Riportiamo una bella intervista a Giulia Cotrer ripresa dal sito di Pistoia Sette.

Non c’è un inizio senza una fine e il momento di separarsi, prima o poi, purtroppo arriva, ma chi non c’è più continua a vivere nel ricordo dei propri cari. Chi meglio di Ugo Foscolo, con la sua ‘corrispondenza di amorosi sensi’, riassume questo concetto di immortalità? Ognuno porta con sé e in sé il ricordo di chi ha dovuto salutare, che sia un oggetto, una foto, un profumo o un numero. Proprio quest’ultimo, il 31, è impresso sulla pelle e sulla maglietta di Giulia Cotrer, calciatrice della Pistoiese, che ha scelto di avere vicino a sé sua nonna, calcando i campi da calcio e affrontando le sfide e le gioie della vita insieme, anche se non fisicamente. “Volevo un numero che avesse un significato, che mi rappresentasse e che non fosse una scelta casuale – ha spiegato la ragazza arancione – così ho preso il 31, l’anno di nascita di mia nonna: ogni volta che scendo in campo lei è con me. Quando ero piccola mi veniva a prendere a scuola e mi portava agli allenamenti di calcio, è stata la persona che mi ha cresciuto”.

La passione per il mondo del pallone ha sempre fatto parte della vita di Giulia, la quale ha avuto fin da subito le idee ben chiare in merito: “quando avevo appena sei anni – ha raccontato – ho detto a mia mamma: ‘o gioco a calcio o non faccio nient’altro’ e così ho iniziato questa avventura”. Ma l’innocenza di una bambina si è poi scontrata con la realtà del mondo degli adulti, in cui spesso i sogni sono difficili da raggiungere, soprattutto se ci si trova ad essere una donna in una dimensione cucita a misura di uomo e ancora ritenuta tale. La risposta della giovane arancione alla domanda ‘vuoi che il calcio diventi la tua professione?’ è indicativa del fatto che sia ancora lunga la strada verso una piena parità fra calcio maschile e calcio femminile. “Gioco per passione, ma qualche anno fa avrei voluto che diventasse il mio lavoro – ha spiegato – ad ora non posso pretendere di farne una professione perché mi rendo conto che purtroppo in Italia questo sport, a livello femminile, non è sviluppato come negli altri Stati. Adesso, per la prima volta, ho scelto lo studio al calcio e mi sto focalizzando sull’Università; mi piacerebbe far combaciare le due cose: in base al lavoro che troverò, valuterò e deciderò a quale livello giocare”. È innegabile che in questo settore ci siano differenze di trattamento fra uomo e donna, ad esempio “nel maschile gli stipendi sono molto alti – ha detto la ragazza arancione – nel femminile invece sono bassi o quasi nulli e questo non è giusto. Ci mettiamo il triplo della passione per neanche un quarto dei soldi; parte del problema dipende anche dal poco contorno che hanno le calciatrici”.

Giulia vanta una carriera nel mondo del pallone di tutto rispetto, avendo militato anche nella massima serie. “Ho iniziato il mio percorso calcistico a sei anni circa con il Tavagnacco maschile – ha raccontato la ragazza di Udine, classe 1999 – praticavo anche nuoto una volta a settimana e la domenica avevo il corso di sci. Mi sono trovata molto bene con i maschietti del mio anno e, al momento del cambio obbligatorio, non volevo andare con le ragazze perché notavo un livello troppo diverso dal mio. Alla fine, mi hanno convinto facendomi giocare con le femmine classe 1997, ma è stato un brutto colpo lasciare i miei compagni, mi sentivo una di loro e anche loro erano dispiaciuti”. Gli anni passano e Giulia diviene parte della rosa della prima squadra del Tavagnacco, giocando quindi il suo primo campionato di Serie A, poi la chiamata dall’Empoli: “a 19 anni, finita la maturità, sono partita da casa per andare nella città toscana a giocare a calcio – ha proseguito – qui sono stata dal 2018 al 2020, prima in Serie B e poi in Serie A. In questo periodo, visto l’impegno elevato, ho messo in pausa i miei studi di Scienze Motorie. Successivamente sono stata al Cesena, poi Filecchio e infine Pistoiese: ho preso la decisione di scendere di categoria per terminare l’Università. Nonostante le numerose e migliori proposte che mi sono state fatte, quest’anno ho deciso di non fare una scelta calcistica, lasciando da parte questo mondo e prediligendo gli studi, vista anche la vicinanza tra Pistoia e l’Università di Firenze”.

Adesso l’Orsetta vive con Alexia Zanini, coinquilina e compagna di squadra; “la nostalgia di casa c’è – ha raccontato Cotrer – sono molto legata alla mia famiglia, ma non ho mai sentito troppo la mancanza, anche perché ho sempre trovato realtà che mi hanno fatto sentire a casa. Vado a visitare i miei cari, ma poi voglio tornare in Toscana, regione di cui sono innamorata e in cui ho anche trovato un ragazzo”. Giulia ha sempre trovato nei genitori un valido supporto alla propria scelta di giocare a calcio, “mi hanno sempre sostenuto – ha sottolineato – mio papà ha giocato a calcio e da piccola andavo a vedere le sue partite, inoltre mi allenava e mi dava consigli, come ad esempio quello di utilizzare entrambe i piedi. Ho sempre avuto la passione per questo sport, come testimonia il mio abbonamento allo stadio”. Ma anche le amicizie sono una parte importante e fondamentale nella vita dell’arancione: “ho molti contatti sparsi in varie città o per il calcio o per lo studio, motivo per cui non avverto un’eccessiva esigenza di tornare a Udine – ha spiegato Giulia – la mia migliore amica, Chiara Cecotti, gioca nel Como ed è distante anche lei. È stata l’unica che mi ha sempre sostenuto, appoggiato e detto le cose come le pensava; abbiamo anche fatto un tatuaggio insieme: il simbolo dell’infinito”. Anche i legami stretti in terra toscana si sono rivelati altrettanto solidi e sinceri: “sono stata ferma alcune partite – ha spiegato – perché mi è venuta una tendinopatia che mi ha costretto al riposo e alla terapia, per fortuna ho avuto vicino persone che mi hanno aiutato: le ragazze della squadra e il mio ragazzo in primis. Domenica sono entrata dieci minuti in campo, ma sento ancora un po’ fastidio e anche a livello di fiato ho perso il ritmo. Ce l’ho messa tutta per tornare il prima possibile a giocare: sono una ragazza abbastanza determinata e cocciuta, anche se allo stesso tempo molto fragile”.

Ma a quale modello si ispira Giulia? “Non ho un giocatore di riferimento in particolare, guardo principalmente i calciatori che ricoprono il mio ruolo; sono centrocampista e me la cavo bene con entrambi i piedi: mio papà mi ha sempre insegnato a usare anche il sinistro”. Al tifo per la squadra della città, l’Udinese, di cui ha l’abbonamento in curva nord, si unisce anche quello per l’Inter, “verso cui ho sempre avuto una passione innata, che nessuno mi ha trasmesso. Quando queste due squadre si sfidano mi rifiuto di guardare la partita, ci sto male”. Ma Giulia, oltre alla squadra della sua città, porta nel cuore Udine anche per un altro aspetto: “amo il mare, la mia meta preferita per divertirmi è Lignano Sabbiadoro, dove vado in spiaggia a giocare tutto il giorno a calcio con i miei cugini”. Anche il lato gastronomico regna nel palato, più che nel cuore, dell’arancione, soprattutto “la gubana, un dolce particolare, fatto con uvette, noci e mandorle”.

Credit Photo: Pistoia Sette