Negli anni sessanta il maestro Carlo Peroni con la sua fantasia diede alla luce un draghetto che divenne protagonista di uno spot delle “Caramelle Mentafredda”. Il suo successo fu tale che il suo personaggio spopolò, tanto che ne nacque una serie animata di 52 episodi andati in onda per la prima volta nel 1975 su Rai Uno. Grisù era l’ultimo discendente di una stirpe di draghi avvampatori, ma il suo sogno era diventare un pompiere. Ma poiché entrare nei pompieri non era facile neppure allora, il piccolo Grisù si accontenta di fare altri lavori, solo che alla fine di ogni avventura gli scappa una fiammata e finisce così per rovinare tutti i suoi buoni propositi. Più o meno la stessa cosa è accaduta nel marchigiano e più precisamente a Jesi, dove una giovane promettente calciatrice, pur sognando di diventare pompiere, ha dovuto accontentarsi di sputare fuoco nella porta avversaria. Ed oggi questa ragazza fa parte della rosa del Mozzanica e risponde al nome di Valeria Monterubbiano.

Nome: VALERIA MONTERUBBIANO
Soprannome: GRISU’
Hobby: lanciare palle infuocate nella porta avversaria.

Quando nasce la tua passione per il pallone?
“Ho iniziato a circa sette anni tramite la figlia di un’amica di famiglia che giocava in una squadra femminile. Grazie a lei  riuscii a convincere mamma a fare un provino nel Porto Sant’Elpidio che disputava la serie B. Io però ero troppo piccola per giocare con le grandi e così cominciai con i maschi e contemporaneamente qualche volta mi allenavo con le ragazze. Nelle Marche non ci sono molte squadre, fino a poco tempo fa c’erano solo il Porto Sant’Elpidio e la Jesina. E’ in quei primi anni che ho ricevuto le prime convocazioni in rappresentativa regionale. Stando nel giro della rappresentativa io e una mia compagna fummo contattate dalla Jesina, fu mister Manuele Iencinella a volerci fortemente. A Jesi sono rimasta cinque anni, ottenendo la storica promozione  e purtroppo retrocedendo al termine dello scorso campionato.”

Qual è stata la partita che più ricordi volentieri di questi anni?
“Ogni gara è speciale, anche gli anni in cui ho giocato con i maschi sono stati bei periodi. Ricordo che con i ragazzi c’era un rispetto particolare, non mi sono mai sentita discriminata in alcun modo. Chiaramente il giorno in cui ottenemmo la promozione in A con la Jesina ha avuto un sapore unico. 15 maggio 2016, giocavamo a Pordenone e vincemmo 4-2, conquistando matematicamente il primo posto e quindi la serie A, mentre con il Trento Clarentia in casa ci fu la passerella davanti ai nostri tifosi e tra l’altro in quell’occasione andai in goal. Non poteva quindi esserci una festa migliore.”

Raccontaci come hai vissuto la prima stagione in A.
“E’ stata un’esperienza importante. All’inizio eravamo tutte incuriosite, perché andavamo ad affrontare un campionato del tutto nuovo per noi, molto più impegnativo. Quello che credo ci abbia contraddistinto è stato il fatto che da neopromossa avremmo dovuto sulla carta aver paura di tutte, mentre invece siamo sempre scese in campo spensierate, come se non avessimo nulla da perdere. Purtroppo però diverse cose sono andate storte e non siamo riuscite a salvarci.”

Un campionato nel quale però hai realizzato sette goal, che come presentazione non sono male.
“No di quello sono abbastanza contenta anche perché in totale non è che ne abbiamo segnati tanti. Come ogni attaccante mi reputo abbastanza egoista, ma credo proprio che avrei scambiato volentieri qualcuno di quei goal con la salvezza.”

Durante questa tua prima parte di carriera hai potuto vestire la maglia delle nazionali giovanili.
“Ho partecipato a diversi raduni con la nazionale under 17 nel periodo in cui giocavo con la rappresentativa Marche e con essa ho disputato la prima fase di qualificazione agli europei di categoria in Irlanda del Nord e la seconda fase in Repubblica Ceca. In seguito ho vestito l’azzurro anche con l’under 19 con la quale ho partecipato al torneo di “La Manga” di tre anni fa e alla prima fase di qualificazione agli europei in Slovenia.”

Ti aspettavi dopo un solo anno di A di essere contattata per fare il salto in una grande?
“Sicuramente ci speravo. Durante il campionato mi è capitato che alcune persone mi avvicinassero manifestando il loro interesse per me e questo mi ha lusingato. Al termine del campionato ho ricevuto diverse proposte, ma quella che mi ha convinto è stata quella del Mozzanica, perché ho sentito l’interesse della società nel voler far crescere le giovani e questo è un aspetto che mi tocca da vicino. Inoltre quella bergamasca è una squadra che conta nomi importanti in rosa e che in questi anni ha ottenuto risultati notevoli.”

Una rosa non ampissima e questo da un lato ti darà la possibilità di partire titolare, ma allo stesso tempo ti responsabilizza. Inoltre arrivi a ricoprire il ruolo lasciato vacante da Valentina Giacinti. Avresti preferito un percorso più soft?
“Il vuoto che può lasciare una giocatrice come Giacinti è grande e non posso dire se sarò all’altezza o no. Quello che posso promettere è che mi impegnerò al massimo, la società mi sta dando fiducia e merita di essere ripagata.”

Per te questa è la prima stagione lontana da casa. Soffri di saudade?
“E’ ovvio che la lontananza un po’ si sente, ma nella scelta fatta non ha influito più di tanto, anzi ho avuto anche proposte da squadre più vicine. Per i miei genitori vedere una figlia che va via di casa non è stato semplicissimo, ma mi hanno sostenuto da subito in questo passo e sono contenti di vedermi qui, a giocarmi la possibilità di raggiungere un traguardo importante.”

Lo scorso anno ti sei fermata a quota sette goal, quest anno te la sentiresti di raddoppiare?
“Sulle cifre non voglio esprimermi, diciamo che mi piacerebbe almeno migliorare il numero di reti segnate.”

Fuori dal calcio di cosa ti sei occupata fino ad oggi?
“Mi sono diplomata in ragioneria e attualmente frequento l’indirizzo universitario di scienze della comunicazione a Macerata. Ho preferito non cambiare sede perché se tutto va bene l’anno prossimo dovrei riuscire a laurearmi. La mia vera ambizione però è diventare vigile del fuoco, ma per adesso è un sogno e poiché nei corpi militari si entra solo tramite concorso ho pensato ad un indirizzo universitario che mi possa dare altri sbocchi, come può essere il marketing aziendale ad esempio.”

A spegnere incendi tempo ce n’è, la nostra Grisù è ora chiamata ad infiammare la passione dei tifosi bergamaschi!

Credit Photo: Sergio Piana