Per Cheyna Matthews e Konya Plummer (rispettivamente attaccante e difensore centrale della nazionale giamaicana) essere madre e calciatrice allo stesso tempo rappresenta una sfida, pur avendo la fortuna di poter ugualmente partecipare alla corsa alla Coppa del Mondo.
Si, perché le due compagne di squadra, in queste settimane, sono impegnate coi mondiali d’Australia e Nuova Zelanda, ed in caso di maternità non è poi così semplice, sopratutto per via di regolamenti non ancora attuati e di parità di diritti ancora inesistenti in tal senso.
La FIFA ha emanato nuovi regolamenti in vista del torneo che si tiene ogni quattro anni, circa i congedi e l’argomento in generale (le istituzioni sportive, infatti, non potranno licenziare le giocatrici in caso di gravidanza, né includere in contratto clausole che non consentano loro di essere madri, permettendo lo svolgimento delle proprie mansioni) ma non tutte le federazioni, attualmente, offrono la possibilità di portare con sé i propri figli; è il caso di quella giamaicana. A tal proposito, durante un’intervista FIFA, Matthews e Plummer hanno spiegato l’approccio al mondiale, da professioniste e madri quali sono, che le vede costrette alla lontananza da casa, e quindi, dai figli: “Ho continuato a giocare anche dopo aver avuto il terzo figlio” – ha riferito la prima citata – Quando saranno più grandi, spero capiranno che ciò che sto facendo è molto bello e importante. Essere diventata madre è una delle cose più belle che potesse mai capitarmi, ma da una parte è stata anche una fase difficile, sopratutto ora che bisogna dividersi tra maternità e mondiali. Mio figlio più piccolo mi guarda come dire <<dove vai così a lungo?>> Per ora non lo sa, ma c’è tanto sacrificio dietro”.
A seguire, Plummer ha continuato sulla stessa scia, dicendo: “Ho un figlio bellissimo. Ci tengo capisca che seguire le proprie passioni e ciò che fa stare bene è fondamentale, nonostante i mille impegni. Io come anche Cheyna non abbiamo voluto rinunciarci“.