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Lazio Women, Clarisse Le Bihan acquistata dall’Angel City FC

La Lazio Women mette a segno un colpo internazionale e acquista Clarisse Le Bihan dall’Angel City FC. Prima delle ultime due stagioni in National Women’s Super League, la centrocampista francese ha indossato le maglie di Guingamp e Montpellier, e sarà a disposizione di Gianluca Grassadonia per la nuova stagione.

Il club biancoceleste ha annunciato Le Bihan tramite un comunicato ufficiale:

“La S.S. Lazio Women 2015 A.R.L. rende noto che Clarisse Le Bihan è una nuova calciatrice biancoceleste.

Centrocampista offensiva molto brava negli inserimenti, Le Bihan in carriera ha vissuto esperienze importanti con Guingamp e Montpellier, oltre ad aver militato per oltre due stagioni nella NWSL statunitense dove ha indossato la prestigiosa maglia dell` Angel City FC.

Con la nazionale francese, la calciatrice classe 1994 può vantare sedici presenze e quattro reti. 

Benvenuta Clarisse!”

La Francia si impone 3-2 ed evita il rischio Colombia: Katoto e Dali protagoniste

Esordio col botto per la Nazionale Francese di Hervé Renard: la formazione azzurra, impegnata ieri alle ore 21 nella prima gara della fase a gironi Olimpica contro la Colombia, non ha lasciato scampo alle opposte avversarie atterrandole con un definitivo 3-2.
Un Groupama Stadium pieno zeppo di tifosi (in tribuna anche Philippe Diallo, Presidente della federazione) ha accolto una sfida al vero e proprio cardiopalma, nonostante la chiara superiorità iniziale della squadra ospitante il famigerato torneo.

Tale teoria ha trovato conferma subito col primo vantaggio delle transalpine conquistato grazie alla rete di Katoto, bravissima a sfruttare un errore avversario evidentemente costato caro.
Questo goal, però, sembra non bastare alle stesse giocatrici francesi che continuano ad insistere col pressing, dominando durante la prima parte di gara. Giusto una piccola occasione da intermezzo per le colombiane, non andata a buon fine; sarà al 18′ che le Bleues bucheranno per la seconda volta la rete opposta, artefice Dali!

Si prosegue con la stessa intensità di gioco, con un ritiro agli spogliatoi anticipato dal tris azzurro: è doppietta per Katoto che aggancia un super pallone da cross partito da Diani e non lascia scampo all’estremo difensore opposto.

Un ritorno in campo che sembra fare maturare la consapevolezza di un reparto attacco francese piuttosto pronto ad ammortizzare quello colombiano.
Poco dopo qualcosa, però, cambia: un rigore concesso alle ultime citate permette loro di trovare un goal accorcia-distanze importantissimo! Dopo dieci minuti l’inaspettato 2-3 ospite che cambia le carte in tavola!
-4 al 90esimo e la Colombia rimane in 10 a causa di un rosso dato a Ramirez per un brutto colpo ai danni di Bacha; ciò non cambia il risultato finale che rimane 3-2 a favore delle atlete guidate da Renard.

Ora testa a domenica, giornata in cui è prevista la seconda gara contro il Canada (che ha già battuto 2-1 la Nuova Zelanda). Da una parte la sicurezza (vista la vittoria conquistata), dall’altra il rischio di incappare in qualche inaspettata sorpresa!

Fiorentina Femminile: Dal Rosengard arriva Bredgaard

photocredit: Alessio Bonaccorsi - Photo agency Calcio Femminile Italiano

La Fiorentina, impegnata nella preparazione del nuovo campionato, ha accolto nella sua rosa di giocatrici Sofie Bruun Bredgaard con un contratto che lega la danese al club Viola sino al 30 giugno 2027.

La centrocampista classe 2002, ha un passato nel Rosengard con la cui maglia ha messo a segno 24 gol in 86 partite giocate (nel biennio in cui ha vestito la maglia del club svedese ha vinto un Campionato e una Coppa di Svezia,) e nel Linkoping. 
Da annoverare è anche la sua presenza nella nazionale danese (sia nelle giovanili che in Nazionale Maggiore).
Bredgaard, al suo primo anno da calciatrice fuori dai paesi scandinavi, arriva in Italia con un palmares di tutto rispetto essendo la detentrice del premio di “Calciatrice dell’anno a Damallsvenskan 2022″. 
Il suo essere regista in centrocampo, la capacità di controllo della palla e un buon ritmo partita dopo partita, fanno di lei un elemento importante per la squadra pensata dal club gigliato per la stagione 2024/2025.

