendo a svuotarmi. Amo leggere, ascoltare musica e andare al cinema. Fare sport, correre, passeggiare e viaggiare. Adoro il mare. Sono molto timida e ansiosa. Mi chiedo tanti perché, mi riempio di domande, di dubbi e spesso m’incarto, e perdo la semplicità delle cose, cercando troppo la profondità. Sono anche un’istintiva e a volte mi arrabbio tanto, anche se la riflessione analitica spesso prevale nel contenere questi momenti.

Un augurio, un desiderio, una frase che vorresti lasciare ai lettori che si avvicinano ora al calcio femminile.
Un Augurio che è anche un desiderio di avvicinarsi al calcio femminile. Siete tifosi diversi dalle classiche tifoserie organizzate, che spesso degenerano in fanatismo ed esasperazioni varie. Credo che nel calcio femminile possiate trovare un altro stile di calcio, meno forte fisicamente e meno veloce, ma con buona tecnica, bellezza e armonia nelle trame di gioco. Cosa dire allora? Vi aspetto…mi sembra quasi un incontro perfetto

Ringraziamo Federica D’Astolfo per la sua gentilezza e cordialità e l’Ufficio Stampa del Sassuolo Calcio. Alla prossima intervista sul Sassuolo Femminile… continuate a seguirci!