Photo Credit: Paolo Comba - Photo Agency Calcio Femminile Italiano

Small Talk è il nuovo podcast proposto dalla Juventus sul suo canale YouTube in cui calciatrici e calciatori si raccontano. Dopo il primo episodio con protagonista Pierre Kalulu, è stata pubblicata la puntata che coinvolge Alisha Lehmann. Al suo primo anno con la maglia bianconera ha già conquistato uno Scudetto e coronato il sogno di esordire in Women’s Champions League, due obiettivi non da poco. Sono tante le cose, belle e meno belle, di cui ha parlato nei quaranta minuti della sua bella chiacchierata con lo speaker, Carlo Pastore e, indirettamente, con tifose e tifosi.

«Sono sempre stata una persona sorridente. Mi alzo e sono felice, soprattutto quando devo andare ad allenamento o fare qualcosa di bello, cerco di trasmettere positività anche alle altre», ha cominciato la calciatrice, che ha subito messo in luce un tratto importante del suo carattere, vale a dire la positività, che traspare dal tono di voce mentre parla del calcio, la sua professione ma, prima di tutto, la sua passione.

Ha proseguito parlando un po’ di sé e della Svizzera, dove viveva in un paese di provincia, una nazione che l’ha vista crescere fin dai primi calci a un pallone e che l’ha aiutata a crearsi una mentalità vincente e sempre a caccia di nuovi stimoli, tanto da buttarsi a capofitto in una nuova avventura prima in Inghilterra e poi in Italia per seguire il suo sogno: «In Svizzera c’è una mentalità un po’ rigida, ma ho imparato la disciplina e mi ha aiutato. Ho conosciuto e amato l’Inghilterra, che è molto diversa, e adesso che sono qui in Italia la amo allo stesso modo.»

Prima di scoprire la concreta possibilità di diventare una calciatrice professionista, Lehmann vedeva questo sport come un semplice passatempo. Due eventi, però, l’hanno portata a riconsiderare il suo futuro: «Correvo più veloce dei ragazzi. Credo che il punto di svolta sia stato lo Young Boys, a 11 o 12 anni. Non avevo mai pensato di poter diventare una professionista, il calcio femminile non era così conosciuto, ma non ho mai smesso di dare tutta me stessa per questo sport. A 18 anni ho ricevuto la prima convocazione in Nazionale. Sono andata in Giappone per la prima trasferta con la squadra, ed è lì che ho capito: “Voglio diventare una calciatrice professionista”, ed è un sogno diventato realtà.»

Se, all’inizio della carriera della classe 1999, era complicato trovare calciatrici a cui ispirarsi, la diffusione del movimento ha fatto sì che nascesse una maggiore consapevolezza, le bambine adesso hanno un ampio ventaglio di professioniste da poter vedere come idoli: «Ci sono davvero tantissime calciatrici che possono diventare un esempio, e quando una bambina viene a dirti che sei il suo idolo è un’emozione speciale. Gli Europei e i Mondiali in Australia hanno aiutato tanto il movimento. Qui in Italia si è ancora un po’ indietro rispetto ad altre nazioni come appunto l’Inghilterra, però credo si stia andando nella giusta direzione.»

Torino le ha subito rubato il cuore; giocare per la Juventus è, inoltre, un enorme privilegio e fonte d’orgoglio: «Al mio arrivo ero nervosissima, c’erano davvero tante persone ad aspettarmi. La prima volta che ho indossato la maglia ero incredula. La Juventus è un Club importante, è un privilegio giocarci e devi scendere in campo con orgoglio. Amo Torino: è una grande città, ma è molto calma, e mi piace tantissimo.» 

La Juventus, secondo Lehmann, è la squadra migliore della sua carriera. Inoltre, il gruppo è unito, le ragazze hanno sempre il sorriso sulle labbra mentre lavorano duramente per centrare gli obiettivi e si trova molto bene con tutte, così come tutte si trovano bene in sua compagnia. In particolare, Cristiana Girelli è la summa perfetta tra spirito di sacrificio e simpatia: «Penso che la Juventus sia la miglior squadra in cui io abbia giocato, ci sono tante giocatrici davvero brave. Voglio bene a tutte loro. Il fatto che parlino bene di me significa molto. Ci divertiamo tantissimo, e io amo le persone divertenti e che sorridono. Cristiana Girelli mi ha davvero stupito, è la migliore attaccante che abbia mai visto, da lei si può imparare tantissimo: è una calciatrice davvero brava, ed è anche simpaticissima, fa un sacco di battute ed è sempre allegra.»

In una sua intervista alla stampa spagnola, Lehmann ha dichiarato di aver ricevuto, e di continuare a ricevere, molte critiche per colpa del modo in cui scende in campo, vale a dire truccata, un atteggiamento ritenuto “non conforme”: «Ricevo molte critiche, ma non mi interessa. Non capisco quale sia il problema. Sono molto femminile, e adesso sto trasformando questa cosa in una mia caratteristica. Per fare loro dispetto, metto anche un filo di lucidalabbra in più», scherza ironizzando su un tema che, in realtà, è tutt’altro che piacevole: il pregiudizio legato all’apparenza, diffusosi ancora più a macchia d’olio dopo la diffusione altrettanto capillare dei social. A tal proposito, lei stessa ha detto: «Devo concentrarmi sul mio lavoro e non ricevere stress da parte dei social; per questo, anche quando vorrei dire qualcosa, preferisco non dire niente.» 

Una passione della calciatrice è viaggiare per conoscere nuove culture e imparare da tutte le persone che incontra. Le lingue, poi, sono uno strumento importantissimo per comunicare e imparare, e lo studio dell’italiano procede bene. Un’altra sua grande passione è la scrittura, una terapia che l’aiuta soprattutto nei momenti di difficoltà: «Mi piace viaggiare, imparare e incontrare persone, puoi sempre portare con te qualcosa. Parlo lo svizzero, il tedesco, il francese, l’inglese, il portoghese e sto imparando l’italiano, ma per ora lo capisco più di quanto riesca a parlarlo. Scrivo molto, prendo nota soprattutto quando le cose non vanno molto bene e come mi sento quando le cose vanno bene.»

Alisha Lehmann, proprio come sul suo quaderno, ha già scritto pagine speciali di vita vissuta che non si sarebbe mai immaginata, ma con gli scarpini ai piedi. Ha scritto un’altra pagina, e lo sta ancora facendo, da quando veste la maglia della Juventus Women. Speriamo che, in futuro, possa continuare a prendere appunti sui suoi quaderni per raccontare belle esperienze e soddisfazioni con questa squadra.

Ilaria Cocino
Nata a Torino nel 1998, si appassiona al calcio e all'atmosfera magica degli stadi fin da ragazzina. Laureata in Traduzione presso l'Università degli Studi di Torino, attualmente è traduttrice freelance dall'inglese e dallo spagnolo e si occupa anche di editoria. Da sempre affascinata dal mondo del giornalismo sportivo, prova a coniugare la sua passione per il calcio femminile con quella per le lingue per immergersi anche in quello internazionale.

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