Le sentenze dei tribunali FIFA riguardanti il calcio femminile rappresentano una misera percentuale rispetto a quella sul calcio maschile. In rete possiamo trovare solo quattro sentenze sul calcio femminile pronunciate negli ultimi dieci anni, due delle quali relative al “training compensation” per cui nemmeno direttamente vincolate ai diritti delle giocatrici.
L’assenza di “giurisprudenza femminile” è magari proporzionale alla crescita del movimento femminile: più migliorerà più ci saranno problemi da risolvere e sentenze da emettere.

Oltre alla FIFA, l’altra istituzione fondamentale in diritto sportivo è il TAS, il tribunale arbitrale dello sport, una vera e propria corte suprema dello sport mondiale; proprio difronte al TAS negli ultimi mesi si è conclusa una storia di discriminazione nel calcio femminile[1].

Questa vicenda riguarda la sig.ra Rochell Woodson cittadina liberiana e membro di spicco del calcio femminile africano. La sig.ra Woodson venne eletta membro del Comitato Esecutivo della Federazione calcistica liberiana nel 2010; da quel momento la sua ascesa non si fermò, raggiungendo anche il Comitato FIFA del calcio femminile.

Nell’agosto del 2016 la sig.ra Woodson chiese il permesso al Comitato Esecutivo della Federazione liberiana di andare in maternità negli Stati Uniti, dando però la piena disponibilità a lavorare a distanza. La Woodson consegnò due ulteriori indirizzi mail oltre a quelli già in possesso della Federazione, più un numero di telefono americano: il presidente della Federazione approvò. Quando tutto sembrava andare come programmato, il 30 settembre del 2016 il presidente della Federazione liberiana inviò una mail alla Woodson chiedendole di non richiedere aggiornamenti delle attività federative e che nemmeno fosse più necessario inviarle le mail in copia riguardanti le attività del Comitato.

La vigilia di Natale del 2016 la sig.ra Woodson ricevette una mail in cui veniva informata della possibilità reale di venir espulsa dalla Federazione a causa della sua inattività; l’assemblea che avrebbe votato al riguardo si sarebbe tenuta a fine gennaio 2017.
E così fu: il 26 gennaio 2017 la sig.ra Woodson venne espulsa dalla Federazione liberiana con 35 voti pro espulsione e 3 contro. La sig.ra Woodson non accettò la decisione e presentò ricorso al TAS che ha piena giurisdizione nelle materie federative, considerando di essere stata vittima di una evidente violazione dei diritti più basici.

Dinnanzi al TAS i dirigenti e gli avvocati della Federazione liberiana considerarono che la Woodson fu assente per un irragionevole e ingiustificato periodo di tempo (20 settimane) quando invece la legge sul lavoro liberiana prevede un congedo di maternità di 14 settimane. Inoltre i dirigenti federali liberiani chiedevano al TAS l’applicazione dell’art.47 dello statuto della Federazione liberiana che prevede: “Le posizioni dei vicepresidenti e degli altri membri del comitato esecutivo saranno considerate come vacanti in caso di morte, dimissioni, invalidità permanente o se i vicepresidenti e gli altri membri del Comitato Esecutivo non partecipano a 4 riunioni ordinarie consecutive[2]”.

Aver paragonato il congedo di maternità della Woodson con le situazioni previste dall’art.47 (morte, dimissioni o invalidità permanente), è stato un autogol clamoroso; in più la sig.ra Woodson non fu assente a nessuna delle riunioni ordinarie.
L’altro errore fu quello di richiedere l’applicazione della legge sul lavoro liberiana, non sapendo che l’ordinamento sportivo gode di autonomia propria e le norme di diritto sportivo si differenziano nettamente da quelle dell’ordinamento ordinario; basti pensare che nel calcio non sono mai esistiti né esisteranno i contratti a tempo indeterminato.

Il TAS considerò che la Woodson non dovesse essere considerata una lavoratrice “normale” proprio per il suo status di membro del Comitato Esecutivo della Federazione; per questa ragione le uniche norme applicabili al caso sarebbero state quelle previste dallo Statuto della Federazione o qualsiasi norma federativa interna. Purtroppo però per i dirigenti federali liberiani, nessuna norma federativa regolava il congedo di maternità e chissà quante altre federazioni sportive nazionali non lo prevedono.
Infine, non solo la sig.ra Woodson non risultò assente a nessuna delle riunioni ordinarie ma addirittura non venne emesso nessun verbale dell’assemblea che decretava la sua espulsione dal Comitato, rendendo impossibile capire se i 2/3 necessari ad approvare la decisione fossero stati realmente raggiunti.

Il TAS concluse che la sig.ra Woodson dovesse essere riammessa con effetti immediati.

L’assenza di giurisprudenza femminile come detto all’inizio, può essere legata alla poca consapevolezza da parte del calcio femminile che i tribunali della FIFA e il TAS esistono e servono anche per far rispettare e applicare le norme calcistiche per le giocatrici.
Tuttavia, il lodo emesso dal TAS che ha giudicato la sig.ra Woodson ed emesso il 7 agosto 2017, fa da spartiacque poiché ha dimostrato che il tale tribunale è pronto a giudicare anche controversie in ambito calcistico femminile.

La storia della sig.ra Woodson dimostra come bisogna sempre aver la forza di andare contro le decisioni palesemente lesive di diritti fondamentali, anche se queste decisioni sono state prese dai vertici di una federazione calcistica e tutti sappiamo quanto difficile sia fronteggiare questi enti. Infine, la Woodson con la sua iniziativa ha dimostrato che i diritti vanno difesi e che non bisogna aver paura di difenderli.


[1] Arbitration CAS 2017/A/4979 Rochell G D Woodson v. Liberia Football Association (LFA), award of 7 August 2017.
[2] p.46 Arbitration CAS 2017/A/4979 Rochell G D Woodson v. Liberia Football Association (LFA), award of 7 August 2017: “The positions of the Vice-presidents and other members of the Executive Committee will be considered vacant in case of death, resignation, of permanent disability or if the Vice-presidents and other members of the Executive Committee do not participate in 4 consecutive regular meetings”.

Silvio Bogliari
Laureato in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Perugia, ha completato la sua formazione giuridica con il master in diritto internazionale presso l’università Complutense e il master in diritto sportivo presso l’Escuela Universitaria Real Madrid. Ex giocatore del Città di Castello Calcio e del A.S. Cerbara.

2 COMMENTI

  1. L’articolo tratta un argomento molto importante e interessante. La “maternità responsabile” con diritti e doveri è stata una conquista per le donne, le giocatrici non sono donne anche loro?!!!!!

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