Photo Credit: Bruno Fontanarosa

Continua il viaggio alla scoperta del calcio femminile sloveno e delle sue principali protagoniste firmato Calciofemminileitaliano. L’ospite del giorno è Kaja Eržen, nuovo terzino classe ’94 della Fiorentina Women. L’ex numero 11 del Napoli, oltre alle tre importanti avventure professionali finora accumulate in Serie A tra Tavagnacco, Roma e le partenopee, ha infatti vestito la maglia delle due principali compagini slovene: ŽNK Pomurje Beltinci e Olimpija Ljubljana. Degna di nota anche la sua notevole esperienza in nazionale, arricchita da 4 reti messe a segno in 59 presenze.

Giocatrice abile nel dribbling e negli spazi stretti, decisa nei contrasti, precisa e rapida nel recupero del possesso, la Eržen controbilancia la solidità difensiva con pregevoli doti da incursore e assistman. Grazie a queste caratteristiche che da terzino di spinta di razza, la freccia slovena saprà sicuramente rivelarsi un importante asso nella manica di mister Patrizia Panico nel corso della stagione con la Viola. La nostra redazione ha avuto il piacere di intervistarla in esclusiva, ripercorrendo le tappe fondamentali della sua carriera e analizzando insieme la condizione del calcio femminile sloveno negli ultimi anni, tra crescenti aspirazioni internazionali e l’avvento di una nuova generazione di giovani talenti determinata a portare in alto l’onore della Slovenia in Europa e nel mondo.

Com’è nata la tua passione per il calcio e, soprattutto, come e quando hai iniziato a giocare?
Ho iniziato quando ero piccolina perché anche mio fratello giocava a calcio. Mi è piaciuto subito, stavo sempre insieme a lui e, una volta iniziato, non ho più smesso.

Qual è il tuo ruolo preferito e, in totale sincerità, in quale squadra pensi di essere riuscita ad esprimere al meglio il tuo potenziale in questa posizione?
Il mio ruolo preferito è il terzino destro ma, avendo ricoperto più posizioni durante la mia carriera, mi trovo bene ovunque, soprattutto sulla fascia. Ho sempre dato il 100% in ogni squadra e non sta a me dire dove ho giocato meglio.

La tua carriera professionistica è iniziata in Slovenia. Come si chiamava la tua prima squadra e cosa ricordi della stagione in cui debuttasti?
In Slovenia il mio primo club è stato lo ŽNK Velesovo di cui, però, non ho ricordi particolari. L’emozione derivata dal poter giocare a calcio era infatti superiore a tutto il resto.

Com’è cambiata la condizione del calcio femminile sloveno da allora ad oggi?
La situazione sta cambiando e, anno dopo anno, noto dei miglioramenti. Adesso, però, il numero di calciatrici tesserate è ancora troppo basso e ci sarebbe bisogno di molte più persone che spingano per attuare un cambiamento. Nonostante il panorama sloveno si stia comunque evolvendo, attualmente questa trasformazione è infatti più lenta rispetto agli altri paesi.

Secondo te, quante e quali opportunità ha una giovane ragazza per iniziare a giocare a calcio nel tuo paese? Pensi che siano aumentate rispetto a quando iniziasti tu, oppure no?
Al giorno d’oggi, secondo me, ci sono più opportunità rispetto a quando iniziai a giocare io. Infatti, mentre all’epoca dovevo giocare contro i maschi, facendo parte delle giovanili maschili fino ai 14 anni, adesso tanti club del nostro massimo campionato hanno un settore giovanile femminile. Proprio questo aspetto rappresenta dunque un notevole passo in avanti rispetto al passato e gioca un ruolo fondamentale per la crescita delle nuove generazioni.

Cosa pensi dei numerosi giovani astri nascenti del calcio femminile sloveno che si stanno ritagliando autorevolmente il loro spazio sia in SŽNL sia in nazionale?
Penso sia merito del maggiore coefficiente di difficoltà della competizione che devono affrontare, sfidando giocatrici più grandi ed esperte e raggiungendo così la maturità calcistica già a 15 anni . Per questo motivo, molte di loro possono giocare in prima squadra nonostante la giovanissima età.