L’intento, coerentemente a quanto detto e dimostrato in campo, è quello di creare una squadra che sia sempre più competitiva e con una mentalità tale da non arretrare nemmeno davanti alle squadre, sulla carta, più forti.
Già nella scorsa stagione, la prima di mister Sebastian De La Fuente a Firenze, si è avuta prova della crescita delle ragazze dal punto di vista non solo atletico ma di convinzione nei propri mezzi.
Questo ha portato ad un terzo posto in classifica in serie A, alla conseguente partecipazione (nella prossima stagione) alla UEFA Women’s Champions League, e alla finale di Coppa Italia giocata contro la Roma e conclusasi ai rigori in una partita combattutissima da entrambe le compagini coinvolte.

 

 

Ternana: Antonio Cincotta subentra alla guida della Prima Squadra rossoverde

Photo Credit: Marco Montrone - PhotoAgency Calcio Femminile Italiano

Novità in quel di Terni: la società umbra ha ufficializzato l’approdo in panchina di Antonio Cincotta. Il neo mister avrà l’incarico di guidare la Ternana Femminile non solo la prossima stagione: per quest’ultimo, infatti, una firma che sancisce un biennale accordo.

Chi è Cincotta? Negli ultimi anni, ricoprendo il medesimo ruolo, ha spaziato tra Como e Fiorentina (prima come secondo allenatore e poi come unico, riuscendo a traghettare le viola verso due qualificazioni consecutive alla Supercoppa Italiana Femminile e, successivamente, alla UEFA Women’s Champions League con fine incarico 2021), arrivando alla Sampdoria proprio nel momento in cui la società blucerchiata è riuscita ad acquisire il titolo per partecipare alla massima serie e concludendo il rapporto con la stessa nel 2023.

Adesso per il 39enne milanese un nuovo inizio, con la consapevolezza della grande eredità acquisita, dell’unione e dell’evidente spirito umano e sportivo che ha sempre contraddistinto la Prima squadra.

Lo conferma in queste parole – le prime in rossoverde da lui rilasciate:Le presentazioni solitamente sono momenti felici per noi tecnici, ma è evidente che in questo momento l’unica sensazione possibile sia il desiderio di portare a termine il sogno di Fabio.
Non mi aspettavo minimamente questa chiamata, non potevo dire di no poiché c’è una grande eredità umana e tecnica da enfatizzare. Porterò me stesso senza, però, apparire in nessun modo all’esterno, al fine di preservare l’unica immagine che conta, quella di Fabio“.

Olimpiadi: gli USA vincono 3 a 0 con lo Zambia, dubbi sull’espulsione di Zulu

Stati Uniti e Zambia si sono affrontati all’esordio dei Giochi Olimpici per il Gruppo B. Il palmarès degli Stati Uniti è il più ricco in assoluto nella storia delle Olimpiadi per una nazionale di calcio femminile e ha dunque giocato la sua partita consapevole del peso della sua storia, mentre lo Zambia ha voluto provare a giocarsi la partita dando il massimo. Purtroppo per la nazionale africana, però, gli Stati Uniti sono stati quasi incontenibili, complici un paio di episodi che hanno influenzato sia il risultato sia il gioco dello Zambia.

STATI UNITI (4-33): Naeher; Dunn, Davidson, Girma, Fox; Lavelle (45′ Albert), Coffey, Horan (65′ Sonnet); Smith (43′ Williams), Swanson (65′ Nighswonger), Rodman (65′ Krueger).

Hayes aveva questa panchina a disposizione: Murphy (GK); Krueger, Nighswonger; Albert, Sonnett; Williams, Bethune.

ZAMBIA (4-4-1-1): Musole; Tembo, Mweemba, Zulu, Siamfuko; Kundananji, Chanda H., Chilufya (37′ Chitundu), Chanda G. (37′ Muchinga); Banda, Mupopo.

A disposizione di Mwape c’erano invece: Musonda (GK); Banda D., Muchinga; Chileshe, Zulu M., Lubandji, Chitundu.

Marcatrici: 17′ Rodman (USA), 24′ Swanson (USA), 25′ Swanson (USA).

Ammonizioni: 30′ Zulu rosso diretto (Zambia), 44′ Rodman (USA), 45′ Tembo (Zambia).

Arbitro: Abatti (BRA)

