Mattia Martini, direttore sportivo dell’A. Spal da agosto 2022 ma con esperienza in club blasonati come la Fiorentina (in Italia) e l’Atletico Madrid (in Europa), ha risposto alle nostre domande in un’intervista a cuore aperto.
Martini, aglianese classe 1995, ci ha parlato delle sue speranze per la prossima stagione di Campionato che si sta avvicinando e vedrà le estensi in serie C ma ha anche ripercorso con noi il suo passato che gli ha dato tanto sia dal punto di vista umano che professionale.
Non ci resta che augurare a lui e alla squadra un buon lavoro ed una Stagione ricca di soddisfazioni.

1. Come stai? Come ti stai preparando all’inizio di questa nuova stagione calcistica che vedrà l’A. Spal in Serie C?
“Motivato e motivati. Il lavoro svolto in quest’estate è stato importante ed intenso, però sicuramente il tutto porterà i suoi frutti. L’attenzione e la volontà di mantenere le aspettative sono alla base dei nostri obbiettivi quotidiani ed a medio-lungo termine”.

2. Cosa ti aspetti da questo nuovo capitolo della storia della squadra?
“Tornati sul palcoscenico nazionale, vorremmo divertire e coinvolgere ancora di più la città ed i tifosi: la nostra piazza è una piazza importante, che merita un femminile capace di entusiasmare e trasmettere passionalità.
Inoltre il girone dove ci hanno inserito si concretizzerà sicuramente in un torneo avvincente: non solo per le favorite Merano e Südtirol, ma anche per nomi altisonanti come Jesina, Padova, Perugia, Venezia e Vicenza.”

3. Tornando un po’ indietro nel tuo passato prima della A. Spal, un’esperienza che ti ha segnato?
“L’Atletico Madrid è stata una parentesi professionale da brividi: arrivare in un top club mondiale, calarsi in un contesto di competizione altissimo e con calciatrici di indiscutibile valore e vincere la Liga penso siano cose che ti rimangano dentro, ti segnino per sempre. Dal record di persone al Wanda Metropolitano per Atletico Madrid-Barcellona, alla vittoria e al passaggio del turno in Champions League contro il Manchester City, ai festeggiamenti per il campionato vinto a +6 punti sul Barcellona… Ricordi indelebili.”

4. Il tuo lavoro, dall’Italia ti ha portato in Europa e poi di nuovo in Italia, a Ferrara. Cosa hai imparato dalle squadre che hai seguito dal punto di vista umano e professionale?
“Capacità di gestione dei tempi, delle persone e delle dinamiche. Inoltre ogni piazza mi ha lasciato ed insegnato qualcosa. Anche se Firenze e Madrid sono state davvero un concentrato di lezioni: in viola perché è stato per me l’inizio e quando avvii è tutto nuovo e da apprendere, in Spagna perché certi club hanno delle dinamiche che le impari e le impari a gestire solo vivendole, con tutti i pro e i contro che le stesse portano.”

5. Cosa vedi nel tuo futuro? Quale è il tuo più grande desiderio, professionalmente parlando?
“Ad oggi vi sono il brio e la felicità di continuare un percorso estense che potrà essere importante e ricco di sfide e di emozioni.
Ferrara ed i colori biancazzurri potrebbero davvero diventare un modello da seguire per le realtà di calcio femminile in Italia.”

6. Se potessi scegliere, con quale personalità del Calcio Femminile ti piacerebbe collaborare?
“Vi sono molti esponenti ed addetti ai lavori capaci e competenti, con un’immagine spendibile e forte per le carriere avute o l’onestà intellettuale vantata.
Mi troverei in difficoltà a fare un nome, perché ne potrei citare moltissimi.”

7. In genere concludo ogni intervista chiedendo ai miei ospiti di lasciare un messaggio per i lettori e per le bambine che vorrebbero giocare a calcio. Quale è il tuo?
“Iniziate, credeteci e sognate. Ciò perché il calcio è calcio: indipendentemente dall’essere uomo o donna, indipendentemente dal sesso.” 

Federica Pistis
Sono nata in provincia di Cagliari il 29/08/1992. Frequento l'università a Cagliari ad indirizzo pedagogico. La mia passione per il calcio è nata quando ho iniziato a seguire questo sport perchè mio fratello è un grande tifoso del Milan e io cercavo un punto d'incontro con lui. Ho iniziato a guardare le partite, e a comprenderne i meccanismi poi è arrivato quello femminile che mi ha conquistata al punto da sentire un po' mie anche le loro imprese.