“Ho intrapreso questo percorso un anno fa grazie al presidente Anselmi. Ho iniziato a seguire il calcio femminile da alcuni mesi andando a vedere alcune gare e poi sono rimasto come dirigente esterno alla società. Quando poi mi è stata offerta la possibilità di allenare queste ragazze ho detto assolutamente sì”. A parlare è il tecnico dell’Arezzo Calcio Femminile Emiliano Testini, intervistato da noi in esclusiva. L’allenatore amaranto ha voluto iniziare questo intervento raccontando il suo arrivo nel calcio femminile. Un matrimonio, quello con la società amaranto, celebrato grazie anche ad un forte entusiasmo e ad una voglia di crescere e di imparare sempre di più da parte dell’ex calciatore di Arezzo e Perugia. Ma anche per dare luce ad uno sport che ha ancora molto da crescere e da offrire: “È il momento di dare il giusto spazio a queste ragazze che fanno sacrifici enormi per giocare, soprattutto nelle serie inferiori – prosegue Testini durante la nostra conversazione telefonica –. Hanno una voglia ed una professionalità unica, e l’Arezzo vuole proseguire questo cammino consentendo loro la possibilità di giocare, di divertirsi e di affrontare la vita nel miglior modo possibile”.

Da dove nasce la scelta di passare dal progetto maschile al femminile dell’Arezzo?
Non conoscevo affatto il calcio femminile e lo dico con molta umiltà. Dopo aver visto e conosciuto le ragazze ho avuto la sensazione che potesse esserci la possibilità di poter contribuire a questo progetto anche in termini di visibilità. Io ero più abituato al mondo maschile avendo giocato vent’anni da professionista. Nel femminile ci sono ancora pochi riferimenti e c’è molto da scoprire.

Come si è trovato ad allenare una squadra di sole ragazze?
La scelta di allenare questo gruppo è partita sempre dall’alto. Il patron ha sempre pensato che io potessi dare qualcosa in più a queste atlete sul campo per via della mia passate esperienza. C’è sintonia e grande coesione, devo ammettere che mi trovo molto bene.

La passata vittoria contro il Pavia sembra lanciarvi alla conquista della categoria. È questo il vostro obiettivo principale?
Credo che questo sia il campionato più difficile che ci potesse capitare. Questo girone è composto da diverse squadre di valore ben organizzate a livello calcistico. È difficile ora dire che ne uscirà vincitore. Di sicuro il Pavia è una società che ha delle ottime individualità, così come lo Spezia, la Solbiatese e la Ternana. Molte di loro ambiscono ad ottenere la vittoria finale del torneo. Noi daremo sempre il massimo ma il campionato è lungo e pieno di insidie. Vincerà chi riuscirà ad essere più costante. Ci saranno senz’altro dei momenti difficili ma alla fine penso che tutto si deciderà in pochi punti sul finale.

C’è qualche calciatrice della sua squadra della quale è rimasto stupito?
Molte di loro lo meriterebbero, per il carattere che hanno, la dedizione che mettono durante gli allenamenti e la passione che trasmettono. Due di loro ci hanno già giocato ottenendo anche ottimi risultati (Giulia Orlandi ed Evelyn Vicchiarello ndr) e dimostrano questa maturità ogni volta che le vedo. Sono molto serie e umili, vengono al campo dopo il lavoro con il sorriso e la stessa voglia delle altre di mettersi in gioco della più giovani. In generale nella mia squadra ci sono diverse ragazze pronte per la Serie A, ma mancherei di rispetto alle altre se facessi i nomi. Penso che ognuna di loro comunque possa raggiungere un alto livello e un mio piccolo desiderio è poter vedere in futuro tutte loro giocare nella massima serie.

Ho notato che lei è riuscito a costruire un gruppo molto coeso…
Spesso le cose nascono per caso ed io sono una persona estremamente sensibile. Bisogna sapere vedere che dall’altra parte c’è qualcuno che parla di tutto con sincerità: delle difficoltà, delle paure, degli ostacoli che la vita ci impone. Tra di noi c’è un rapporto di grandissima stima e rispetto ed ho detto a tutte loro che, qualora ci fossero dei problemi anche a livello personale, io ci sono. Non sono loro padre o il loro fratello maggiore ma quando si tratta di affrontare delle problematiche bisogna sempre essere attenti e disponibili all’ascolto. Ci sono anche dei momenti in cui sono molto duro con loro ma solo quando affrontiamo l’aspetto calcistico e lo sanno. Lo faccio per farle crescere e fare in modo che non trovino difficoltà altrove qualora la loro esperienza qui dovesse terminare. Molte di loro devono crescere, diventare adulte, e se sono preparate per i momenti difficili li supereranno andando avanti con la loro vita. Sono davvero orgoglioso di quello che abbiamo costruito qui. Certo poi ognuna di loro avrà un’idea sul sottoscritto ma l’importante è che capiscano che alla fine faccio tutto per il loro bene.