Note: recupero pt 3′, st 4′

Al primo minuto c’è stata subito un’occasione per gli Stati Uniti con Horan, mentre al quarto la conclusione di Swanson è arrivata nella presa salda del portiere avversario. Lo Zambia ha creato in due casi trainato da Banda che, nei suoi due tentativi di fare goal al quinto e al dodicesimo minuto, non è stata però incisiva. La nazionale statunitense ha prontamente risposto e dato inizio al suo assedio, prima con due tiri sfumati di Rodman e poi Swanson; da sottolineare il palo colpito da Rodman in un secondo momento. Dopo un rimpallo nella propria area di rigore e di difficile gestione, la squadra africana è uscita palla al piede con Banda; l’occasione è però sfumata per la sua posizione di fuorigioco. Gli Stati Uniti hanno colpito un secondo palo con Horan.
La rete per le statunitensi era però nell’aria. Rodman è riuscita a far scrivere il suo nome sui tabelloni con un goal pazzesco arrivato al minuto 13 dopo essersi liberata di tutta la difesa, facendo letteralmente cadere a terra le avversarie in un tentativo disperato di contenerla, e ha siglato il suo primo goal alle Olimpiadi su assist di Horan. Il difensore Naomi Girma, nell’uno contro uno con Banda, ha dovuto contenerla anche con il fisico per fermare la sua cavalcata verso la porta avversaria in più di un caso. Il raddoppio è poi arrivato al minuto 24 grazie a Mallory Swanson sul secondo assist di Horan; la terza rete è sopraggiunta subito dopo, al minuto 25, grazie alla stessa Mallory Swanson, che ha dunque fatto doppietta personale su assist di Sophia Smith.
Lo Zambia ha provato a reagire, ma la difesa attenta degli Stati Uniti non ha fatto passare neanche un sottile filo d’aria, fomentando l’azione delle compagne a centrocampo. Alla mezz’ora, Smith ha poi guadagnato un calcio di punizione dal limite per via di una manata ai suoi danni da parte di Zulu; dopo un’analisi al VAR, il cartellino da giallo è diventato rosso, lo Zambia è rimasto in dieci e la calciatrice ha abbandonato il terreno di gioco in lacrime. Mwape ha provveduto a sostituire alcune sue calciatrici per contenere lo svantaggio. Smith, dopo aver dato segni di avere qualche problema alla caviglia, è stata sostituita da Williams. A due minuti dallo scadere del primo tempo, Trinity Rodman ha macchiato la sua prestazione fino a quel momento scintillante con un cartellino giallo per un fallo dopo essere andata a bloccare una possibile ripartenza pericolosa. Un minuto dopo è stata Tembo dello Zambia a ricevere un’ammonizione per aver commesso un fallo fotocopia di quello di Rodman.
Sono stati assegnati tre minuti di recupero cominciati nella metà campo dello Zambia; gli Stati Uniti sono arrivati nuovamente a un passo dalla doppietta di Rodman. Lo Zambia si è risvegliato con una splendida palla goal al primo minuto di recupero che è però sfumata, e Rodman ha tentato di nuovo di segnare ribaltando i fronti; gli Stati Uniti hanno chiuso il primo tempo palla al piede e con 16 tiri, di cui ben 6 nello specchio della porta avversaria.

Al rientro in campo, Horan e Dunn ha subito attaccato e innescato le compagne; Hayes ha sostituito Lavelle con la giovane Albert prima della ripresa.
Kundanaji ha provato a sorprendere il portiere statunitense da fuori area, ma la sua presa è stata sicura; Banda ha dato prova delle sue qualità con il suo sprint verso l’area avversaria in un momento di difficoltà per la sua squadra, ma il tiro in porta non è stato affatto la degna conclusione della sua azione personale, e ci ha riprovato, senza riuscire a superare la linea di porta. Inoltre, Musole ha evitato che gli Stati Uniti calassero il poker salvando un pallone di Trinity Rodman con una parata d’istinto che ha preservato il risultato. Banda ha provato a segnare un’altra volta al minuto 57, ma Naeher l’ha contenuta con freddezza e lucidità.
Nel primo quarto d’ora della seconda frazione gli Stati Uniti sono stati, a scapito dei numerosi tentativi, troppo spreconi davanti alla porta: Rodman ha sbagliato in un paio di occasioni, e lo stesso si può dire di Swanson, ma va anche sottolineato che l’approccio al match delle statunitensi è stato di contenimento del risultato, con ormai la vittoria in cassaforte.
Le giocate di Banda non sono finite, la numero 11 dello Zambia ha difatti tentato di sorprendere il portiere avversario al minuto 63, ma neanche stavolta è stata precisa a sufficienza per impensierirla.
Hayes ha cambiato Horan, Swanson e Rodman per lasciare spazio a Krueger, Nighswonger e Sonnett. Le nuove entrate hanno provato a lasciare il segno, soprattutto Nighswonger. Anche Sonnett ha cercato il goal, in acrobazia. Dall’altra parte, i tentativi dello Zambia di trovare la porta ci sono stati, ma troppo timidi e poco convinti. I minuti di recupero sono stati 4, lo Zambia ha cercato il goal della bandiera, ma non è mai arrivato.

