La Divisione Calcio Femminile presieduta da Ludovica Mantovani, con il passaggio al professionismo, ha deciso che la serie A si trasformerà in una Superlega. Ovvero in un club esclusivo, al quale saranno ammessi solo dieci soci.

 Ma siamo sicuri che questa riforma non sia troppo restrittiva per un movimento che sta per crescere ogni anno di più e che limiti troppo le società minori ad essere congestionate in serie minori che le limiti a scontri tra le eterne seconde?

A dire il vero non si è capito se sia un bene o un male per il movimento rosa, e su questo punto si era già espressa con la sua abituale chiarezza Carolina Morace, ex calciatrice ed  allenatore di Serie A,  l’unica che ad oggi ci ha messo la faccia ed abbia espresso chiaramente la sua posizione, per una materia per la quale vale la pena ritornarci sopra per capire le posizioni delle società.

Sento parlare di un campionato a 10 squadre, dice senza mezze parole Carolina, Ma è una scelta per andare avanti o che intralcerà e basta? Io sono più per la seconda, anche perché non c’è niente del genere in Europa. Che scopo ha? Il risparmio sui costi? Il professionismo serve, ma di certo non con le 10 squadre. Chi prende decisioni del genere evidentemente non ha a cuore il calcio femminile”.

 Un progetto che sia al maschile, che al femminile, calza a pennello con le dinamiche del “sistema”, ed è pronto a inglobare anche il movimento in rosa. Certamente questa riforma potrà cancellare, in tempi rapidi, l’anima dilettantistica che ne ha fatto la storia di questo sport. Il tutto in un silenzio mediatico assordante e preoccupante.

Ci sarà ancora spazio per  sognare, a prescindere dal genere, per i quali da sempre si nutre il calcio? Non deve essere dimenticato, mai, che la magia del calcio è ancorata alla passione dei tifosi i quali hanno bisogno di sogni.

Se già oggi gli stadi del calcio femminile, salvo poche eccezioni, sono poco affollati con questa fase si rischia di trasformarsi in cattedrali nel deserto: lo svuotamento etico del sistema sarà ineludibile.

 Le criticità restano numerose e non tocca a noi cambiare la scelta, ma è giusto sensibilizzare il tifoso, il lettore, il tecnico o la calciatrice che esprima il suo pensiero in merito e che alzi la voce per non mettere il calcio femminile al servizio del corrispettivo maschile che in termini etici divenga l’idea opaca che si possa arrivare ai massimi livelli senza fare la giusta gavetta.

Paolo Comba, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti di Torino, dopo il conseguimento del Tesserino ha collaborato per varie testate giornalistiche seguendo il Giro d’Italia (per cinque edizioni), i Campionati del Mondo di SKI a Cortina, gli ATP FINALS di Tennis a Torino, i Campionati Italiani di Nuoto ed ha intrapreso, con passione e professionalità, dal 2019 a Collaborare con Calcio Femminile Italiano. Grazie a questa Testata ho potuto credere ancora di più a questo Movimento, sia nelle gare di Serie A che in Nazionale maggiore, ed a partecipare di persona all’ Argarve Cup ed ai Campionati Europei in Inghilterra. Ad oggi ricoprendo una carica di molta responsabilità, svolgo con onore questa mia posizione, portando ancora di più la consapevolezza di poter dare molto per lo sviluppo e la vibilità del Calcio Femminile in Italia e all’estero poiché lo merita per la sua continua crescita.