Quarto appuntamento con “A scuola di tecnica”, la rubrica che analizza i gesti calcistici nata dalla collaborazione con il maestro di tecnica Matteo Pierleoni. Oggi andremo ad analizzare dribbling e finte.

FOCUS TECNICO
Andando a trattare i dribbling e le finte ci si va a concentrare su quello che è il mondo dell’1vs1, da sempre la parte più spettacolare ed entusiasmante del calcio. Un giocatore o giocatrice in grado di interpretare correttamente il gioco saprà quale finta effettuare e in quale momento farla. Sono gesti fondamentali, utili indipendentemente dal ruolo che si ricopre in campo, anche per chi opera in difesa, in quanto saperle subire, prendere i tempi e captare il movimento è di vitale importanza per evitare il goal. Di finte ce ne sono tantissime e non sono solo quelle classiche con i piedi: ce ne sono di corpo, dorsali, dribbling dorsali con avversari di fianco, ecc. È un mondo molto ampio, però è anche necessario ricordare che “non esistono finte più o meno efficaci. Bisogna essere in grado di eseguire la finta corretta per la situazione in cui mi trovo per renderla efficace, interpretando il gioco”.

ALLENAMENTO
Le finte vengono allenate inizialmente, “a secco” o con il trattamento palla, per captare e assorbire al meglio il gesto. Il maestro di tecnica Matteo Pierleoni spiega che solitamente si parte da quella più comune, la forbice semplice: passo sopra la palla con una gamba e la porto via con l’altra. Se, ad esempio, utilizzo la sinistra per fare la forbice, porterò via con la destra per andare a saltare l’avversario. Qui viene allenata sia la coordinazione sia la forza, in quanto anche la gamba d’appoggio ha un compito ben preciso.

In un momento successivo verrà fatto un lavoro su circuito chiuso dove si entrerà a contatto con una o più finte, massimo 3 per sessione. La modalità è sempre la stessa: impostato un inizio e una fine, si tornerà sempre dal punto di partenza con lo scopo di apprendere la finta svolgendola più volte. “Il circuito può essere impostato come una serie di dribbling largo. Troveremo quindi cinesini larghi e i ragazzi andranno a puntarli, faranno la finta richiesta per poi passare al cinesino successivo”. Una volta completato il circuito chiuso si lavorerà sull’1vs1, che si può fare in tantissime modalità. “Quello più semplice – secondo Matteo Pierleoni – è quello dove il difensore gioca palla sull’attaccante, questo riceve e inizia a puntare il proprio avversario che in quel caso difende ad esempio una porticina. Gli 1vs1 si possono variare in tantissimi modi (di spalle, di fianco, ecc.), le situazioni sono infinite, ed è per questo che i ragazzi devono essere pronti ad affrontare qualsiasi tipo di azione. Sta a loro portare in campo questi gesti, magari io la finta in allenamento gliela insegno frontale, ma poi in partita devono compierla tramite un dribbling dorsale, spalle alla porta e avversario attaccato alla schiena per poter saltare l’avversario, e devono quindi essere in grado di comprendere ciò. Principalmente le finte servono ad ampliare la fantasia del giocatore che si vuole creare e formare”.

CONSIGLI
L’allenamento costante, anche delle situazioni di 1vs1, è molto importante per dare ai giocatori tutti gli strumenti da utilizzare in partita quando, per ogni diversa condizione di gioco, devono saper effettuare la finta più efficace per saltare quell’avversario in quel determinato momento e zona di campo. “Consiglio di lavorare molto presto sulle finte, anche quando non ci sono ancora ruoli stabiliti. Capire bene i movimenti per poi metterli in pratica, da grandi, in qualsiasi ruolo, essendo preparati sia a fare che a subire la finta”.
Tra ragazzi e ragazze non ci sono grosse differenze, tutti sono disposti ad apprenderle e tutti le compiono, ma anche qui Matteo Pierleoni ha notato una maggior testardaggine delle ragazze nell’andare a fondo per assimilare meglio i movimenti: “Alcune ragazze che ho allenato avevano il desiderio di andare a lavorare anche con il piede più debole per essere ugualmente brave anche con quello. Secondo me fino ai 14-15 anni è comunque più efficace lavorare sul piede abile per rafforzarlo il più possibile, anche a livello di finte. Sul piede debole si può sempre migliorare, anche da più grandi”.

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Photo Credit: Matteo Pierleoni