Nuovo decennio ed è quello in cui vanno abbattuti i pregiudizi, anche nel calcio. Nel 2019, la scossa del movimento femminile,  Rita Guarino, allenatrice della Juventus Women, racconta come si è arrivati qui e cosa non può mancare per andare avanti. « La Juve ha iniziato con motivazioni forti. Non è mai stato un esperimento o un tentativo ma un’idea chiara. La forza di un brand sta anche nel riempire un foglio bianco e non è solo di disponibilità economica, ma progettualità e lungimiranza».« Il calcio di oggi è parente stretto di quello che giocavo io negli anni novanta. Dobbiamo molto a chi si è tenuto a galla e ha combattuto battaglie importanti investendo in proprio. L’Italia è sempre stata un bacino di talento, l’ attenzione mediatica c’era, le partite andavano in diretta Rai, ma poi nessuno ci ha costruito sopra».«Lo scetticismo è sempre lì, però il calcio femminile può trovare terreno dove il lato maschile fatica. Non vedo tante famiglie a seguire gli uomini, da noi ci sono, mentre il calciofilo italiano fatica a trovarci interessanti».

Sara Gama è diventata un punto di riferimento per il movimento, si confronta con lei?
«Spesso. Non è stata scelta a caso come leader. Sapevo quali valori portava e quanto potesse renderli produttivi».

La britannica Aluko ha lasciato la squadra e ha detto che a Torino non si è sempre sentita a proprio agio.
«Purtroppo non avevo idea del suo stato d’animo e non so se si tratta di percezioni o di fatti, non c’è stato modo di confrontarsi. Se avessimo saputo l’avremmo sostenuta,Se io vado in Inghilterra, di certo mi sento giudicata per il mio accento, magari invece non è così. Comunque la discriminazione su vari fronti è una battaglia da sostenere, siamo lontano dall’accettare davvero la diversità. Il problema non è Torino e forse nemmeno l’Italia. Torino è la città dove sono nata, la conosco bene, ha gli stessi problemi di ogni posto d’Europa eppure negli anni si è aperta ed cambiata. Io ne sono fiera».

Ha parlato di diversità. Una giocatrice della nazionale,Elena Linari, ha detto di essere gay e trova che in Italia sia ancora un tabù.
«Non sono stupita, ma non ho mai ritenuto che la vita privata potesse essere la bandiera di qualsivoglia diritto, è una scelta personale. Si può essere veri anche senza raccontare l’intimità, non è da lì che si passa per la rivoluzione culturale».

La sciagurata frase sulle «quattro lesbiche» quanto male ha fatto?
«È stata una fortuna. Il presidente della lega dilettanti che  esce così… Era talmente abnorme da imporre una reazione. È stata una manna, la domanda vera è quanto ci avremmo messo ad arrivare dove siamo senza la frase?».

La legge di bilancio propone un emendamento che può aiutare il professionismo delle donne nello sport.
«È un passo, non la soluzione. Mancano troppe tappe intermedie per poterlo considerare l’inizio del professionismo».

È la prima offerta concreta. Prendere o lasciare.
«Se prendo e poi si fanno le fondamenta e lasciamo l’opera con uno spuntone di ferro piantato lì? È un rischio. La sostenibilità economica la crei con un movimento maturo che cresce costantemente».

Credit Photo:Pagina Facebook Rita Guarino