Vlada Kubassova nasce a Tallinn, capitale dell’Estonia il 23 agosto 1995, dopo le giovanili nell’Ajax Lasnamäe passa al Levadia Tallinn nel 2010 e dopo due anni nella squadra B, approda in prima squadra per rimanerci fino al 2018, quando viene ingaggiata dal Napoli dove rimane per tre stagioni. Nel 2021 Miro Keci la porta al Como Women dove sta disputando un’ottima stagione nella quale è sempre stata titolare, collezionando 16 presenze tra Campionato e Coppa Italia e realizzando 5 reti fino al momento di questa intervista. Nel Levadia ha avuto una media gol strepitosa, in 8 stagioni hai segnato 131 reti in 131 presenze, un gol a partita.

Vlada, raccontaci perché hai pensato di giocare a calcio, come è nata questa passione?
«Da sempre, fin da piccola ho giocato con i ragazzi per strada. Un giorno improvvisamente su un giornale, ho letto un annuncio in cui cercavano ragazze per formare una squadra di calcio. Da lì ho iniziato a giocare e non ho mai più smesso».

Sei nata in Estonia, un paese poco conosciuto qui in Italia, nella capitale Tallinn, raccontaci un po’ del tuo paese.
«Tallinn è una città meravigliosa, ancora un po’ ignota. La sua crescita però è esponenziale, sia a livello turistico sia anche a livello economico. Siamo molto all’avanguardia sulle tecnologie, ad esempio siamo i fondatori di Skype. E poi non ci manca quasi nulla, abbiamo mare, foreste, neve, la bellissima città vecchia, a volte ci manca un po’ il sole, forse per questo ho scelto l’Italia!».

Hai iniziato a giocare a calcio da bambina nell’ Ajax Lasnamäe, una piccola squadra dei sobborghi di Tallinn, cosa ricordi di quel periodo?
«All’Ajax all’inizio eravamo una squadra mista, maschi e femmine. Con loro ho vinto un campionato primavera estone segnando diversi gol, nonostante abbia iniziato come difensore centrale. Da quell’esperienza, tutt’ora, continuo a mantenere i contatti con i miei compagni di squadra».

Hai debuttato neanche a 16 anni nella serie A estone nel Levadia Tallin, nel derby con il Flora, sei entrata e hai segnato il gol del pareggio, praticamente il sogno di ogni debuttante.
«Nel Levadia, è stato il mio primo esordio in prima squadra. Lì sono cresciuta come calciatrice e ho messo le mie radici. Poi nel 2018 hai deciso di trasferirti in Italia, al Napoli, com’è stato l’impatto con questa nuova realtà, con un clima molto diverso dall’Estonia. Fino al 2018 non ho mai voluto cambiare squadra in Estonia, ma ho valutato l’idea di fare una nuova esperienza all’estero e così mi è capitata la possibilità di giocare in Italia e sposare un progetto che mi ha portata a giocare in Serie A grazie al Napoli. Durante questi anni in Italia mi sono trovata molto bene, soprattutto per il clima e l’ospitalità della gente, per la buona cucina e i paesaggi che offre».

La scorsa estate sei arrivata al Como Women, raccontaci i dettagli di questo passaggio e di questa tua nuova scelta. Cosa ti ha spinto a venire qui?
«Dopo un anno difficile al Napoli in Serie A, ho scelto di sposare il progetto ambizioso del presidente Verga, del vicepresidente Larghi, del direttore generale Saimir Keci e del mister Seba de la Fuente. Durante questi primi mesi mi hanno ridato la fiducia che avevo perso durante lo scorso anno. La società, come ho detto prima, ha grandi ambizioni ed è ben strutturata. Il gruppo squadra invece mi ha sorpreso. È la prima volta che trovo un gruppo così bello e affiatato, possiamo dire che me ne sono completamente innamorata!»

Qual è il rapporto con le compagne, con la società e col mister?
«Il Mister e lo staff sono molto professionali e preparati e secondo me stanno facendo un gran lavoro».

Chi è Oliver Jürgens?
«Oliver è come un fratello per me, lo conosco sin da piccolo, sua madre era la mia insegnante, ora vive in Italia e anche lui fa il calciatore nella Primavera dell’Inter».

Gli stranieri che arrivano in Italia s’innamorano della nostra cucina, qual è il tuo piatto preferito?
«La pizza margherita! Ma deve essere mangiata esclusivamente e solo a Napoli! Tra i miei piatti preferiti aggiungerei anche la pasta alla genovese!».

Photo Credit: Tullio M. Puglia/Getty Images