“Il nostro è un progetto che nasce a Kansas City nel 2013 per permettere ai ragazzi italiani di studiare e fare sport nei college americani. Quando sono arrivato negli USA gli italiani che facevano sport nei College erano pochissimi. Oggi, grazie alla nostra iniziativa sono diventati più di un migliaio”. Così si esprime il presidente di College Life Italia Stefano Elio Radio raggiunto in esclusiva dai nostri microfoni. Abbiamo contattato il massimo dirigente dell’iniziativa per farci raccontare come nasce ma anche per constatare i risultati che si stanno raggiungendo. Allo stesso tempo, abbiamo interpellato Radio su alcune questioni recenti che riguardano il nostro calcio femminile che egli segue con particolare interesse: “la possibilità che offriamo alle ragazze che entrano in College Life Italia è quella di poter studiare in America usufruendo di borse di studio; a volte anche a costo zero basate sui meriti sportivi – spiega il chairman che ha alle sue spalle un passato di calciatore professionista –. Iniziamo a raccogliere i primi frutti del nostro progetto. Ragazzi e ragazze ottengono la laurea e finiscono a lavorare per grandi aziende. C’è anche rimane a praticare calcio a livello professionistico.

Lei come si è ritrovato a guidare un’iniziativa così importante?
Nel 2013 Giorgio Antongirolami, allenatore della Rockhurst University di Kansas City mi offrì una borsa di studio sportiva per intraprendere un Master in Business and Administration. Arrivato negli USA sono bastati pochi mesi per capire che potevamo fare la differenza per tanti giovani ragazzi italiani cosi con lo stesso Giorgio Paolo Scoppola e Lucas De Rossi (due miei compagni di squadra alla Rockhurst University) abbiamo fondato College Life Italia. Attraverso essa abbiamo unito lo studio e lo sport in una sorta di unicum per permettere ai giovani italiani di poter venire in America. Ad oggi sono più di 400 i ragazzi che ogni anno si apprestano ad intraprendere questo percorso.

Cosa faceva prima di fondare College Life Italia?
Ero uno dei tanti giovani che inseguendo il sogno di fare il calciatore professionista rischiando di rovinarsi la vita. Fortunatamente ho avuto una famiglia che mi ha sempre aiutato a capire l’importanza dello studio. Dopo il percorso in settori giovanili professionisti (Genoa e Cisco Roma) ho giocato alcuni anni tra Serie D e lega Pro. Purtroppo sono tantissimi i ragazzi che puntano tutto sul calcio senza mai farcela. Questa cosa adesso inizia a succedere anche nel calcio femminile.

Ad oggi quante calciatrici hanno aderito a questo progetto e come si trovano?
Sono più di 50 le ragazze che sono entrate nella famiglia di College Life e intrapreso il percorso negli USA come Eleonora Franco, Rebecca Di Fronzo, Anna Capranzano e molte altre. Siamo molto orgogliosi del percorso che stanno facendo.

Con il Soccer Management Institute avete portato diverse giocatrici internazionali in Italia?
Nel 2016 abbiamo fondato un istituto di alta formazione sportiva che in poco tempo è diventato punto di riferimento a livello internazionale. Abbiamo portato in Italia diversi studenti-atleti provenienti da tutto il mondo che hanno avuto la possibilità di giocare e studiare al meglio. Tra le calciatrici sono passate da noi Emily Garnier del Napoli, Courtney Hoffer che ha giocato nell’Empoli, Giulia Glaser della Roma Calcio Femminile e tante alte. Tra loro c’è chi ha proseguito la carriera di calciatrice in Europa ma anche chi è tornata negli USA e ha cominciato la carriera da allenatore collegiale.

Lasciare l’Italia per andare a studiare negli States è un passo importante…
Convincere le ragazze a partire è molto difficile, hanno tanti dubbi ed è normale. Però il calcio femminile offre tante opportunità in America essendo praticato in tutte le università del Paese. Noi le mettiamo a loro agio fornendo loro tutto il necessario per poter iniziare la loro avventura americana nel miglior modo possibile.

Lei conosce bene il calcio femminile americano, che differenze ci sono con quello italiano?
Lì è praticato talmente a tal punto che la Nazionale riempie gli stadi ogni volta che giocano. Le calciatrici americane top hanno un livello pazzesco. È anche lo sport più praticato dalle bambine. Si allenano come i maschi fisicamente e forse proprio questa è la più grande differenza. Le giocatrici statunitensi sono molto più fisiche delle nostre, ma le italiane compensano con un maggiore conoscenza delle tattiche di gioco. Uno degli scopi di questa esperienza con College Life Italia è proprio permettere alle calciatrici di fare un vero e proprio scambio di cultura calcistica. Loro vengono da noi a studiare tattiche, noi mandiamo le nostre che migliorano fisicamente e allo stesso tempo insegnano qualcosa di nuovo alle compagne universitarie.

L’Italia ha recentemente approvato il professionismo per il calcio femminile. Cosa pensa di questa decisione storica?
L’approvazione è stata sicuramente una buona notizia ma credo che non siano stati fatti tutti i passi in modo corretto. Speriamo che i club reggano l’urto e che si favorisca la presenza di calciatrici italiane piuttosto che accettare numero crescente di calciatrici straniere.

In America invece è stato approvato l’Equal Pay. Cosa può dirci di questo provvedimento?
Si tratta di una svolta che riguarda prettamente la squadra nazionale di calcio e non i club. Non è che dall’oggi al domani le calciatrici della Lega americana di calcio di ambo le coste andranno a guadagnare esattamente quanto gli uomini. È un provvedimento atto a favorire la Nazionale rendendola a pari merito di quella maschile. Oltre alla questione degli stipendi, c’è una questione logistica. Anche le donne alloggeranno in alberghi a cinque stelle, si alleneranno in stadi e centri sportivi di primissimo livello come gli uomini. Quindi attenzione a non fraintendere quello che veramente è Equal Pay. 

Quali suggerimenti darebbe ai vertici del calcio femminile italiano per migliorare l’appetibilità del nostro campionato?
Più si parlerà di calcio femminile in Italia e più il movimento accrescerà. Il tasso tecnico è già aumentato tantissimo. Ora si riescono a vedere partite molto piacevoli sia in Serie A che in Nazionale. Occorre trovare un modo per invogliare il pubblico a seguire il calcio femminile. Non so se questo format nuovo del campionato possa effettivamente aumentare l’appetibilità, non penso sia funzionale nel nostro Paese. È più un torneo all’americana. La cosa che può certamente aiutare è la partecipazione delle ragazze ai tornei europei ed internazionali con dei match molto appassionanti e tirati. C’è gente che segue il calcio non per ragioni di tifo ma proprio perché vuole vedere gare di alto tasso tecnico.