Se lo scopo degli Stati Uniti era quello di segnare il maggior numero di reti per trarne vantaggio in caso di differenze reti, quello dello Zambia era di contenere le ragazze di Hayes per limitare il passivo. L’espulsione di Zulu, che ha suscitato parecchi dubbi per via dell’entità del fallo commesso, ha di certo condizionato il gioco delle compagne e il risultato finale, ma lo Zambia ha le carte in regola per provare a giocarsi il secondo posto del gruppo B e, quindi, ottenere la classificazione diretta al turno successivo.
Sulla sponda degli Stati Uniti, l’asse Rodman-Swanson-Smith funziona bene, le tre si capiscono al volo e non hanno difficoltà a collaborare in area avversaria, anche se la vera prova del nove saranno i match che attendono la squadra di Hayes, vale a dire le Matildas australiane e la Germania.
La migliore in campo è stata Mallory Swanson sia per le reti segnate sia per la prestazione che ha avuto in fase di possesso, era sempre al posto giusto e al momento giusto. Per lo Zambia, invece, Banda ha cercato di trascinare la sua squadra e si è creata da sola delle occasioni, ma da sola non avrebbe mai potuto competere contro la corazzata degli Stati Uniti.
Un grande punto interrogativo della partita è il cartellino rosso di Zulu: se il fallo su Smith c’era e la manata l’ha sì colpita al volto, non c’erano forse gli estremi per arrivare al rosso diretto.

Nigeria-Brasile 0-1: premiate la creatività e la fantasia, Falcons k.o. per un guizzo

Nigeria-Brasile termina 0-1 e le Verde-oro raggiungono la Spagna a punteggio pieno nel Girone B. Le Falcons giocano una discreta partita, condita da 20 minuti ad alta intensità, ma quando il Brasile prende le redini del gioco diventa difficile cambiare passo, e sostanzialmente la gara si decide lì. Basta infatti un gran guizzo di Gabi Nunes al 37′ sull’assistenza di una Marta alla sua sesta Olimpiade per decidere il match. Poco prima era stata annullata per fuorigioco una rete alle Brasiliane, che aveva creato un po’ di scompiglio soprattutto per gli addetti alla grafica, pronti però a correggere.

Alla fine le Falcons sbattono sull’ottima Lorena da Silva Leite, che intorno al 16′ nega ben due reti sia a Ihezuo sia ad Ucheibe, poi Demehin di testa manda alto su corner di Payne e le occasioni principali per le nigeriane terminano lì, eccezion fatta per una conclusione di Echegini che va sul fondo nel recupero.

Nella ripresa, la Nigeria è graziata da un palo di Marta su tiro-cross al 60′, poi al 64′ è Nnadozie a negare la rete a Ludmila da Silva, e farà lo stesso al 73′ su Marta. In mezzo, una bella respinta di Lorena su Ajibade. Si chiudono così le emozioni di Nigeria-Brasile.

NIGERIA (4-2-3-1): Nnadozie; Okeke, Ohale, Demehin, Alozie; Ucheibe, Abiodun; Ajibade, Echegini (67′ Onumonu), Payne (67′ Kanu); Ihezuo. C.T.: R. Waldrum

BRASILE (4-4-2): Lorena; Tamires (36′ Yasmim), Terciane, Rafaelle, Antônia; Marta, Duda Sampaio, Vitoria Yaya (64′ Ana Vitória), Ludmila da Silva (64′ Jheniffer); Gabi Portilho, Gabi Nunes (83′ Kerolin). C.T.: A. Elias

Marcatrici: 37′ Gabi Nunes

Ammonizioni: 28′ Vitoria Yaya (B)

Arbitro: Kim Yujeong (KSA)

Note: recupero pt 9′, st 8′

Olimpiadi: chi ben inizia… la Germania vince a Marsiglia

Germania e Australia sono scese oggi in campo per la loro prima partita nelle Olimpiadi estive 2024 di Parigi. Entrambe le squadre non hanno certo bisogno di presentazioni d’altronde, nel tempo, si sono distinte per i risultati ottenuti.
Le due compagini sono poi accomunate dal desiderio di riscatto e dalla mancanza di giocatrici capaci di fare la differenza (per l’Australia Sam Kerr, per la Germania Lena Oberdorf, entrambe assenti per una lesione al crociato). La Germania, campionessa olimpica 2016, desidera rifarsi dalle prestazioni dei Mondiali della scorsa estate, ben lontane dal livello a cui aveva abituato i tifosi.
Lo stato d’animo così combattivo, possibile ragione per un ottimo risultato, ha quest’oggi premiato le tedesche che allo scadere dei 90 minuti più recupero sono tornate nello spogliatoio vincendo per 3-0.

