Elio Garavaglia, nato nel 1956, inizia giocando nella squadra del suo paese ma in seguito, dopo un provino, viene subito preso dal Milan.
Ruolo centrocampista, regista a tutto campo con qualità principali nella visione di gioco e nell’ultimo passaggio, in grado di giocare sia davanti alla difesa che dietro le punte. Dal 1966 fino al 1973, nel Milan, gioca in tutte le categorie giovanili fino alla primavera. Passa poi al Monza dove in tre anni ottiene una promozione dalla serie C alla serie B, due Coppa Italia Lega Pro e una Coppa Anglo-Italiana. Le stagioni successive lo vedono in campo con Pro Vasto, Fanfulla e Voghera in serie C.
Un serio infortunio limita la sua carriera di calciatore e decide di vestire contemporaneamente il ruolo di allenatore per i giovani ragazzi Esordienti di Cuggiono. Nel 1986 entra nello staff del settore giovanile del Milan, con vari incarichi di allenatore delle varie categorie giovanili fino a collaboratore tecnico nella Primavera rossonera, collaborando con nomi importanti come Tassotti e Baresi. Rimane a Milano fino al 2012, anno in cui si trasferisce a Palermo per lavorare in serie A come collaboratore tecnico dell’allenatore Giuseppe Sannino. Nell’estate del 2016 inizia la sua avventura nel calcio femminile italiano come allenatore del Mozzanica.

Lei vanta una lunga carriera nel mondo del calcio, prima come calciatore poi come allenatore di varie categorie. A quale periodo è maggiormente legato? C’è un episodio particolare che ci desidera raccontare?
Sicuramente la mia vita è stata caratterizzata dal calcio: ho iniziato prestissimo come giocatore e ancora adesso continuo come allenatore.
Come calciatore uno pensa a migliorare se stesso sia a livello tecnico che a livello umano come persona mentre come allenatore, nelle mie varie tappe tra settore giovanile e prima squadra, ho trovato obiettivi diversi.
Nel settore giovanile la priorità è un discorso di crescita tecnica e di valori da trasmettere ai ragazzi: bisogna vederli come persone che un domani si dovranno inserire nella società e non come giocatori o possibili campioni. In prima squadra invece, come per esempio quest’anno, gli obiettivi cambiano perchè ci sono dei risultati da raggiungere, bisogna lavorare molto sul concetto di gruppo, sullo stimolare a lavorare tutti insieme per obiettivi comuni e quindi trasmettere una professionalità e una conoscenza della materia che possa motivare le giocatrici a seguirti per ottenere i risultati sperati.
Ci sono due episodi particolari che desidero ricordare: quando dopo aver attraversato sia come giocatore che come allenatore tutto il settore giovanile del Milan sono diventato collaboratore tecnico di Franco Baresi alla squadra Primavera e quando ho affiancato Sannino nello stesso ruolo a Palermo in serie A con in squadra campioni come Dybala o Ilicic. Sono stati due momenti molto gratificanti, il coronamento del mio percorso come allenatore.

Il derby con Brescia si è concluso con un pareggio. Lo ritiene un risultato giusto? Quali sono le sue considerazioni sulla partita e sulla prestazione della sua squadra?
E’ stata una partita non molto spettacolare ma vissuta con molta intensità a livello tattico. Noi siamo stati bravi nel primo tempo, abbiamo avuto qualche occasione in più, mentre il Brescia è uscito nel secondo tempo mettendoci in difficoltà. Nel complesso ritengo che il pareggio sia un risultato giusto. Sono soddisfatto del rendimento della squadra, poiché anche noi avevamo un’ assenza importante come quella di Ledri che mi ha costretto a cambiare l’assetto tattico della squadra, che ha tuttavia risposto molto bene sul campo.

La partita di ieri che spunti le lascia per la prossima sfida contro Brescia nei quarti di coppa Italia?
La prossima sfida sarà un’altra partita perchè la squadra perdente verrà eliminata, c’è un solo risultato sia per noi che per loro ed entrambe le squadre cercheranno di dare il massimo in quella situazione. Spero che la mia stia bene, sia fisicamente che mentalmente: noi ci prepareremo sapendo che è una partita molto difficile causa un avversario veramente forte.

Siamo quasi al termine del suo primo anno all’interno del calcio femminile italiano. Dopo questi mesi, qual è il suo pensiero su questo mondo? Che miglioramenti si potranno intraprendere per la crescita di questo movimento?
Questa prima esperienza nel calcio femminile la ritengo molto positiva e sono contento della scelta che ho fatto. Vedo che c’è molto interesse intorno a questa realtà ed ho visto in certe giocatrici un livello molto più alto di quello che mi aspettassi. Sicuramente le ragazze hanno tanta voglia di migliorarsi e di lavorare, penso quindi che tutto il movimento possa soltanto migliorare.
Bisogna, secondo me, lavorare sui settori giovanili, inserendo persone competenti nei vari ruoli, e sui risultati: se le nostre squadre che ci rappresenteranno in Champions andranno sempre più avanti nel loro cammino, sicuramente porteranno interesse intorno all’ambiente e a tutto il settore.
La federazione inoltre dovrà intervenire in modo concreto; ad oggi, escluso determinate realtà importanti, le società più piccole devono far fronte a tanti impegni e per loro non sempre è facile, col risultato che da una parte abbiamo le professioniste mentre dall’altra abbiamo le dilettanti con una lotta che diventa impari. Mi auguro che questa differenza possa essere un giorno colmata.
 
La Fiorentina si è laureata campione d’Italia. Vanta una serie consecutiva impressionante di vittorie, spesso con risultati larghi, e una sola sconfitta in campionato, contro di voi che avete dimostrato di essere in grado d’affrontare qualunque squadra ad armi pari. Quali sono i suoi ricordi di quella partita? Quanto fu orgoglioso delle sue ragazze?
La Fiorentina ha vinto meritatamente questo campionato, il suo cammino è stato qualcosa di eccezionale. Noi siamo la squadra che, sia all’andata che al ritorno, è riuscita a metterla in difficoltà e di questo ne sono molto felice. È stata una grande soddisfazione per me, per tutte le ragazze e per la società. I ricordi sono di una giornata particolare, che mentre la vivi ti ripaga di tutti i sacrifici che hai fatto, che stai facendo e che farai in futuro per raggiungere certi obiettivi.

Come valuta fino ad oggi la stagione del Mozzanica?
La nostra stagione la ritengo molto positiva. Siamo partiti in sordina, con una rosa limitata come numero (16 giocatrici a inizio anno, 17 a fine stagione) e come una squadra che non era tra le favorite per le prime posizioni. Abbiamo avuto un inizio di campionato difficoltoso, ma siamo poi riusciti a valorizzare delle ragazze che avevano avuto poco spazio in passato o che arrivavano dalla primavera, fino a quando tutta la squadra ha dimostrato il proprio valore.
 
Un grande ringraziamento a mister Elio Garavaglia, alla presidentessa Ilaria Sarsilli e tutta la società del Mozzanica per la disponibilità dell’intervista a cui auguriamo un grande in bocca al lupo per il termine della stagione.