Cosa si aspetta nel suo futuro?
Per molti anni ho sperato di fare qualcosa di grande con l’Arezzo maschile. Prima del fallimento siamo arrivati praticamente al ridosso della Serie B. Per migliorarsi a volte bisogna fare delle scelte difficili. Entrare in questo mondo che non conoscevo mi ha cambiato. Mi sono rimesso in discussione ed in gioco, e se qualcuno mi dirà in futuro se mi è piaciuto questo passaggio dal maschile al femminile risponderò di sì. Ovvio che arrivare in Serie A sarebbe fantastico ma non importa se sarà quella maschile o quella femminile. Per me il calcio è uno sport identico per ogni genere.

Cosa ne pensa della discriminazione nei confronti delle ragazze che vogliono giocare a calcio?
Su questo aspetto penso che la discriminazione non sia per niente utile all’essere umano, a prescindere dal fatto che sia uomo o donna. Le persone vanno considerate per quello che sono e dev’esserci sempre il rispetto dell’altro. Le ragazze meritano lo stresso trattamento di noi uomini e devono avere la facoltà di poter giocare e divertirsi come succede in ogni sport del mondo. La discriminazione per me è solo un fatto culturale che dobbiamo eliminare per poter vedere le persone per quello che sono – esseri umani. Inoltre dobbiamo aiutarle ad esprimersi al meglio. Ognuno ha il diritto di essere ascoltato e lasciato libero di decidere quale sport gli si addice di più.

E sul tema dell’omosessualità nel calcio femminile cosa ne pensa?
Anche qui rimango dell’idea che ognuno è libero di poter scegliere la vita che vuole. Sui sentimenti non si gioca: tutti devono sentirsi liberi. Nessuno ha inoltre il diritto di poter giudicare l’altro. Il mondo è piano di sfaccettature e io non ritengo giusto si debbano additare gli altri per il loro modo di vivere. Attualmente frequento un ambiente di donne che giocano a calcio e tra di noi c’è grande sintonia. Quello che va al di fuori del campo riguarda la sfera privata delle calciatrici. Non dobbiamo avere difficoltà ad essere noi stessi.

Come vede la crescita del calcio femminile in generale?
Nutro grande fiducia per chi lavora nel mondo dello sport, specie quando ha il compito di renderlo migliore. Questo mondo è in crescita e presto esploderà ma al momento sono i conti economici a preoccupare e non poco. Ci sono troppi costi e pochissimi ricavi. Dovrebbero fare delle valutazioni affinché gli imprenditori che investono tanto denaro inizino a ricavarne qualcosa. Così facendo, i soldi ottenuti possono essere investiti per esempio nella costruzione di nuovi centri sportivi. Attualmente è difficile vivere in questa situazione: avvicinare gli sponsor e costruire un mondo auto sostenibile, specialmente in Serie C, è ancora difficilissimo. Magari nelle categorie maggiori è un po’ più facile e io mi auguro che avvenga anche qui in terza serie. È già difficile poi avvicinare le ragazze al calcio femminile visto che iniziano con grande ritardo a giocare. Servirebbe far crescere le bambine in modo tale che aumenti sia la quantità delle calciatrici presenti sia la qualità del calcio giocato. Spero che vengano trovate soluzioni che permettano investimenti con qualche ritorno in modo tale da consentire un reinvestimento e garantire una crescita del calcio femminile italiano.

L’Arezzo sarà protagonista di una serie televisiva la prossima estate. Vuole dirmi qualcosa al riguardo?
Anche questa è un’idea proveniente dal nostro presidente per dare voce a questo mondo poco conosciuto. Ritengo sia un messaggio molto importante ed un valore che viene dato al movimento: vedere quello che c’è dietro, quello che le ragazze vivono quotidianamente. Sono convinto che quando sarà lanciata su una piattaforma ci sarà tanto di bello da vedere. Quello che avviene prima o dopo una partita, gli allenamenti, il lavoro e lo studio insomma ci sarà molto da raccontare e non posso dire altro per non fare anticipazioni. Sul fronte sportivo la presenza della produzione non sta incidendo sull’andamento delle ragazze e ne sono contento. Sono molto concentrate e non si lasciano distrarre ma anzi, penso che anche loro vogliano farsi conoscere, non solo come calciatrici dell’Arezzo ma in generale come donne, sperando che tutto ciò sia di beneficio a chi verrà dopo di loro.

Credit Photo: Riccardo Mendicino