Daniele Moreschi , allenatore del Potenza Calcio Femminile ha un passato da calciatore, in particolare  ha difeso i pali del Potenza e della Cavese, con una breve carriera disputata in interregionale non lesinando però gli studi giuridici tanto da intraprendere la carriera da sottufficiale nel Corpo forestale dello Stato. A seguito di infortunio ha intrapreso la carriera di allenatore di squadre maschili in eccellenza e promozione.Come lui stesso racconta, la sua vita è stata sempre ispirata dai valori della famiglia e dai principi di solidarietà, etica e rispetto.

Come nasce il Potenza Calcio Femminile?
Tutto comincia con l’avvento nella nostra città del Presidente Salvatore Caiata e del Vice Presidente Maurizio Fontana che hanno voluto, ardentemente, risollevare le sorti del calcio maschile e di quello femminile.  Il progetto è stato portato avanti anche grazie alla particolare esperienza e quindi attenzione di Camila Bodini Franca, avendo negli anni precedenti solcato i campi di calcio in Brasile ed in America.La pozione magica così creata: entusiasmo, competenza, affetto e tanto altro ha fatto si che la squadra vincesse il Campionato e la Coppa Italia, ma circostanza più importante sono state poste le basi del progetto di un calcio  “rosa” a Potenza.
Allenare un team al femminile oggigiorno significa un po’ andare controcorrente: cosa ti ha spinto ad accettare questo incarico?
Si, in tanti mi chiedono cosa abbia trovato nel calcio femminile tanto da non accettare proposte di collaborazione in squadre maschili ma, la mia risposta è sempre la stessa : “regalo loro un abbraccio ed un sorriso”  lamentandomi del fatto che non sono in grado di comprendere a pieno la mia fortuna. Tengo anche a precisare che da soli non si percorre tanta strada e tutto quello che faticosamente si e’ costruito  è stato il frutto dell’impegno e del lavoro di uno staff tecnico all’avanguardia. Ho al mio fianco Forleo Vincenzo, che è stato il secondo di De Canio Luigi e Cupparo Maria Teresa straordinaria preparatrice atletica, insieme abbiamo condiviso scelte e metodiche, consapevoli di lavorare con adolescenti e pertanto con un mondo molto, ma molto particolare.
Una performance rossoblù con qualche difficoltà : credi ci sia qualcosa da migliorare in campo?
Molte difficoltà, ma ne eravamo e ne siamo coscienti, ma per crescere è necessario giocare e purtroppo non si diventa bravi disputando sei partite in dieci mesi, quindi abbiamo intrapreso un arduo e duro percorso, il campionato di serie C. Poi abbiamo deciso di lavorare con le ragazze più giovani, quelle che in sostanza possono farci guardare ad un futuro “rosa”. In campo e fisicamente abbiamo ancora molto da migliorare, ma le mie ragazze sono calcisticamente parlando nate tra il 2000 ed il 2005, pertanto oltre ad un discorso puramente tecnico, tattico e fisico stiamo affrontando il tutto ponendo particolare attenzione a quello mentale e credo che ci stiamo riuscendo.
Dopo tutte queste sconfitte non è facile trovare il coraggio di continuare a lottare : qual è il punto di forza del Potenza Calcio Femminile?
E’ certamente quello mentale, perché le mie ragazze  hanno compreso che il risultato non è tutto nel calcio, come nella vita,  la prestazione è importante ma lo è di più il lavoro in settimana, il sacrificio, la condivisione, il rialzarsi ogni volta che si cade, questo ti riempie il cuore e la mente, sono consapevoli che fra un po’ arriveranno i risultati ma in ogni circostanza bisogna rispettare gli avversari.
Siete consapevoli di essere l’unica squadra lucana in serie C : un’opportunità da cogliere o una grande responsabilità?
Entrambe le cose, il movimento calcistico lucano, sia maschile che femminile è indietro rispetto alle altre regioni, sia per carenza di  strutture, sia per mancanza di entusiasmo, ecco perché è stato necessario l’entusiasmo di Salvatore Caiata e di Maurizio Fontana, hanno avuto il coraggio di puntare sul colore rosa ed hanno vinto, perché non si vince solo pensando al risultato ma anche constatando che oggi abbiamo trentadue tesserate e una macchia di colore rossoblù che si muove in campo accompagnata da tanti sorrisi. Si vince pur perdendo, la cultura sportiva, quella che in tanti decantano,  deve essere insegnata alle nuove generazioni se vogliamo un mondo migliore nello sport e nella società civile.