Non poteva essere più bello. La Pink Bari, la squadra di calcio femminile, torna in serie A. Lo fa al termine di una partita incredibile, vinta ai calci di rigore. Lo fa al termine di una stagione incredibile, che accanto al risultato sportivo ha avuto il merito di lanciare un messaggio fortissimo agli uomini che hanno sempre trattato queste ragazze con promesse puntualmente disattese, come si fa con le cose non importanti, raccogliendo invece oggi l’ennesima sconfitta (forse una delle peggiori) della stagione: non serve né denaro né supponenza. Per poter vincere serve programmazione, serietà, lavoro e soprattutto tanto cuore.

I fatti: la Pink ha battuto ai calci di rigore nello spareggio promozione la Roma. Alla partita si era giunti al termine di una clamorosa stagione: all’ultima di campionato, dopo aver vinto tutte le partite della stagione, la Roma è scesa a Bari per giocarsi la vittoria del campionato. Le Pink si sono presentate all’appuntamento con tre punti di distacco: tutte vittorie e una sola sconfitta, con la Roma appunto. La partita è senza storia: 3-1 per il Bari, stessi punti si va allo spareggio.

L’appuntamento era ieri sul neutro di Pescara, gara secca. Il Mister della Pink, Roberto D’Ermilio, è squalificato e così in panchina va Isa Cardone, che fino allo scorso anno era su quella panchina, e ora ha invece optato per la scrivania, “responsabile sviluppo”. In realtà Cardone – che di mestiere fa la commercialista ma è come se vivesse 24 ore su 24 con la tuta della Pink – è con la presidente Alessandra Signorile il cuore, l’anima, la storia di questa squadra (che hanno fondato nel 2001) e, più in generale, rappresentano in Puglia un pezzo fondamentale dello sport. Il pezzo più scomodo perché controcorrente, e non a caso donna (e dunque sempre fortemente osteggiato).

La partita con la Roma è tirata per i 90 minuti. Interventi molto duri (soprattutto da parte delle giallorosse), il risultato non si schioda. Si va ai supplementare e sembra fatta: il Bari è in vantaggio, 1-0, segna Lucia Ceci, classe 1990 di Sannicandro di Bari, dieci minuti ancora e poi è finito tutto. E invece ne passano appena due e tutto di nuovo ricomincia: la Roma pareggia, segna il numero 9 Pittaccio. Non ci sono più occasioni, si va ai calci di rigore. La Pink ha la testa bassa. E gli occhi vanno ancora più giù quando sul dischetto va proprio Ceci, l’eroina del supplementare, che tira alto, troppo alto.

La Roma non sbaglia mai e a nulla serve che anche le biancorosse (Manno, Rogazione, Parascandolo e Piro) la buttino sempre dentro. Quinto rigore, match point. Sul dischetto va Proietti. Ha il numero 10 (che nella Roma non è esattamente un dettaglio) ed è la capocannoniere del campionato. Sembra essere la persona giusta nel posto giusto. Sul suo piede destro c’è la serie A. Eppure il pallone finisce troppo in alto. Sembrava l’inizio della fine. Era invece la fine dell’inizio per la Pink: si va ad oltranza. La biancorossa Cangiano segna. La biancorossa Aprile, portiere, una ragazzina, para. La Pink è in serie A. 

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