Un modello nel calcio femminile per la sua storia, una calciatrice che ne ha passate molte tra stereotipi culturali, gravidanza, condizioni di vita, il sogno di giocare a calcio. Sandy Dorador ora ha 31 anni, è mamma, per vivere vende vestiti e gioca a calcio per la Nazionale Femminile del Perù dopo il suo esordio nella Nazionale Maggiore a soli 15 anni.

“Avevo sei anni. Li (i ragazzi) guardavo in campo o nel parco e sentivo che mi divertivo. Volevo essere lì a calciare il pallone, ma loro non ne volevano sapere. C’era molto sessismo e discriminazione nei confronti delle donne in generale, non solo di me”, ha spiegato Dorador, volto della campagna per l’uguaglianza di genere #QueremosSerVistas“La situazione ora è migliore, ma stiamo ancora combattendo contro le cose negative”.

Supportata dalla madre, passa la gioventù a scappare tra un quartiere e l’altro pur di calciare un pallone, inoltre nonostante restii sul fatto che fosse una ragazza, una squadra locale le chiede di prendere parte nel team all’età di dieci anni. A 12 anni debutta grazie ad un’amica in prima divisione con l’Universidad Catolica ma si trova ostacolata dall’età in quanto troppo piccola. Sei mesi dopo è entrata a far parte della JC Sport Girl, club che diventa la sua seconda casa, dove vince un titolo e disputa la prima Copa Libertadores Femenina nel 2009. A livello di Nazionale entra nelle giovanili a 13 anni e due anni dopo esordisce con la maggiore del Perù.

Non si può ancora parlare di professionismo per il calcio femminile in Perù, ma la situazione è sicuramente migliorata. Dorador racconta di aver giocato una partita in un mattatoio e come premio in palio: un toro.

Proprio dopo quella partita scopre di essere incinta di quattro mesi: “All’epoca c’erano meno informazioni e non conoscevo i sintomi. Non sapevo come l’avrebbe presa la mia famiglia. Stavo giocando il mio miglior calcio: avevo vinto il titolo con il mio club ed ero in Nazionale. Avevo paura ma non ho mai pensato di andarmene. Ed avere Uciel è stata una benedizione di Dio“.

Dorador ha giocato nella Copa America Femenina 2006 e 2010, ma ha saltato le competizioni 2014 e 2018, una per prendersi cura di suo figlio e l’altra per impegni di lavoro. Inoltre, ha anche giocato per la squadra di futsal femminile del Perù nei Giochi Panamericani del 2019.

“Avevo già rinunciato a due lavori per la Nazionale e questa volta ho messo al primo posto la famiglia, il che la dice lunga sul calcio femminile peruviano. Chiedono risultati da noi qui ma non sanno com’è la nostra vita, cosa facciamo prima di andare ad allenarci, se facciamo una colazione adeguata, se lavoriamo, se ci prendiamo cura dei bambini, se abbiamo una pranzo. Devono pensare alle ragazze più giovani. C’è una competizione ma non è professionistica.

Dorador sta prendendo il suo patentino da coach, è anche interessata all’arbitraggio. Ha pensato di ritirarsi dal gioco nel 2019 quando era allo Sporting Cristal: “Mio figlio mi ha chiesto più tempo per lui e suo padre, ma poi è arrivata l’offerta in da Alianza Lima. Siamo tutti grandi fan del club e sono stati loro a dirmi di andare a realizzare il mio sogno. Alianza sta investendo più della maggior parte dei club in questo sport. La squadra non è professionista ma ci hanno pagato un’indennità durante la pandemia. Ho fatto un viaggio fantastico per arrivare qui, ma è stato anche lungo e difficile. Spero che storie come la mia rendano più facile chi verrà poi”.

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