Questo proposito è stato concretizzato durante la gara, con la squadra di mister Hrubesch che sin dal fischio d’inizio, in quel di Marsiglia, ha dato del filo da torcere alle Matildas. Già al secondo minuto di gioco, Buehl, infatti, si è resa pericolosa con un gol che, fortunatamente per le australiane è stato ritenuto fuorigioco.
L’altissimo ritmo della partita l’ha resa godibile per i tifosi sugli spalti accorsi a sostenere la propria nazionale, e ha anche fatto sì che sul rettangolo verde la tensione unita alla voglia di far bene fossero palpabili.
Il possesso palla è stato abbastanza omogeneo tra le due squadre che si sono studiate a fondo alla ricerca di una deifallance avversaria per sbloccare a tutti gli effetti il gioco. Al 24′ è la Germania a trovare il gol dell‘1-0: Hegering, servita con precisione quasi chirurgica da Gwinn ha insaccato in porta.
L’Australia, per nulla disposta a lasciarsi intimorire dallo svantaggio ha tenuto alta la guardia, e Raso solo due minuti dopo il gol della Germania, ha cercato il pareggio senza però riuscire nel proprio intento.
Il primo tempo è terminato tre minuti dopo il 45′ con il risultato di 1-0, nonostante i tentativi di trovare un risultato più ampio e più favorevole.

Nel secondo tempo il rettangolo verde ha ospitato una Germania con le medesime convinzioni della prima frazione che già al 49′ ha dimostrato tutta la propria voglia di vincere. Brand ha tirato in porta senza però trovare il 2-0. La stessa situazione si è ripresentata poco dopo sia ad opera della stessa Brand che di Schueller.
La gioia del doppio vantaggio è arrivata al 64‘, quasi per premiare la resilienza della squadra. La solita Gwinn, ha portato a termine positivamente il secondo assist della sua partita servendo Schueller che stavolta non ha sbagliato. Il copione è del tutto simile al primo gol, avvenuto sugli sviluppi di un calcio d’angolo.
Quattro minuti dopo, la Germania è tornata al gol. Anche Brand, dopo il tentativo fallito, ha vissuto la gioia di mandare la palla in rete (assist di Linder)
L’Australia, da parte sua, si è spesa per cercare di ridurre il divario che la separava dalle teutoniche, ma a nulla è valso l’impegno profuso in campo.
Il triplice fischio finale, sei minuti dopo il 90′ ha decretato la vittoria della Germania.

Queste le due formazioni che sono scese in campo a Marsiglia:
GERMANIA: Berger, Gwinn, Hendrich, Hegering, Linder, Brand, Minge, Nusken, Buhl, Popp, Schuller.
A disposizione: Lohmann, Bibi, Senss, Endemann.

AUSTRALIA: Arnold, Catley, Hunt, Kennedy, Carpenter, Vine, Cooney Cross, Gorry, Raso, Ford, Fowler
A disposizione: Freier, Wheeler, Heyman, Van Egmond, Torpey.

Sassuolo: Kadidia Traoré, benvenuta in neroverde!

Photo Credit: US Sassuolo Calcio

L’Unione Sportiva Sassuolo Calcio comunica ufficialmente l’ingaggio, a titolo definitivo, di Kadidia Traoré.

La centrocampista classe 2006, proveniente dal Paris FC, è pronta a portare la sua energia e il suo talento alla squadra neroverde. Attualmente, Traoré è impegnata con la nazionale U-19 francese che stasera giocherà la semifinale dei campionati europei di categoria.

Benvenuta, Kadidia!

Canada-Nuova Zelanda 2-1: alla fine, a cosa servivano i droni?

Canada-Nuova Zelanda ci permette di aprire con il discorso relativo allo spionaggio e al caos mediatico che ne è conseguito. Rimane inspiegabile l’impiego dei droni per registrare le immagini dell’allenamento neozelandese, specialmente alla luce di una partita che poi si è svolta secondo copione. Ferns avanti dopo 13 minuti sugli sviluppi di un angolo, con Kitching che trova Barry, la quale poi calcia di destro cogliendo l’interno della traversa e mandando così in rete.

Per il resto, la sfida si è articolata secondo il metodo “palla lunga e pedalare”, con le oceaniche dietro la linea del pallone, e le nordamericane in avanti. E a furia di premere, sono state premiate. All’ultimo secondo del primo tempo Lacasse pareggia in scivolata su servizio di Prince, poi al 79′ è la neoentrata Viens a premiare una ripresa di attacco, in cui il Canada ha meritato di vincere.

E la domanda sorge spontanea: veramente c’era bisogno di impiegare i droni, rovinando la propria immagine, per vincere poi una partita svoltasi secondo pronostico e secondo copione? Che fosse una mossa per accertarsi il funzionamento del dispositivo per provare poi a spiare le avversarie più quotate? O proprio voglia di scoprire l’assetto neozelandese?

