Credit Photo: Paolo Comba - Photo Agency Calcio Femminile Italiano

Barbara Bonansea, attaccante della Juventus Women, attraverso il sito del club ha pubblicato una lunga ed emozionante lettera sul suo anno 2023 e su quello vissuto dalla squadra bianconera. Qui di seguito riportiamo il testo completo.

«Vorrei iniziare proprio da questa foto. E’ molto significativa. Questa è l’esultanza, della squadra e mia, dopo il gol alla Roma in Finale di Coppa Italia. E’ stato tutto strano e bellissimo, ho segnato un gol come lo avevo provato mille volte in allenamento. E dopo quel gol non abbiamo capito più nulla. Sapete perché è bella questa foto? Perché si riesce a leggere un’emozione, si riesce a vedere anche la sofferenza di un anno complicato. E’ una foto in cui si racchiude tutto, e la cosa più bella è che non si capisce, guardandola, chi ha segnato: è stato il gol di tutte e di tutti.

POTREBBE ESSERE IL PRIMO ANNO SENZA VITTORIE
Chiudo gli occhi, penso al mio 2023, e la prima immagine è il trofeo che abbiamo vinto.
Ma più di tutto, quello che mi ricordo più nitidamente è la settimana precedente alla partita. E’ arrivato il Direttore Stefano Braghin a parlarci e ci ha semplicemente detto che questo avrebbe potuto essere il primo anno per noi senza un trofeo.

E’ stato un vero e proprio scossone, che mi ha dato delle sensazioni molto brutte ma al contempo belle. Arrivavo, arrivavamo, da un periodo in cui quasi ci stavamo rassegnando a un anno che poteva andare via così… quelle parole sono state, nella mia testa, un vero e proprio “switch”: non poteva succedere, mi dicevo, siamo la Juve, la partita secca la dobbiamo vincere.

Per me è qualcosa che è diventato personale, non poteva andare in questo modo, la Juve doveva vincere e basta; è stata una sensazione intima, che non potevo condividere, anche perché era un momento non semplice della mia carriera. Giorno dopo giorno ho maturato la convinzione che, se ognuna di noi avesse fatto il suo piccolo pezzo, come fa una squadra, avremmo fatto qualcosa di buono.

LA STAGIONE CON ALTI E BASSI
La stagione scorsa è stata piena di alti e bassi, ci sono stati momenti in cui sembrava che quella svolta arrivasse, ma poi non arrivava mai: è stato come se la nostra anima, l’anima della Juventus, si stesse perdendo. Anche la partita a Roma, contro le giallorosse, nella Poule Scudetto, è stata simbolica: per due volte in vantaggio, siamo state riprese e poi superate, proprio alla fine. Ed era quello che di solito succedeva, ma al contrario.

D’altronde, è anche vero che la nostra storia è un unicum: abbiamo sempre vinto, da quando la squadra è stata fondata, il primo anno c’era la sensazione che si potesse portare a casa il titolo, ma ce lo siamo sudate fino allo spareggio. Poi, con l’andare del tempo, siamo cambiate, come è normale che succeda in qualsiasi squadra, e nella scorsa stagione c’era la sensazione che dovessimo capire come leggerlo, questo cambiamento, che abbiamo un po’ sofferto, senza riuscire ad accettarlo completamente, senza riuscire a dirci: noi siamo sempre la Juve.

IL SEGRETO…
Voglio svelarvi un segreto: la mattina di quella partita io ho confessato a una mia compagna che avevo la sensazione, netta e precisa, che avrei segnato di testa. Erano mesi che mi stavo allenando per questo fondamentale, che a me manca un po’; alla fine degli allenamenti, lavoravo sui cross da destra e da sinistra per colpire di testa. Il mio sogno era fare un gol, appunto, di testa, meglio se decisivo, ma quella mattina non era un sogno, avevo la sensazione che l’avrei fatto.

Non è stata comunque una giornata semplice, niente affatto: prima della partita, seduta, da sola, ho iniziato a piangere, china su me stessa, ed è una cosa che a me non accade spesso. Sono tornati indietro quei giorni, quella tensione, quella voglia di fare quello che sapevamo fare meglio. E avevo la sensazione, precisa, di dover dare tutto quello che avevo in campo.

E poi il gol è arrivato, proprio come lo avevo pensato: quando è partito il cross ho detto, dentro di me: questa palla è mia…

DALLE BATOSTE SI PUO’ RIPARTIRE…
Anche questa stagione non è iniziata bene: il meccanismo crudele della Champions League ci ha regalato una delusione, forte, ad agosto, cioè il non qualificarci, ed è una cosa che in una stagione pesa. E’ stata una batosta, ma da qui siamo ripartite, insieme, tirandoci su le maniche. Abbiamo avuto due inciampi, e penso non tanto a quello contro la Roma, partita che secondo me è stata decisa da episodi; sono cose che possono succedere e anzi, non vengono mai per caso, ti insegnano che devi esserci sempre, al 100%.

Peggio è stata la sconfitta con la Sampdoria: abbiamo giocato in modo confuso, perdendo il focus, è stata una giornata tutta sbagliata, e non certo per un approccio superficiale. Lo sport è imponderabile, e ti presenta, alle volte, giornate così, in cui si perde tutte insieme.

LA CHIAVE E’ CAPIRE IL VALORE DEL GRUPPO…
Adesso abbiamo iniziato a preparare questa sfida, ancora con la Roma, di nuovo con un trofeo in palio. La chiave è capire che tutte insieme siamo fondamentali, e che ognuna di noi è chiamata a fare il suo pezzetto. Se succede questo, se facciamo il massimo di quello che abbiamo, siamo pronte a giocarcela, il puzzle si completa nel modo giusto.

SONO SEMPRE STATA OTTIMISTA…
Il 2023, per me, è stato il primo vero anno di difficoltà, in una carriera che, di fatto, non me ne aveva mai presentati. Ed è qualcosa che mi tengo stretto: ho notato, su me stessa, che quando si inizia a vedere nero, poi tutto diventa nero. Non era mai successo, io sono sempre stata ottimista e ho sempre analizzato con questa lente anche la difficoltà. Se guardo i numeri del 2023, alla fine, non è stata un’annata così negativa, ma io so che per me lo è stata, e lo ripeto, è stato formativo. Sono contenta di esserci passata, non voglio cambiare niente, perché mi sento cresciuta, nel capire a cosa dare più importanza e a cosa meno. Ovviamente ognuno ha i propri rimpianti, e io ho i miei: penso per esempio a un Mondiale, a cui non sono arrivata pronta per i miei parametri, e penso a quello che vi ho raccontato fino a qui.

Alla fine, tutto quello che succede, semplicemente, deve succedere».