Una tua connazionale, Zala Kuštrin, si è recentemente trasferita dallo ŽNK Radomlje al Brescia dopo una straordinaria stagione in Slovenia. Cosa le consiglieresti per ambientarsi velocemente e al meglio in Serie A e in Italia?
In primis, per essere pronta a crescere in un ambiente nuovo dev’essere mentalmente aperta e preparata ad accettare nuove sfide. Accettare le regole e i cambiamenti è fondamentale perché, senza alcun dubbio, c’è un’importante differenza tra la Serie B italiana e la Slovenska Ženska Nogometna Liga. Detto ciò, sono sicura che piano piano si ambienterà da sola.

Forte dell’esperienza di veterane come te e dell’entusiasmo dei nuovi giovani talenti, a cosa potrà puntare la nazionale slovena nei prossimi anni?
Il primo obiettivo della nazionale è qualificarsi al prossimo mondiale. Questo gruppo, caratterizzato dal giusto mix di giocatrici esperte e giovani, può arrivare lontano. Anno dopo anno stiamo scalando posizioni anche nel ranking UEFA e, anche se la strada è ancora lunga, stiamo andando nella direzione giusta.

Ripercorriamo insieme la tua carriera. Raccontami brevemente le tue prime due esperienze professionali in Slovenia, dallo ŽNK Velesovo Kamen Jerič al Pomurje.
In Slovenia, la mia prima esperienza professionale è stata con il Pomurje, club con cui ho debuttato nella fase di qualificazione alla Women’s Champions League. Con questi colori ho vinto anche la Ženski Pokal (Coppa nazionale slovena) e il campionato, portando con me un bagaglio di esperienze ed emozioni molto grande. E’ stato grazie a questa esperienza, inoltre, che mi sono convinta a proseguire la mia carriera calcistica.

Quali sono stati invece i momenti più importanti delle tre stagioni in Austria?
In Austria, la corsa salvezza con il Carinthians è stata molto formativa per me, insegnandomi a lottare in ogni partita e a non mollare mai. A fine stagione, infatti, ci siamo salvate e si è trattato di una grandissima soddisfazione. In seguito, mi sono trasferita al LUV Graz, subendo però un brutto infortunio che ha significato la fine della mia esperienza calcistica austriaca.

Cosa ti ha poi spinto a ritornare nel tuo paese e, più precisamente, all’Olimpija Ljubljana? 
Dopo infortunio avevo bisogno di tornare nel mio paese; l’Olimpija Ljubljana era inoltre molto forte e lì avrei ritrovato anche alcune mie vecchie compagne con cui avevo giocato in Austria, per cui conoscevo già in parte l’ambiente biancoverde. L’obbiettivo al mio arrivo era vincere il Campionato e, alla fine, lo abbiamo raggiunto.

A che livello pensi sia arrivata la Slovenska Ženska Nogometna Liga? Cosa si potrebbe fare per alzare ulteriormente l’asticella e rendere il campionato femminile sloveno maggiormente appetibile anche all’estero?
Il numero di persone interessate al calcio femminile in Slovenia è ancora troppo basso, mentre in Italia è la situazione è completamente diversa, con la gente che vive letteralmente per il calcio. Aumentare gli investimenti in questo settore potrebbe essere una soluzione, così come perfezionare la strategia promozionale e pubblicitaria per far appassionare sempre più persone. Anche le strutture sono da migliorare. In Slovenia, infatti, esistono solo due club forti e dotati di impianti adatti, mentre le altre sono ancora un passo indietro.

Parlando dell’esperienza accumulata in Italia, come avvenne il passaggio al Tavagnacco e cosa ti hanno lasciato le due annate con le friulane?
Poco prima del trasferimento, disputammo un torneo contro il Tavagnacco, durante il quale fui notata dal club friulano che, in seguito, mi contattò per offrirmi un posto in squadra. Ciò che mi spinse ad accettare fu il fascino di un’altra esperienza all’estero che mi avrebbe ulteriormente formata e aiutato a crescere. Ero infatti già stata in Austria ma non in Italia, un paese dalla profonda cultura calcistica in cui anche il calcio femminile stava pian piano crescendo.