La risposta, forse, non la sapremo mai. Quello che sappiamo è che la Nuova Zelanda ha dato tutto, tutto. Non è bastato contro una squadra più forte ed esperta, che ha retto molto bene l’urto e digerito la rete a freddo. La ripresa tutta in difesa, sottolinea alcune difficoltà delle Ferns, alla fine bruciata in contropiede dalla solita Viens. L’unica altra opportunità degna di nota delle oceaniche è una punizione alta di Kitching all’86’. Un poco che quasi bastava per il pareggio.

CANADA (3-4-3): Sheridan; Buchanan, Gilles, Rose; Carle (67′ Viens), Quinn (67′ Awujo), Fleming, Lawrence; Lacasse (56′ Huitema), Leon, Prince (56′ Beckie). C.T.: A. Spence

NUOVA ZELANDA (4-4-2): Leat; Barry (57′ Foster), Stott, Bowen, CJ Bott; Taylor 86′ Rennie), Kitching, Steinmetz (57′ Fraser), Jale; Clegg (66′ Hand), I-P. Riley. C.T.: M. Mayne

Marcatrici: 13′ Barry (NZ), 45’+4′ Lacasse (C), 79′ Viens (C)

Ammonizioni: 85′ Buchanan (C)

Arbitro: Tess Olofsson (Swe)

Note: recupero pt 5′, st 10′

Olimpiadi, il Giappone fatica all’esordio con la Spagna e perde 2 a 1

La prima partita del Girone C ai Giochi olimpici di Parigi ha visto incontrarsi Spagna e Giappone, due formazioni che hanno sempre avuto un certo rilievo nel panorama internazionale: la Spagna è universalmente riconosciuta grazie al bel gioco e in quanto detentrice del titolo mondiale, il Giappone di Futoshi Ikeda è invece una fucina straripante di giovani che non vedono l’ora di entrare in campo e dare il massimo, soprattutto da quando Ikeda siede sulla panchina di questa nazionale.

Ikeda ha scelto di schierare un 3-4-3 con questa formazione (da sinistra a destra):

  • Tra i pali: Ayaka Yamashita (1)
  • In difesa: Toko Koga (6), alla sua prima presenza da titolare (classe 2006), il capitano Saka Kumagai (4), Moeka Minami  (3), 
  • A centrocampo: Kiko Seike (8), Aoba Fujino (15), Hinata Miyazawa (7), Risa Shimizu (2)
  • In attacco: Fuka Nagano (10), Mina Tanaka (11), Yui Hasegawa (14).

A disposizione c’erano invece le seguenti calciatrici: Chika Hirao (portiere, 18), Hana Takashi (difensore, 5), Riko Ueki (attaccante, 9), Momoko Tanikawa (centrocampista, 12), Maika Hamano (attaccante, 17), Remina Chiba (attaccante, 19), Miyabi Moriya (difensore, 20).

Per la Spagna, invece, Montse Tome ha scelto di schierare un 4-1-2-3 con queste ragazze (da sinistra a destra):

  • Tra i pali: Cata Coll (13)
  • In difesa: Olga Carmona (18), Laia Aleixandri (14), il capitano Irene Paredes (4), Ona Batlle (2)
  • A centrocampo: Patri Guijarro (12), Alexia Putellas (11), Aitana Bonmatí (6)
  • In attacco: Mariona Caldentey (8), Salma Paralluelo (9), Athenea del Castillo (7)

A disposizione c’erano invece le seguenti calciatrici: Misa Rodríguez (portiere, 1), Teresa Abelleira (centrocampista, 3), Oihane Hernandez (difensore, 5), Jennifer Hermoso (attaccante, 10), Eva Navarro (attaccante, 15), Laia Codina (difensore, 16), Lucía García (attaccante, 17).

