Riproponiamo la rubrica di 1000 Cuori Rossoblu, alla scoperta del Bologna Calcio Femminile. Oggi vi presentiamo Enrica Bassi, portiere della prima squadra e Capitano. 

Partiamo dagli inizi. Come è nata la passione per il calcio?
Io sono patita di qualsiasi sport, calcio, dove tramite mio padre ho ereditato la passione per il Bologna, ma anche altri sport. Sono nata durante i mondiali negli Stati Uniti, e mia mamma scherzando ha sempre detto che la passione è nata da lì dato che durante le partite ero sempre tranquilla.
Ho iniziato a giocare a calcio a 6 anni a Sala Bolognese, il mio paese. Successivamente ho fatto anche 2 anni a Bologna, dove uno dei miei primi allenatori è stato Corazza.
Mi ricordo sempre il primo allenamento, dove mi sono presentata con la maglia di Oliver Kahn. Sicura di voler giocare in porta fin dal primo momento, era qualcosa che avevo dentro.

Dopo l’esperienza a Bologna dove hai continuato?
Dopo la scuola calcio di Bologna, sono tornata a Sala fino a 15 anni. Poi, tramite l’allenatore dei portieri, mi sono unita alla rappresentativa regionale femminile, nel 2009, quando abbiamo anche vinto. Poi ho iniziato definitivamente con il calcio femminile, prima con il Montale, che era in A2. Quell’anno arrivammo terze, io ero il secondo portiere, e portiere della primavera. Dopo quella stagione sarei dovuta andare a Reggio Emilia, dove la Reggiana disputava la Serie A. Purtroppo dopo qualche settimana di preparazione mi sono rotta il crociato e il menisco, terminando così la stagione. L’anno successivo, dopo essermi ripresa con calma, sono andata a giocare a Vignola, ancora in Primavera e A2, dove ho trascorso 3 anni. Dopo di che altri 3 anni, questa volta a Imola, e poi Bologna. Sono qui da 3 anni e mezzo.

Come è arrivata la chiamata del Bologna?
Io ero già allenatrice, e nel campo con me c’era Veronica Gotti, fisioterapie dei bimbi, che era capitano della squadra. Il Bologna aveva bisogno di un portiere dato che la Lauria, era molto impegnata con la Nazionale. Alla fine, dopo le insistenze anche da parte dell’allenatore e Daniela Tavalazzi, ho deciso di accettare.

Come è il rapporto con le tue compagne di squadra?
Oltre a Gaia Mastrovincenzo, che purtroppo si è fatta male ad inizio stagione, sono al momento la più grande. Le mie compagne mi prendono in giro per questo, anche se ho solo 25 anni! (ride ndr). In verità sono abbastanza abituata ad essere una delle più grandi, almeno tra i portieri. Io sono molto scherzosa e cerco sempre di creare gruppo, interessandomi sempre di tutte. Ma questo è qualcosa che faccio per come sono fatta io, non solo per il ruolo che occupo all’interno della squadra.
Quest’anno abbiamo creato delle piccole multe (da 1 euro o 2) al fine di creare più spirito di squadra. Per esempio se ci si presenta con l’abbigliamento sbagliato si deve pagare un euro. Questo oltre alle classiche tradizioni legate ad eventi. Per esempio i dolci da portare ad allenamento in caso di tripletta, o dopo il primo gol. Questo soprattutto perché per molte ragazze è il primo anno nella categoria.
Giulia Arcamone ha detto che io e lei siamo il poliziotto buono e quello cattivo. Confermo (ride ndr). Io cerco di legare, mentre quando c’è da bastonare…ci pensa lei, questo anche perché ci conosciamo molto bene anche fuori dal campo.

So che tu sei anche un’allenatrice. Ci racconti qualcosa in più?
Sì, è vero. Sono anche allenatrice della scuola calcio. Alleno i 2012. In questo periodo di chiusura della scuola, cerchiamo di mantenere i bimbi attivi, con qualche quiz, anche sul Bologna. Lo scopo è cercare di mantenere un filo diretto con i bimbi, tramite i genitori. Essendo piccoli è fondamentale il ruolo del genitore, altrimenti loro non sarebbero in grado di restare in contatto con gli amici della scuola calcio.
Oltre a questo, lavoro in una piccola palestra, dove pratichiamo ginnastica posturale.

Da quanto tempo sei allenatrice?
Da 4 anni. Quando ho finito la triennale in scienze motore, ho contattato la squadra, per mettere a disposizione quello che avevo appreso.

Torniamo a parlare di te e della squadra. Come valuti questa stagione, sia individualmente che a livello collettivo?
Quest’anno, con la fascia da capitano, ho raggiunto uno di quei sogni che, probabilmente, hanno tutti i bimbi quando iniziano a  giocare a calcio.
Mi è dispiaciuto tantissima per la sospensione, e cancellazione del campionato. Quest’anno avevamo uno staff completo, competente e preparatissimo. Spero che nessuno abbia visto come lavorano, altrimenti ce li ruberebbero! L’auspicio è che l’anno prossimo si possa ripartire da dove eravamo arrivate quest’anno, sia come squadra che come staff. Purtroppo negli ultimi anni abbiamo cambiato frequentemente giocatori e allenatori. Sarebbe importante riuscire ad avere un po’ di continuità.

Cosa pensi possa servire per fare il definitivo salto di qualità e confermare quanto di buono si è visto nel finale di stagione? 
A mio parere, per raggiungere obbiettivi sempre più elevati, che è il desiderio di tutte noi ragazze, sarebbe importante avere una spinta da parte del settore maschile, magari non tramite l’acquisto del titolo di un’altra squadra come fatto da alcuni club più blasonati. Sicuramente il club, sta dimostrando più positività verso la squadra femminile, con aiuti di vario tipo. Le squadre giovanili sono già sotto il Bologna FC, tuttavia, per noi sarebbe molto importante ricevere questa affiliazione. Anche perché altre squadre, con capacità economiche minori rispetto a quelle del Bologna, hanno dimostrato un interesse maggiore, almeno dal punto di vista filosofico, nei confronti del calcio femminile. 

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