Sembra incredibile però è tutto vero, sembra impossibile però è una triste realtà: il calcioscommesse è arrivato anche nel calcio femminile. È quanto accaduto in Spagna negli ultimi mesi con tre calciatrici del Santa Teresa, Marta Parralejo, Estefanía Lima e Nayadet López, arrestate preliminarmente a giugno e attualmente in libertà vigilata in attesa della sentenza definitiva.

Purtroppo per loro, pochi giorni fa, sono stati pubblicati [1] anche gli audio di alcune telefonate incriminate: la loro posizione si aggrava ulteriormente. Il Santa Teresa, squadra di Badajoz, è stata la prima squadra della stagione 2017/2018 a retrocedere in Serie B e proprio nella fase cruciale della stagione, le tre giocatrici avrebbero accettato di far perdere la propria squadra, per guadagnare tra i 2000 e i 3000 € a partita.

Il punteggio richiesto alle giocatrici e che garantiva più incassi era il 3 a 0, e guarda caso, il Santa Teresa perse otto volte proprio per 3 a 0, sia in casa che in trasferta. In più, ci sono altre cinque partite in cui la squadra sotto inchiesta ha perso con più di tre gol di scarto, una delle quali finita per 10 a 0. Le giocatrici vennero avvicinate da un ex giocatore del Santa Teresa, Emilio Pinto, contattato a sua volta dalla mafia cinese, paese in cui venivano realizzate le scommesse online: l’ex giocatore cercò anche di coinvolgere il portiere del Santa Teresa, considerata un elemento fondamentale per la buona riuscita delle combines. Il calcioscommesse è internazionalmente conosciuto come match fixing ed è severamente perseguito e vietato dalle autorità competenti: FIFA e UEFA hanno piena giurisdizione anche in ambito nazionale in relazione alle scommesse illegali.

La FIFA negli ultimi anni ha adottato il pugno di ferro per reprimere l’alterazione del normale andamento delle partite: ha squalificato a vita due giocatori inglesi militanti in Australia e pochi mesi fa ha squalificato un arbitro ghanese. A livello normativo, l’art. 42 del codice disciplinare della FIFA impedisce la prescrizione dei reati in tema di calcioscommesse: mentre tutti i reati sportivi compiuti durante una partita, o condotte in tema di doping hanno tutti una prescrizione (tra i due e i dieci anni), la punibilità delle condotte relative al calcioscommesse non prescrive mai [2]. Inoltre, l’art. 62 del codice disciplinare vieta non solo la corruzione attiva ma anche quella passiva (accettare un ingiustificato vantaggio economico [3]) e al c.3 prevede la squalifica a vita in caso di reiterazione.  

Allo stesso modo il codice disciplinare della UEFA all’art. 10, evita la prescrizione dei reati collegati al match fixing[4], all’art. 12 stabilisce la colpevolezza anche di chi non denuncia qualsiasi attività diretta a violare l’integrità della competizione e infine, l’art. 53 determina che ogni caso di scommesse illegali potrà essere riaperto in qualsiasi momento [5]. A livello nazionale, la RFEF, la federazione spagnola di calcio, all’art. 75bis del proprio codice disciplinare, vieta la partecipazione a qualsiasi titolo in scommesse illegali. La sanzione per i giocatori e giocatrici è una multa economica tra i 3006 e i 30.051 € più una o più delle seguenti sanzioni: sconfitta a tavolino per la squadra, penalizzazione di tre punti in classifica, partite da disputare in campo neutro, chiusura dello stadio per quattro partite, inabilitazione da due a cinque anni e inabilitazione a giocare a vita.

Similmente, la FIGC vieta il calcioscommesse per tutti i soggetti dell’ordinamento federale e tesserati di società professionistiche e dilettantistiche: la sanzione, a norma dell’art.6 del codice di giustizia sportiva prevede l’inibizione o la squalifica non inferiore a tre anni e una multa a partire dai 25.000 €. Infine, anche la FIGC obbliga i suoi tesserati a denunciare qualsiasi comportamento collegato al calcioscommesse: in caso di omessa denuncia la sanzione è inibizione o squalifica non inferiore a sei mesi più ammenda non inferiore a 15.000 €. Se una giocatrice partecipasse ad una trama di match fixing, non solo andrà incontro ad una o più sanzioni di diritto sportivo come quelle sopra indicate, ma anche a quelle provenienti dal diritto penale: gli articoli 416, 640 e 721 del codice penale più la legge 13 dicembre 1989, n.401 sono tutte norme applicabili al calcioscommesse, un reato a consumazione anticipata, ovvero, verrà punito anche se l’effettiva alterazione della partita non è stata conseguita.

Forse le giocatrici del Santa Teresa pensavano di essere immuni dalle norme giuridico sportive in tema di calcioscommesse, o forse, non immaginavano le conseguenze delle loro azioni. Più il calcio femminile crescerà e più ci saranno tentativi da parte delle criminalità organizzate di sfruttare lo sport che tutti noi amiamo e rovinare le carriere delle calciatrici: è sempre bene denunciare chi tenta di alterare il risultato delle partite prima che sia troppo tardi, poiché come abbiamo visto, non sarà mai troppo tardi per punire tali reati sportivi.


[1]Q. Alsedo, “Así se amaña un partido de fútbol femenino en España”, in http://www.elmundo.es/deportes/futbol/2018/08/11/5b6dde89268e3e23358b45f3.html

[2]Art. 42 Codice Disciplinare FIFA: “Prosecution for corruption is not subject to a limitation period”.

[3]Art. 62 Codice Disciplinare FIFA: “Passive corruption (soliciting, being promised or accepting an unjustified advantage) will be sanctioned in the same manner. In serious cases and in the case of repetition, sanction 1b) may be pronounced for life”.

[4]Art.10 Codice Disciplinare UEFA: “There is a statute of limitations on prosecution, which is time-barred after. Match fixing, bribery and corruption are not subject to a statute of limitations.”

[5] Art. 53 Codice Disciplinare UEFA: “Cases related to doping or match-fixing offences are not subject to the above limitations and can be reopened at any time”.

Credit Photo: Pagina Facebook Santa Teresa Badajoz

Silvio Bogliari
Laureato in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Perugia, ha completato la sua formazione giuridica con il master in diritto internazionale presso l’università Complutense e il master in diritto sportivo presso l’Escuela Universitaria Real Madrid. Ex giocatore del Città di Castello Calcio e del A.S. Cerbara.