Essere calciatrici per noi donne è un misto tra l’essere giocatori di terza categoria e bambini per sempre.
Sì, forse un po’ più bambini perché gli occhi sono sempre lucidi, pieni di gioia e perché no, anche di speranze.

Non è facile nascere donna e voler diventare un calciatore, non è facile chiedere come regalo per la comunione un biglietto per il “Delle Alpi”, non è facile chiedere come regalo per il compleanno gli scarpini nuovi e non la gonna a pieghe o le ballerine con i brillantini, non è facile chiedere l’iscrizione alla scuola calcio.
Non è facile arrivare alla festa di carnevale vestite con la maglia di Vialli sulle spalle quando le altre bambine sono vestite da principessa Sissi.
Non è facile rinunciare ai sabato pomeriggio o alle sere in discoteca in nome del campionato quando le amiche fanno le vasche in centro o le fighe ballando.
Non è facile ma con la voglia di giocare a calcio ci nasci, e ti sembra la cosa migliore e piu naturale del mondo.

Non sogni di giocare in serie A, sogni di essere felice e hai la consapevolezza che costerà solo fatica e l’unica ricompensa sarà un sorriso.
Il sorriso del portiere quando copri l’uomo e gli fai prendere la palla in tranquillità, il sorriso dopo un fuorigioco riuscito bene, il sorriso dopo il tuo nome sulla lavagnetta la domenica, del tuo numero preferito sulle spalle, delle tue compagne che ti scelgono come capitano dopo gli sguardi di intesa.
Il sorriso dopo i “Tranquilla adesso ci penso io a falciarla”, dopo che l’arbitro non si arrabbia perché hai il piercing appena fatto, dopo gli abbracci per un goal perché siamo una squadra e se la tua compagna segna sei felice come se lo avessi fatto tu anche se sei in tribuna.

Il sorriso quando anche dall’altra parte del mondo senti l’odore dell’erba appena tagliata o la fantastica musica dei tacchetti nello spogliatoio prima di entrare, il sorriso delle canzoni in pullman per andare in trasferta, degli sfottò contro le altre squadre, delle birre in compagnia…
E le lacrime? Cazzo se ci sono anche le lacrime, siamo sempre femminucce in fondo…

Cresci e sai che prima o poi tutto finirà, che il tuo datore di lavoro non capirà la tua gioia di andare ad allenarti, non capirà la tua camminata storta il lunedì o la tua ansia della domenica mattina.
Così anche gli altri penseranno che sei solo una povera illusa che gioca a fare il maschiaccio… ma che ne sanno loro di questo sorriso che non se ne va?
Che ne sanno loro che siamo dei bomber anche noi, anche se mettiamo un giorno 13 tacchetti e quello dopo il tacco 12?