Katia Serra ha dovuto combattere ogni giorno per raggiungere traguardi che sembravano non solo impossibili ma addirittura impensabili. La sua “una vita in fuorigioco” è un contributo letterario dove l’ex. Calciatrice, poi sindacalista, allenatore, giornalista ed opinionista mette in risalto la sua vita per il calcio.

Ammetto che da giornalista ho incontrato più volte Katia negli stadi, sempre per lavoro, nelle occasioni più speciali per il Calcio Femminile (le Finali di Super Coppa, la Coppa Italia oppure Nazionale maggiore ed ultimi gli Europei in Inghilterra) ed il nostro breve tempo si è sempre contraddistinto da una seria e condivisa passione sportiva per questo bel Movimento.

Leggere questo suo libro per me è stato un tuffo in un mondo che ho imparato a conoscere, da dentro, ed è redatto con passione e semplicità di scrittura proprio come il suo carattere: semplice ma tenace. Un testo che si compone di 223 pagine della vita di Katia, quando da bambina partecipava a scuola alle attività di educazione fisica con i maschi (per scelta sua e della sua famiglia) a quando trascorreva i momenti di spensieratezza giovanile a rincorrere un pallone con suo fratello ed i suoi amici.

Il descrivere i luoghi nei quali a vissuto, il regalarci i momenti di difficoltà suoi e della sua famiglia ci fanno capire la semplicità di questa ragazza che ha vissuto per questo sport con una sola passione e tanta forza di essere quello che oggi troviamo nel suo testo. Ci narra i particolari del suo lungo cammino calcistico, nei momenti belli e brutti con i suoi infortuni sul campo, ci confida i momenti più difficili: con i suoi tre tatuaggi (dei piccoli “kanji giapponesi”) che significano coraggio, ambizione e verità; doti che Katia ha espresso anche nella stesura di questa sua opera.

Un libro molto bello, che si legge tutto in un fiato, che s’intercala tra il racconto dettagliato e minuzioso di un evento che ha scritto la storia per il calcio: la finale di Wembley tra l’ Inghilterra e l’ Italia di Mancini e Vialli ed il racconto di una ragazza comune che con rispetto ed umiltà ha saputo non solo giocare a pallone (in un mondo di maschi) ma anche essere un modello virtuoso per molte di mettersi in gioco per i valori del Calcio Femminile Italiano.

L’ 11 luglio 2021 resterà per noi tutti “italiani” una data storica, con gli Inglesi sconfitti ai rigori, ma per Katia Serra un ricordo indelebile: come lei stessa confessa “sono finalmente arrivata alla montagna, ora è in salita per tutti, per me e per gli Azzurri in campo”. Infatti non era mai accaduto che una donna commentasse una gara maschile di tale importanza, addirittura per una Finale, con giudizi tecnici capaci di trovare il plauso di tutti i suoi colleghi RAI.

Con i contributi di Arrigo Sacchi, Lele Adani e Damiano Tommasi il libro ritrova e narra altri ricordi, altri spunti di vita quotidiana, che ancor di più arricchiscono una stesura molto ricca di contenuti ed aneddoti che tengono il lettore incatenato: anch’esso in campo, con Katia, o nello stadio.

Suggestive le fotografie a colori che ritraggono la giovane bimba a Ponte Samoggia, in provincia di Bologna, nella piccola casa di famiglia quando già a dieci anni calciava il pallone.

Un libro che è destinato ad entrare nella storia del Calcio Femminile, non solo per la carriera calcistica di Katia, ma per le sue lotte per i riconoscimenti in Figc dello “status” di professionismo, che oggi troviamo in Italia. Le vicende, le lotte, ed i riconoscimenti ottenuti con sacrificio sul campo e fuori (con le compagne dello spogliatoio) per essere riconosciute calciatrici. Si trova tutto, in dettaglio, quello che non si conosceva del mondo femminile: quello che tutti pensavano di conoscere ed invece è stato contrariamente scritto o detto in modo diverso.

Credo che questa stampa, uscita in libreria oggi, possa essere di lezione a tutti gli appassionati di sport (non solo di calcio). Credo che l’augurio di Katia : “auguro buon viaggio a tutte coloro che vorranno intraprenderlo”, sia da prendere in esempio, per chi ama questo sport per chi saprà trovare il suo giusto spazio come ha fatto lei.

Adesso, conclude Katia, in questa selva di uomini, c’è un piccolo sentiero anche per noi donne, che conduce al cuore del calcio”.

Paolo Comba
Paolo Comba, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti di Torino, dopo il conseguimento del Tesserino ha collaborato per varie testate giornalistiche seguendo il Giro d’Italia (per cinque edizioni), i Campionati del Mondo di SKI a Cortina, gli ATP FINALS di Tennis a Torino, i Campionati Italiani di Nuoto ed ha intrapreso, con passione e professionalità, dal 2019 a Collaborare con Calcio Femminile Italiano. Grazie a questa Testata ho potuto credere ancora di più a questo Movimento, sia nelle gare di Serie A che in Nazionale maggiore, ed a partecipare di persona all’ Argarve Cup ed ai Campionati Europei in Inghilterra. Ad oggi ricoprendo una carica di molta responsabilità, svolgo con onore questa mia posizione, portando ancora di più la consapevolezza di poter dare molto per lo sviluppo e la vibilità del Calcio Femminile in Italia e all’estero poiché lo merita per la sua continua crescita.