Il movimento calcistico femminile haitiano sta facendo enormi passi avanti sfornando talenti su talenti con ampi margini di miglioramento e grandi possibilità di diventare grandi giocatrici a livello mondiale; basta prendere come esempio Melchie Dumornay inserita dalla testata giornalistica Goal tra le migliori Under 19 al mondo.

Il caso che ha sconvolto il mondo sportivo haitiano nasce proprio da dove le ragazze dovrebbero avere la possibilità di crescere ed evolversi, nel Centre Technique National di Croix-des-Bouquets, uno dei più grandi ed importanti centri sportivi del Paese. Le accuse arrivano da diverse fonti coinvolte nel centro che tramite il The Guardian, noto giornale britannico, le hanno volute rendere note denunciando Yves Jean-Bart, presidente dell’FHF – Fédération Haïtienne de Football – dal 2000. Si presume che gli abusi siano avvenuti negli ultimi cinque anni e in questo lasso di tempo nessuno ha lasciato dichiarazioni sull’argomento, l’omertà l’ha fatta da assoluta padrone. A quanto pare questa specie di uomo aveva una grandissima influenza e provocava timore in tutte e tutti.

Le accuse nei confronti del presidente sono a dir poco pesanti; si parla di abuso di minore ed obbligato aborto con numerosi stupri avvenuti proprio all’interno della struttura. Risalendo alle confidenze delle vittime, Yves Jean-Bart compieva i suoi orrori anche tramite l’aiuto di terze persone pienamente consapevoli della situazione a dir poco vomitevole. Centro che è stato oggetto anche di critiche in merito all’abbandono della struttura e all’abuso dei fondi inviati principalmente dalla FIFA (un investimento su tutti i 6 milioni del programma “Forward”). “L’ultima volta che ho messo piede lì, volevo vomitare. È spregevole. Dieci bambini dormono in ogni stanza, non ci sono lenzuola, né bagni puliti. È inimmaginabile. Dove sono finiti i soldi? La federazione ha ricevuto milioni e non hanno nemmeno comprato i fogli.”; queste sono le dichiarazioni rilasciate da un ex allenatore del centro che fanno perfettamente capire la gravità della situazione.

Ovviamente Dadou, soprannome del presidente, ha cercato di allontanare ogni tipo di accusa: “Non incoraggerei tali pratiche nel calcio haitiano, tanto meno nel centro che è sotto la mia responsabilità. Se ci fossero casi del genere, incoraggerei le vittime a sporgere denuncia presso la federazione e le autorità giudiziarie del paese. Siamo pronti, a livello di federazione, a sostenerli. Non capisco come qualcuno possa farmi sembrare un boia al punto in cui le famiglie si sentirebbero intimidite da me. “

Sul caso è intervenuta anche la federazione per discostarsi da questa situazione: “Fino ad oggi, non abbiamo mai ricevuto lamentele in tal senso. Il nostro progetto è prima di tutto un progetto umano che mira a cambiare il futuro dei giovani, a ripristinare l’esclusione attraverso il gioco anche se sappiamo che in questo paese e persino nel mondo alcuni spiriti sono sempre in guerra contro il bello e il buono. “

La questione appare ben chiara ma le autorità competenti devono ancora far luce sull’accaduto, quello che è certo è che accaduti del genere non sono ancora ammissibili nel 2020, con ragazze costrette a subire abusi di ogni genere pur di non rinunciare alla propria carriera.