Come la violenza di una molestia può far tremare una Donna, la veemenza di una scossa può far palpitare la terra aprendo squarci nelle nostre città e profonde ferite nelle vite di tutti noi, inermi, mentre case e decenni di sacrifici cadono in frantumi di fronte ai nostri occhi. Questo lo sa bene un leoncino di Finale Emilia, epicentro della scossa sismica più potente registrata durante il terremoto che devastò il territorio emiliano nel 2012 e città natale di Eleonora Maria Goldoni, talento classe 1996 e nuovo innesto biancoceleste che perde il vezzeggiativo nelle attitudini dentro e fuori dal campo, trasformandosi in una vera e propria leonessa, leader quando gioca e punto di riferimento per tutte le ragazze quando non indossa gli scarpini, testimone di molestie a cui non è mancato il coraggio di esporsi e combatterle.
Eleonora ricopre il ruolo di attaccante armonico ed è in grado di giocare sia da punta centrale che da esterno offensivo. Grazie ad un’ottimale condizione atletica e alla comprensione tattica, contribuisce positivamente alla fase difensiva abbassandosi nella propria metà campo fino all’area di rigore per aiutare le compagne a recuperare palla e a ripartire, proponendosi anche in ricezione sulle rimesse laterali. Non le mancano qualità da regista maturate nel corso dell’esperienza al Napoli: quando si impossessa del pallino del gioco dalle retrovie, avanza a palla al piede e imposta l’azione attraverso passaggi smarcanti lungo le corsie esterne.
Dialoga bene con il centrocampo prima della fase conclusiva di un’azione servendo palloni filtranti, per premiare gli inserimenti, o appoggi in situazioni spalle alla porta. Nei duelli una contro una impone la propria fisicità per proteggere la sfera dalla pressione avversaria. Il colpo di testa è nelle sue corde: sui cross che giungono in area mette in mostra tutte le sue doti calcolando bene il tempo di preparazione e di azione per staccare da terra ed impattare con forza e precisione la sfera.
Chi non può vederla in campo, la può sentire immaginando il suono di un’arpa: il supporto a tutti i reparti e quel suo senso di protezione nei confronti delle compagne infondono armonia al gruppo e alla costruzione della manovra, dai suoi albori al suo tramonto, così come le corde di un’arpa e la loro melodia rendono armoniosa e incantevole l’atmosfera attorno a noi, dal nascere del sole fino al suo saluto.
 
Come le molestie, anche i fenomeni naturali lasciano cicatrici: Emilia ha tremato per il terremoto avvenuto nel maggio del 2012 e Romagna, sempre nel mese di maggio, ha pianto a causa dell’alluvione del 2023, ed entrambe ne sono state segnate. Quegli angeli con un’ala soltanto, capaci di volare stando esclusivamente l’uno accanto all’altro, si chiamavano Palma (detta Marinella) e Sauro e avevano piantato la loro arpa a Cesena. Erano indivisibili: anche in quegli interminabili attimi di paura, durante quella tragica alluvione che ha inondato strade e abitazioni, si tenevano per mano, perché tenere l’uno la mano dell’altra era l’unica via per sentirsi più protetti e affrontare con la forza reciproca l’esondazione dell’acqua e del fango. Secondo Eleonora Goldoni, il tempo speso con la propria Famiglia è curativo, quindi il pensiero non può che andare al vero supereroe della vicenda, la figlia Lucia, che non potrà più spendere un solo istante con la madre e il padre strappati alla terra, divisi dal fango ma riunitisi in cielo, in quello stesso cielo che il 16 maggio piangeva di brutto, impreparato ad accogliere anzitempo i due coniugi cesenati, ma inconsapevole di quanto fossero invincibili, in grado di unire i propri destini e di scrivere la storia più bella di tutta l’antologia, sigillando in eterno, semmai ce ne fosse bisogno, la loro unione. Le parole di Virgilio ora hanno più senso: omnia vincit amor…
Una molestia può far tremare una Donna, ma non può mai sconfiggerla: a una molestia si può reagire e da un dolore si può sempre rinascere perché le Donne hanno un potere terapeutico, un potere in cui Eleonora crede fortemente, e la cicatrice è donna. Se da un lato le cicatrici segnano, dall’altro lato ci insegnano e sono la prova che da una ferita, piccola o grande che sia, si guarisce sempre…