Katia Serra, ex calciatrice in Serie A e della nazionale, e attualmente commentatrice tecnica della Serie A per TIMVISION, ha parlato, sulle colonne de La Giovane Italia, di quanto accaduto nei giorni scorsi ad Aurora Leone dei The Jackal prima de La Partita del Cuore: “Quanto successo non può e non deve passare inosservato, in primo luogo, stiamo parlando di una partita di beneficienza, in cui valori come la solidarietà, l’inclusione, il divertimento e il voler fare bene agli altri sono alla base di questi eventi e vengono cancellati nel momento a qualcuno, donna o uomo che sia, viene negata la partecipazione. Lo trovo aberrante, perché quando qualcuno si mette in gioco, dedicando il suo tempo e le sue qualità per fare del bene deve avere la possibilità di partecipare. Oltretutto, era stata pure invitata al pari degli altri calciatori: una persona come Aurora, come chiunque si metta in gioco per la solidarietà, va ringraziata e non esclusa”.

“Secondo, il calcio è uno sport di squadra, non di genere – ha proseguito Serra – per cui basta fare dei distinguo e relegare le donne ad un posto marginale, senza che abbiano le stesse possibilità degli uomini. Non se ne può più di vedere che, sia nel calcio agonistico che in quello fatto puramente per divertimento, ci siano episodi di discriminazione di questo tipo, che ci fanno sentire escluse e non accettate. È finito il tempo dell’esclusione. Capita troppo spesso che certi ruoli vengano ricoperti da persone che non hanno conoscenza, da persone superficiali che non hanno rispetto per l’interlocutore; è grave perché non bisogna permettersi di giudicare nessuno, né per questioni di genere, né per questioni razziali o sessuali. La gravità è denotata da una mancanza di rispetto, in questo caso di genere, nei confronti di Aurora. Non basta che poi siano arrivate le scuse, bisognerebbe sempre pensare prima di agire o parlare a sproposito come in questa circostanza, perché basta avere un quoziente d’intelligenza minimo per non scadere in queste meschinità”.

Il fatto dimostra ancora una volta quanto ci sia da sviluppare in termini di cultura, non solo cultura dell’inclusione e dell’emancipazione della donna, ma anche di cultura sportiva: “Questo episodio non è isolato e penso che anche in un’Italia più evoluta di questa continueranno a verificarsi” aggiunge ancora Serra “Ci sarà sempre qualcuno che scivola su questo argomento perché, purtroppo, il machismo della nostra società continua ad essere perpetuato anziché mitigato, rallentando un processo d’inclusione in cui dovremmo essere tutti sullo stesso piano. Non siamo più nel Medioevo: le donne devono essere libere di fare ciò che credono senza che vengano ostacolate e devono essere libere di farlo in qualsiasi ambito scelgano, purché lo sentano a loro affini”.

Come se oggi, nel ventunesimo secolo, certi ambienti fossero ancora legati solo al mondo maschile: “Questo atteggiamento sembra considerare lo spogliatoio, non solo il luogo fisico, ma inteso proprio come il concetto di fare squadra e fare gruppo, come una cosa che si può fare solo tra maschi; ma uno spogliatoio è forte quando si fa squadra e si fa gruppo, lo si vede da come una persona viene aiutata a farne parte e come si rema tutti nella stessa direzione. Voler blindare certi ambienti, come la cena di squadra, è un atteggiamento poco costruttivo e che tende ad escludere. La soluzione di invitare la Juventus Femminile è segnale tardivo per cercare di rimediare ad una situazione diventata inaccettabile”.

L’opinionista TV ha un ultimo pensiero sull’accaduto: “Sono per la trasparenza, sempre e comunque. Credo che nel signor Pecchini sia scattato un meccanismo sbagliato e negativo, che troppo spesso si vede nell’ambiente calcio in Italia. Mi fa piacere che tanti cantanti abbiano preso le distanze e si siano scusati e non penso che l’abbiano fatto solo per circostanza. Lancio però una provocazione: anni fa ho fondato la nazionale delle donne parlamentari, con lo scopo di tenere alti i temi dell’inclusione e dell’emancipazione, con l’obiettivo che parità di diritti e aspetti culturali che riguardano le donne non vengano mai trascurati. Allora perché non rendere direttamente mista la Nazionale Cantanti o non creare una Nazionale Cantanti al femminile? Mi auguro che in futuro, quando ci saranno altre iniziative di questo genere, vengano invitate sempre più donne e che gli sia garantita la partecipazione”.

Photo Credit: Facebook Katia Serra