Nel 2019 passasti invece alla Roma, venendo impiegata da mister Bavagnoli anche in posizione più avanzata. In cosa pensi di essere migliorata durante l’avventura giallorossa e quali sono state le differenze, sia a livello di allenamenti sia per quanto riguarda lo stile di gioco, rispetto alla tua precedente squadra in Serie A?
Roma era un mondo diverso: c’erano strutture condivise con la squadra maschile e l’organizzazione della squadra era tutta un’altra cosa. Tavagnacco era più un club a dimensione familiare, mentre la Roma era una realtà decisamente più professionale. Durante l’avventura in giallorosso sono migliorata sotto tutti i punti di vista, anche tatticamente, svolgendo sessioni di allenamento individuali incentrate soprattuto sul posizionamento in campo, aspetto su cui in passato non avevo lavorato particolarmente.

Dopo due anni nella capitale ti sei poi trasferita al Napoli, affrontando una stagione complicata a livello collettivo. Cosa pensi sia mancato per evitare la retrocessione e quali sono invece i momenti che porti nel cuore?
A Napoli è mancata un po’ la grinta e la determinazione nel finale di stagione e, ovviamente, anche quella giusta dose di fortuna. Contro Milan e Fiorentina giocammo due partite che avevano riacceso le nostre speranze, tuttavia il campionato non si è concluso come avrei voluto, nonostante il grande lavoro e gli sforzi fatti dalla prima all’ultima giornata.

Com’è cambiato il tuo ruolo in campo e il tuo stile di gioco con le partenopee rispetto alla tua precedente esperienza alla Roma?
Rispetto all’esperienza in giallorosso, con la maglia del Napoli ho giocato più da esterno alto. L’aspetto in cui sono cresciuta di più durante la stagione in azzurro, tuttavia, è stata la mentalità. Sono infatti maturata molto e ho imparato ad affrontare le partite con maggiore personalità.

Dulcis in fundo, quest’anno difenderai i colori della Viola nella tua sesta stagione in Serie A. Secondo te, che tipo di contributo che darai alla squadra e a cosa potrete puntare quest’anno?
Innanzitutto voglio dare alla squadra tutto il carisma e l’aggressività che ho, sperando di riuscire a trasmettere sicurezza quando giocherò. Detto ciò, sarà ovviamente coach Panico a decidere le undici titolari. Gli obiettivi, inoltre, sono chiari: fare il meglio possibile in questa prima parte di stagione, affrontando poi i playoff al massimo delle nostre capacità.

Per concludere, lancia un messaggio ai tifosi della Fiorentina per caricarli in vista dell’inizio del campionato, invitandoli tutti a venire allo stadio a supportarvi.
I tifosi della Fiorentina sono tra i più appassionati d’Italia, ci seguono sempre e, infatti, sono anche venuti a Moena a trovarci durante il ritiro. Mi aspetto di vederli allo stadio e sicuramente non mancheranno di farci sentire il loro calore.

Alessandro Gargiulo
Anacaprese atipico, ho lasciato l’isola alla volta di Udine per seguire il corso di laurea triennale in Mediazione Culturale. Durante gli anni in Friuli ho avuto modo di conoscere ed amare la cultura slovena inizando a seguire la Slovenska Ženska Nogometna Liga. Laureato in Informazione ed Editoria presso l'Università di Genova, coltivo la passione per il giornalismo sportivo ed il calcio femminile. Essendo stato, in passato, responsabile della rubrica sportiva presso LiguriaToday, ho avuto inoltre la fortuna di assistere dal vivo e raccontare gli incontri di alcune squadre della provincia di Genova. Nutro infine un forte interesse anche per gli eSports ed ho avuto modo di seguirne i match più importanti, intervistando alcuni dei suoi principali protagonisti.