La difesa giapponese è stata subito messa alla prova dalla partenza scoppiettante di Athenea, che ha costretto il portiere Yamashita a recuperare un pallone già al primo minuto di gioco, una parata che ha però portato a termine senza alcuna difficoltà. La prima vera occasione del match è stata quella di Fujino al secondo minuto, un tiro dal limite dell’area che ha costretto il portiere del Barcellona a fare una parata impegnativa, deviando il pallone in calcio d’angolo. Nei minuti immediatamente successivi, Fujino è stata la calciatrice della formazione giapponese che si è fatta vedere di più nell’area avversaria e ha tentato di recuperare palloni in una posizione interessante ai fini del vantaggio, costringendo addirittura le avversarie a commettere fallo su di lei per fermarla.
La partita è stata equilibrata per i primi dieci minuti, anche se va sottolineato che la formazione europea non ha premuto a sufficienza sull’acceleratore e ha avuto un approccio troppo poco incisivo, addirittura timido, infatti le conseguenze di questa passività non si sono fatte attendere. Al 12° minuto del primo tempo, Patri ha commesso fallo e ha rimediato un cartellino giallo nel tentativo di fermare la percussione del Giappone portata avanti dall’onnipresente Fujino e Tanaka, che hanno conquistato un importante calcio di punizione poco distante dall’area di rigore. A battere la punizione è stata la giovane Fujino, che con il suo calcio di punizione appena sotto l’incrocio dei pali ha portato in vantaggio il Giappone; il portiere della Spagna ha sporcato la traiettoria del pallone con i guantoni, ma non è riuscita a evitare il goal.
La Spagna ha provato in svariate occasioni a ripartire, provando a costruire soprattutto dal centrocampo, ma la difesa giapponese era attenta ed è riuscita a evitare che le avversarie raggiungessero l’area di rigore. L’occasione di Paralluelo, potenzialmente da goal, è stata però interrotta perché Aitana si è portata il pallone oltre la linea di porta, come segnalato dall’assistente dell’arbitro. Il Giappone ha continuato a pressare e a mantenere il possesso palla, commettendo comunque qualche errore nei vari tentativi di verticalizzazione per provare a trovare il raddoppio e soprattutto davanti alla porta, e anche in questo caso gli errori e la poca freddezza hanno portato bene alle avversarie.
Il pareggio della Spagna, dopo il pressing insistente, è arrivato proprio dai piedi della stessa Aitana, la migliore del mondo, che si è ricavata uno spazio per trovarsi da sola davanti a Yamashita e ha, quindi, raggiunto le avversarie al minuto 22: è bastato meno di un quarto d’ora alle attuali campionesse del mondo per trovare il pareggio. Dopo il goal di Aitana la Spagna, galvanizzata dalla rete, ha continuato a chiudere il Giappone nella propria metà campo; la squadra di Ikeda è stata in affanno e ha fatto molta fatica a trovare gli spazi per uscire da una situazione di non possesso e di pericolo costante creato da Aitana, Athenea e compagne.
La verticalizzazione per Fujino, in uno dei pochi tentativi successivi di superare la metà campo, si è però conclusa con un nulla di fatto; nonostante ciò, il Giappone è riuscito a riaffacciarsi sull’area avversaria e a risultare pericoloso in un paio di occasioni. A risultare determinante è stata Koga, che ha chiuso un paio di occasioni della Spagna che sarebbero risultate fatali. La complicità tra Olga, Paralluelo e Aitana ha creato non pochi problemi alle avversarie.
Il Giappone è ripartito alla mezz’ora, provando a raggiungere Mihazawa diretta in area, ma il pallone era troppo lungo per tutte. Dopo aver subito goal, il Giappone è notevolmente calato nella precisione nei passaggi e nelle occasioni per ripartire più per merito delle avversarie che per demerito delle sue ragazze. La Nadeshiko non ha però smesso di lottare, ha recuperato un pallone grazie a Hasegawa che ha creato la più importante occasione da dopo la rete, dimostrando alle avversarie di essere ancora ben presente sul terreno di gioco. Koga ha fermato un’altra volta Athenea, costringendola a commettere fallo e aiutando la sua formazione a rifiatare un po’. Yamashita, sul tiro dalla bandierina di Alexia Putellas, ha neutralizzato una potenziale occasione che avrebbe portato la Spagna sul 2 a 1. Le squadre sono andate negli spogliatoi in un momento in cui il Giappone era tornato a essere pericoloso nell’area avversaria, sempre grazie alle incursioni di Fujino. Determinante è stata la difesa giapponese proprio al termine del terzo minuto di recupero, visto che ha evitato una rete che avrebbe rotto gli equilibri e demoralizzato la Nadeshiko. Senza dubbio, però, la rete della Spagna ha dato forza alle iberiche e allentato un po’ la pressione delle giapponesi.
Alla fine del primo tempo, la Spagna ha avuto un possesso palla del 66%, raddoppiando perciò quello delle giapponesi.

