Rosalia Pipitone, portiere della Roma, parla a Roma TV del tema del professionismo nel calcio femminile e non solo.

“Il calcio femminile prima era un hobby, poco considerato o addirittura non considerato come uno sport. Io vengo dalla Sicilia, lì era un passatempo come fare una semplice partita di calcio o di pallavolo con gli amici, anche se l’impegno tra noi ragazze non è mai mancato. Abbiamo sempre rispettato allenamenti, orari e la disciplina che serve nello sport, però purtroppo non c’era mai stato dato il giusto riconoscimento da parte di chiunque, anche dagli stessi genitori che ci dicevano di non perdere tempo a stare dietro ad un pallone. Il professionismo per noi rappresenterebbe il giusto riconoscimento per il mondo femminile, a chi ha lottato per anni per ottenere il diritto per poter praticare questo sport tranquillamente. Sarebbe la realizzazione di un sogno per tante veterane e soprattutto la possibilità di tutelare e far realizzare i sogni alle future bambine. Il Mondiale è stata una grande spinta per noi, per gli addetti ai lavori e per tutto il movimento. Lì effettivamente non ci siamo rese conto di tutto il successo ottenuto in Italia, lo abbiamo capito quando siamo rientrate a casa con tutto l’amore e l’affetto e il seguito che abbiamo avuto. L’emendamento Nannicini è stato un piccolo passo fatto verso il professionismo; ovviamente questo non basta a garantire tutto quello di cui abbiamo bisogno. È stato fatto un piccolo passo, ma tutte noi aspettiamo che si continuino a fare passi avanti anche da parte della federazione e da parte degli enti competenti. Spesso ne parlo con le ragazze…noi siamo abituate a fare sport e a fare calcio ma quello che sta alla base di tutto è la volontà, per uno sportivo e nella vita in generale. La volontà ti aiuta a superare tanti ostacoli e a raggiungere determinati obiettivi che oggi potrebbero sembrare insormontabili ma che un giorno potrebbero realizzarsi. Io sono un esempio, insieme alle altre ex compagne della Nazionale italiana, che con la volontà si possono ottenere grandissimi risultati. La nostra società è da ringraziare perché ci tutela in tantissime cose. Noi come calciatrici della Roma ci sentiamo delle professioniste anche se non lo siamo perché ci viene data la possibilità di allenarci in determinate strutture, di avere assistenza in qualsiasi ambito e per qualsiasi problema, soprattutto ci danno la possibilità di stare bene anche fuori dal campo. Per questo va ringraziata e va sostenuta. Io vivo a Roma da nove anni, ho imparato a conoscere Roma e la maglia della Roma. Ho sempre avuto tantissimi amici romanisti e con curiosità ho sempre cercato di capire l’amore provato dai tifosi nei confronti di questa maglia. Ho imparato ad amarla, a capire che non era solo una maglia e non era solo calcio, ma qualcosa di più. È uno stile di vita, passione e tutto quello che c’è di bello nel calcio, nel bene e nel male. Indossare questa maglia è stato un altro sogno realizzato, ho lottato affinché la società entrasse nel femminile e farne parte è stato un grandissimo traguardo e un sogno che speravo si realizzasse. Quando ero piccola era impensabile che questo movimento riuscisse ad ottenere determinati risultati e questa visibilità che c’è ora”.

Credit Photo: AS Roma