Continua come sempre il nostro viaggio per presentarvi le protagoniste al femminile del Bologna calcio, con il campionato fermo per via del Covid 19 fino al 3 Dicembre. Non si fermano, però, di certo gli allenamenti al campo di Granarolo agli ordini di Mister Galasso e non ci vogliamo fermare neppure noi nel dar luce a queste ragazze che difendono la maglia del Bologna e l’onore della nostra città. Ecco l’intervista realizzata per voi con l’estroversa Sara Becchimanzi.

Ciao Sara, come è iniziata la tua avventura nel calcio femminile?
“E’ iniziata all’età di 6 anni, però è stata un po’ condizionata sia da mio padre, che da giovane aveva giocato nell’Aversana, che da mio fratello, che anche lui gioca ed era riuscito ad entrare nel giro dei professionisti, vestendo la maglia sia del Carpi che della Spal. Quella da convincere alla fine era mia mamma, non avrei mai pensato che desse l’ok, visto che, inizialmente, era molto contraria al fatto che io giocassi a calcio, ma alla fine per fortuna ha ceduto. Dunque fino a 8 anni ho giocato con i maschi, poi la mia prima squadra femminile è stata qui nel paese dove vivo, ovvero Anzola dell’Emilia, ma ci sono stata giusto un anno, perché durante un triangolare il Bologna di Pietro Bosco mi aveva notato e mi aveva chiesto di aggregarmi a loro. Per me era un sogno che si avverava”.

La tua crescita tecnica a chi la devi?
“Sicuramente fino ai 17-18 anni devo ringraziare la Mister Tavalazzi, che mi ha cresciuto come ala sinistra alta (come uno dei miei idoli di sempre ovvero Neved), poi piano piano nel corso del tempo ho cambiato e mi sono trovata a giocare come terzino di spinta, ruolo in cui mi trovo molto bene, sia per la mia altezza, che per la velocità sul lungo”.

Da sempre il calcio femminile è stato, fino a questo ultimo periodo, vittima di stereotipi da parte di molti colleghi maschi e non solo, ne hai sofferto?
“Si ovvio! Fin da bambina ho sempre sentito battute e prese in giro, premetto che è inutile negare che non ci sono differenze fra il calcio maschile e il nostro, inoltre, quando ho iniziato io, le calciatrici erano un po’ delle mosche bianche, le ragazze della mie età magari giocavano tutte a pallavolo, poi nel corso del tempo e, soprattutto grazie al mondiale e alla visibilità che si è presa a suon di buone prestazioni la Nazionale italiana, è iniziata a cambiare la mentalità di molti persone, che si sono ricredute sul fatto che le ragazze potessero giocare a calcio. L’arrivo poi del campionato italiano sulle rete Sky, con club titolati come: Milan, Inter, Juventus, Fiorentina, Sassuolo ecc… ha fatto sì che l’attenzione si alzasse verso di noi e si catalizzasse anche tanto interesse e tanta simpatia.
C’è da tenere conto che molte di queste grandi società, come poi è successo anche alla nostra entrando a fare parte del Bologna Football Club, hanno investito tanto non solo nelle prime squadre ma anche nel settore giovanile, creando delle scuole vere e proprie per le ragazze più giovani, che così anche loro possono avere un processo di crescita e soprattutto sono seguite da addetti ai lavori qualificati nel farle crescere”.

Per voi come gruppo e come squadra è stato un grande orgoglio essere entrate ufficialmente da quest’anno sotto il Bologna Football Club, vero?
“Sì, devo dire che sia per me che per tutte le mie compagne, essere entrare ufficialmente in casa Saputo, è stata una gratificazione enorme, da tempo già rappresentavamo il nome della città, ma quando è arrivata prima dell’inizio di quest’anno l’ufficializzazione è stato il coronamento di un sogno fatto di tanti anni di sacrifici, inoltre per esempio dopo l’ultima vittoria in Coppa Italia giocata qui a Granarolo, che abbiamo vinto contro la Spal, la stessa società ne ha dato notizia sui suoi social ufficiali, creando un effetto domino importante. Infatti, anche io personalmente ho ricevuto sui social tanti complimenti da semplici tifosi del Bologna e questo mi ha fatto un piacere enorme, segno tangibile che si sta muovendo qualcosa anche in città, e finalmente siamo visibili ai più”.

In campionato siete partite benissimo con 3 vittorie su 3 gare e in Coppa Italia avete fatto altrettanto con altre 2 vittorie, segno che il gruppo sta crescendo agli ordini di Mister Galasso, confermi?
“Assolutamente sì, diciamo che lo scorso anno Mister Galasso, ci ha raccolto come un gruppo molto giovane che voleva giocare a calcio (età variabile dal 2004, la più giovane, al 1994, la più “vecchietta”), e quest’anno invece si sta ritrovando una squadra vera e propria che muove sicuramente i suoi primi passi. Tutto questo è frutto dei tanti allenamenti che ancora stiamo facendo, che non scendono mai sotto i 4 alla settimana più la partita, e in questo periodo in cui siamo ferme per via delle pandemia con il campionato, riempiamo sempre la domenica giocando fra di noi, ma l’alchimia che vorrei sottolineare è quella che siamo cresciute tanto come gruppo, anche fuori dal campo, per esempio quando abbiamo vinto 8-0 con il Civitanova, ad ogni singolo goal era una festa con tutte le ragazze, sia quelle in campo che quelle in panchina, unite in unico abbraccio”.

Veniamo a te, cosa ci puoi raccontare?
“Che sono un tipo sempre solare, che se ho qualcosa mi si capisce solo dall’espressione del viso. Mi sono diplomata lo scorso anno come tecnica dei settori turistici, quest’anno per il momento mi sono presa un anno sabbatico, visto che anche questa situazione del Covid, anche se sono molto orientata a iscrivermi il prossimo anno a scienze della comunicazione. Attualmente alleno un gruppo di ragazzi, mi piace giocare alla play, e curo molto il mio look, direi che ci tengo molto a essere femminile, da un bel vestito, a scegliere per bene l’abbinamento dei colori, a tenere a posto le unghie, insomma sono il contrario proprio di quelli che definiscono le ragazze che giocano a pallone dei maschiacci”.

Ultima domanda, che effetto fa giocare con Alice Magnusson?
“Alice è una persona davvero speciale, a parte che è una calciatrice fortissima, e che in attacco ci sta davvero risolvendo tanti problemi, ma poi il bello è che anche lei è sempre solare, noi cerchiamo di aiutarla con l’italiano, mentre lei cerca di aiutare noi con l’inglese, ma a parte questo penso che una compagna di squadra così sia un valore aggiunto per tutte noi della squadra che abbiamo solo da imparare da lei, e poi, ripeto, è una persona che si fa sempre voler bene”.

Intervista realizzata da Danilo Billi
Credit Photo: Sticchi – Sara Becchimanzi