La seconda frazione di gioco è cominciata con il possesso palla della Spagna che si è protratto a lungo, dando origine a un vero e proprio scambio unilaterale verso la porta difesa da Yamashita. Hamano ha provato a mettere un punto finale al monologo spagnolo, ma è stata chiusa abilmente da Mariona, da segnalare senza dubbio come tra le migliori in campo insieme ad Aitana.
Mihazawa ha provato a essere pericolosa a cinque minuti dall’inizio della ripresa, ma la conclusione è arrivata tra i guantoni del portiere avversario. Il Giappone è stato graziato al minuto 51 dopo un’azione splendida costruita dalla Spagna e, per sua fortuna, le avversarie erano in posizione di fuorigioco. La Spagna ha proseguito la sua gara fatta di occasioni create, di pressione e di prove di forza, e il Giappone non è riuscito a trovare un modo per raggiungere l’area avversaria.
Il primo cambio è avvenuto al 60° con Olga per Oihane per le spagnole.
Il Giappone è uscito dalla sua metà campo soltanto al 64° minuto, ma la Spagna ha subito bloccato l’azione pericolosa e costretto le avversarie a bloccarsi dietro la linea di centrocampo. La numero 2 Risa Shimizu è uscita in barella un paio di minuti più tardi dopo essersi accasciata e aver richiesto urgentemente il cambio per infortunio, e l’allenatrice della Spagna ha approfittato della pausa per portare forze fresche: è uscita Alexia Putellas per lasciare il posto a Jennifer Hermoso. A sostituire Shimizu è stata la numero 5 Hana Takashi.
Il vantaggio della Spagna è arrivato dai piedi di Mariona a un quarto d’ora dalla fine: nell’area piccola si è costruita una conclusione nell’angolino basso alla sinistra di Yamashita, ribaltando il risultato iniziale che sembrava sorridere al paese del Sol levante. Il secondo goal è stato meritatissimo, in quanto le iberiche hanno collezionato tutta una serie di tiri in porta a differenza della Nadeshiko, che è apparsa spenta, poco combattiva e demoralizzata.
La seconda rete della Spagna ha dato forza alle ragazze giapponesi, che hanno provato a ripartire e a trovare il pareggio, ma quei pochi tiri in porta che hanno fatto sono stati neutralizzati dai guantoni del portiere del Barcellona.
Mina Tanaka è uscita a dieci minuti dalla fine per lasciare il posto alla numero 19 Remina Chiba. Gli ultimi dieci minuti hanno dato forza alle giapponesi, in quanto le ragazze di Ikeda hanno provato a raccogliere i cocci rotti della loro partita difficile e a metterli insieme per costruire un’azione: Chiba, da appena entrata, ha provato a conquistare un pallone al limite dell’area e a essere pericolosa, ma se l’è portato dietro la linea di fondo. Per la Spagna sono poi uscite Athenea, lasciando il posto a Garcia, e Patri, che invece è stata sostituita da Teresa.
Yamashita ha neutralizzato l’ennesima occasione al minuto 83, smanacciando fuori dall’area di rigore un pallone che è arrivato di nuovo a Mariona, ma l’occasione non si è conclusa con la terza rete della Spagna. Miyazawa ha provato di nuovo a innescare l’attacco, ma non c’era nessuna delle sue compagne a portare avanti l’azione, predicando nel deserto.
Agli sgoccioli della partita, è uscita Koga, la migliore in campo per distacco del Giappone, per lasciare qualche minuto nelle gambe della numero 20 Miyabi Moriya. La Spagna non ha interrotto il suo gioco neanche nei minuti di recupero: Aitana, Hermoso e Mariona hanno continuato a gestire il pallone a centrocampo, a trovare le compagne a ridosso della linea di porta e a cercare il goal. Il Giappone ha provato a sfruttare al meglio i pochi minuti a disposizione (6 nel recupero, per la precisione) per trovare il pareggio o, più concretamente, per evitare che il passivo aumentasse troppo. Yamashita ha portato avanti le speranze del Giappone e, insieme a Fujino e alle centrocampiste, ha tentato di costruire occasioni decisive anche nei minuti di recupero. La Nadeshiko ci ha creduto soprattutto nel finale, è diventata pericolosa quando mancavano meno di due minuti al termine e ha provato a trovare la rete, ma Fuka Nagano ha avuto troppa fretta dopo aver subito fallo da parte di Paralluelo e non ha concretizzato la rete; le giapponesi hanno mantenuto il possesso palla fino alla fine del recupero, però era troppo tardi per dare una svolta alla partita.

Se nel primo tempo il Giappone ha provato a essere pericoloso e a raggiungere l’area avversaria anche dopo il goal, nel secondo la Nadeshiko ha fatto ancora più fatica a sfondare e sembrava non crederci più. Ikeda non è riuscito a nascondere la sua preoccupazione alle telecamere, ben consapevole della partita che hanno disputato le sue ragazze nel primo tempo, la maggior parte del quale è stato un susseguirsi di tentativi per provare a uscire da situazioni complicate.
Al termine della partita, da segnalare 12 tiri di cui 7 in porta per la Spagna e 4 di cui 2 nello specchio per il Giappone. Ikeda può comunque essere soddisfatto della prestazione di Koga, migliore in campo per distacco, così come di Fujino che però, a differenza della compagna, nel secondo tempo si è un po’ spenta e ha trovato la forza di farsi valere solo quando mancava poco tempo alla fine. Da migliorare, invece, la freddezza di fronte allo specchio della porta e la precisione nei passaggi.
Migliore in campo Mariona, ovunque e sempre presente sia in fase difensiva sia in fase offensiva; la rete ha messo la ciliegina sulla torta a una prestazione a dir poco sontuosa. Per il Giappone, come già detto, la migliore è stata Koga per aver evitato che il passivo della sua nazionale fosse eccessivo.

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