Beatrice Merlo, quando il talento è inciso e scolpito nel destino: il sottofondo di “Amala” che accompagna la sua vita da protagonista del nero-azzurro, l’Inno di Mameli cantato allo sventolare del tricolore… Inutile affermare che il futuro, come la sfera spinta in avanti da lei in percussione, le danza tra i piedi. Giovanissima, esterno basso fluidificante classe ’99, ha già collezionato trentaquattro presenze tra Serie A e Serie B con la maglia dell’Inter, ormai da tre anni risulta uno dei riferimenti dell’Italia U17, con la quale ha vinto un Bronzo Mondiale in Costa Rica e di cui ne è attualmente capitano. Notata da “La Giovane Italia”, in una doppia amichevole in nazionale contro la Norvegia e nel derby di domenica vinto contro il Milan Ladies, la promessa milanese non ha esitato a rendersi disponibile per un’intervista inedita, un pezzo che parte da lontano, tange il presente e si proietta nel futuro.

Una sfera, un sogno, i primi calci e…
Ho iniziato a tirare i primi calci ad un pallone a soli tre anni, in quanto seguivo mio fratello su tutti i campi da gioco, poi, dai sei anni, provato a disputare un torneo nella medesima società dove militava lui, ho iniziato a praticare questo sport e di lì in avanti non ho più smesso.

Allacciati i tacchetti è iniziata quindi la storia di Beatrice Merlo. Tutti sappiamo che si  parte in un ruolo e si finisce con il trovare la nostra dimensione: sempre  stata schierata da terzino?
Il mio compito “Storico” è essere la centrale della linea arretrata. Solo successivamente sono stata impiegata come esterno basso, data la mia facilità di copertura preventiva e la spinta che ripropongo nelle discese sulla corsia mancina.

Quindi il tuo idolo calcistico è?
Il primo? Mio fratello: a Monza veniva proposto nel mio stesso ruolo.
Il giocatore di riferimento, invece, Paolo Maldini: serio e professionale, prima di essere stato uno dei migliori difensori italiani della storia del calcio.

Adesso l’Azzurro. Tu, capitano, come giudichi questa nuova Italia U17?
E’ un orgoglio portare questa fascia, comunque sia ci presentiamo come un collettivo composto da ottime individualità al servizio l’una dell’altra, che danno e pretendano sempre il massimo, senza mai trascurare i particolari e gli obbiettivi richiesti.
Non per ultimo ci divertiamo nel proporre il nostro gioco.

Quanto crede la selezione del CT Rita Guarino all’Europeo?
Io credo innanzitutto nella squadra e nelle mie compagne: nonostante si continui a propinare lo stereotipo che all’estero le calciatrici siano più preparate  sono convinta che possiamo far ricredere molta gente e che possiamo farcela.

E tu nella vittoria della Serie B dell’Inter?
Abbiamo perso  due scontri diretti. Finchè la matematica non ci condanna io ci credo!

In nero-azzurro quali credi siano le giocatrici di riferimento della squadra? Chi prendi come esempio?
Siamo un gruppo, proprio per questo cerco costantemente  di assimilare il meglio da ogni mia compagna, sia esperta sia mia coetanea, perché nella vita c’è sempre da imparare da tutti indistintamente.

Posata la borsa…
Mi dedico allo studio e, non usualmente, mi concedo un’uscita con le amiche.
Il sabato sera preferisco riposarmi, stando a casa:  la domenica vi è la partita.

Hai parlato dello studio, della scuola: nell’intervallo meglio una partitina improvvisata con una pallina di carta o ripassare per le ore successive?
L’intervallo? Ridere e scherzare con i miei compagni al bar della scuola!

Senti? E’ il triplice fischio dell’intervista! Devi segnare in zona “Cesarini”: il tuo sogno.
Vincere l’Europeo con l’U17!
Inoltre poter vivere un domani solo di calcio, ovviamente, se in Italia le cose non miglioreranno, trasferendomi addirittura all’estero.

Foto: Fazzari e Ramella fotografi – www.fazzariramella.it

Fonte: www.lagiovaneitalia.net