Emanuele Iencinella rimarrà alla guida della Jesina. L’allenatore marchigiano proseguirà il suo percorso sulla panchina del club piazzatosi al quinto posto nel girone C di terza Serie. Nelle settimane passate lo stesso tecnico sembrava aver aperto ad un suo addio, poi rientrato nei giorni scorsi con l’annuncio dell’allungamento del rapporto tra le parti anche nell’annata alle porte. Abbiamo raggiunto il trainer delle jesine per qualche battuta dopo il campionato da poco concluso.

Mister la Jesina ripartiva dalla terza posizione della passata stagione. Quanto è stata importante la scorsa annata per ripartire in questa?
“La stagione 2019/20 conclusa a metà è stata dannosa un po’ per tutti i club, ma in particolare per la Jesina. Una squadra giovanissima, con atlete con importanti prospettive di crescita, ha letteralmente buttato nel cestino 5 mesi in cui non ci siamo allenate e non abbiamo giocato gare. Non si cresce a giocare campionati virtuali alla Playstation: sono inutili. Gli innesti erano stati solamente due: Rosa Iacchini classe 2003, cresciuta nell’Arzilla Pesaro, e Rebecca Laface, già nostra, rientrata dal Cesena”.

Quinto posto conclusivo per voi, avete ottenuto il massimo a suo avviso?
“Avremmo potuto fare meglio del quinto posto. Io tuttavia non giudico le stagioni dai risultati, ma dalla crescita delle atlete. Abbiamo perso qualche gara di troppo, ma ci è servita di lezione per il futuro”.

L’ottima media realizzativa è stata uno dei vostri punti forti?
“La nostra era una squadra più pericolosa se difendeva attaccando in avanti, e se andava a riconquistare palla sulla tre quarti avversaria. Ovvio che questa impostazione produce più occasioni da rete, ma espone anche la squadra a rischi rilevanti in fase di non possesso”.

Che campionato è stato per voi? Siete stata una delle mine vaganti capaci di dare fastidio a tutti giocando un calcio gradevole. Soddisfatto?
“Definire la Jesina una mina vagante? Squadra giovane che gioca un calcio fatto di princìpi, quindi sicuramente una squadra in taluni casi pericolosa come una mina. Poi bisogna accettare qualche errore veniale dettato dall’inesperienza, ed anche qualche errore grave di lettura tattica da parte del mister. Soddisfatto non tanto del piazzamento, ma perché ho visto spesso le mie giocatrici fare ottime prestazioni sia individuali che di squadra”.

Nel vostro campionato successi con Filecchio e Arezzo, Quali sono state le migliori partite della Jesina?
“Si reputo le vittorie contro Arezzo e Filecchio sicuramente tra le gare migliori disputate in questa stagione”.

Di pochi giorni fa la sua riconferma con il club marchigiano. Cosa ha spinto mister Iencinella a rimanere alla guida della Jesina?
“Io avrei voluto lasciare la prima squadra. Semplicemente perché sono allenatore in questa società da 9 anni. Era nell’interesse delle ragazze, per dare loro nuovi stimoli. Avevo comunicato questa decisione all’indomani della sconfitta con la Reggiana. Poi però ho visto in alcune di loro grosse dimostrazioni di affetto. E resterò alla Jesina, come allenatore della serie C. Decimo anno, metterò una stella a fianco del leone rampante”.

Ci sono calciatrici sicure di riconferme?
“La Jesina ha 20 giocatrici proprie tesserate sulla rosa di 23, quindi direi di sì. Qualcuna ha deciso di andare, per vari motivi. Alcune scelte le condivido, altre assolutamente no, anzi ne sono rimasto molto deluso. Ma il tempo dirà chi aveva ragione”.

Nella prossima stagione probabilmente Serie C a tre gironi. Torneo più affascinante a suo avviso?
“Il calcio femminile sta prendendo una brutta piega. Le risorse economiche vengono distribuite in modo iniquo, sono solo per pochi eletti. Allargare la serie B e la serie C a 16 squadre, senza dare neanche un minimo aiuto alle società, significa far morire i piccoli club. Girano attorno al calcio troppi soggetti che creano false illusioni nelle atlete, con promesse che verranno sempre più spesso disattese”.

A breve cambi di format anche in Serie A e Serie B. Le piacciono le novità alle porte per questi due tornei?
“Campionato affascinante anche con 12 teams. Non mi piace la riduzione della A a 10 squadre, perché sono certo che le risorse economiche dei diritti televisivi saranno divisi tra un sempre minore numero di clubs. E proprio tra quelli che non dovrebbero averne bisogno”.